Cari lettori di Zona Wrestling, sono trascorsi diversi mesi dall'ultimo articolo che ho pubblicato su questo sito (rubrica di NXT sul Magazine a parte), non tanto a causa delle numerose ore di studio che hanno caratterizzato la mia seconda estate universitaria (sia pur intervallate da sacrosante uscite serali), quanto per l'assenza di un argomento che mi ispirasse a buttare giù un pezzo spontaneo.

 

D'altronde, se vi è mai capitato di dare un'occhiata fugace ad uno dei miei precedenti articoli, avrete notato, probabilmente, che il wrestling, per me, non sia soltanto un divertimento e una passione, ma anche una copiosa fonte di riflessioni personali di carattere sociale, più o meno attuali e/o interessanti; del resto, esso è pur sempre una forma di intrattenimento che, in quanto tale, non può far altro che riflettere quella che è l'attuale società, le problematiche che la attraversano e, più in generale, i connotati e le dinamiche che la caratterizzano. E' proprio per questo motivo che, ascoltando il promo tenuto da Seth Rollins in occasione dell'ultima puntata di Smackdown, ho fatto i salti di gioia dinanzi agli innumerevoli spunti di discussione che mi ha offerto e che cercherò di sviluppare in questa sede.

Entrando nel merito, Mr. Money In The Bank, in reazione ai cori “You Sold Out!” che, a partire dall'inaspettato tradimento ai danni dello Shield (con annesso ingresso nelle grazie dell'Authority), accompagnano tradizionalmente, ormai, ogni suo ingresso sul ring, ha deciso di sfogarsi con gli spettatori presenti nell'arena. Il fu “architect” degli Hounds Of Justice, infatti, non ha esitato ad ammettere di aver venuto l'anima al diavolo; tuttavia, egli ha avuto altresì il coraggio di non cercare di difendere le proprie azioni con deboli giustificazioni e scusanti poco convincenti mettendo, invece, in piedi un discorso, a mio parere, particolarmente profondo e attuale. Parafrasando le parole pronunciate dall'ex WWE Tag Team Champion, fin quando si è circondati e protetti dalle sicure “mura” ideali dell'infanzia, prima, e dell'adolescenza, poi, e da quelle fisiche e tangibili della dimora familiare e della scuola, si viene educati con certi principi morali, quali l'onestà, il rispetto, la lealtà, la sincerità che, oltre ad essere trasmessi, giustamente, dai nostri genitori, vengono portati sugli scudi anche da certe figure istituzionali dinanzi alle telecamere o alle piazze; non ci sarebbe nulla di male in tutto ciò, se non fosse per il fatto che, non di rado, tali valori vengano impunemente violati proprio dagli stessi rappresentanti delle istituzioni che vanno in giro professandoli ipocritamente.

Di fronte all'intensificarsi dei cori del pubblico, poi, lo sfogo di Seth Rollins si trasforma, dapprima, in un appello all'onestà intellettuale dei presenti, i quali vengono invitati a prendere consapevolezza del fatto che, una volta cresciuti e costretti a fare i conti con la vita reale, con i valori non ci si pagano le bollette, le tasse né, tantomeno, servono per portare il pane a casa e, successivamente, in una vera e propria provocazione ad ammettere che ognuno di essi in realtà, non esiterebbe a vendere i genitori, gli amici,e persino la propria stessa anima, pur di raccogliere una ghiotta occasione improvvisamente materializzatasi di fronte ai loro occhi. E non è forse vero che, spesso e volentieri, presunti paladini della giustizia, dell'onestà, della moralità e di tanti altri bellissimi principi, abbiano rinnegato quanto predicato fino ad un attimo prima di fronte ad un'importante opportunità di carriera o di altro genere?

Seth Rollins, allora, giunge all'amara conclusione che, se si vuole realmente raggiungere certi traguardi, vendersi al potente sia la cosa migliore da fare; d'altronde, in una società malvagia dove nessuno,“amici” compresi, si fa scrupoli nel pugnalare gli altri alle spalle per ottenere un vantaggio egoistico (homo homini lupus, diceva Hobbes), è forse giusto convenire che prevenire sia meglio che curare. In fondo, per quanto ne sappiamo, Rollins potrebbe aver soltanto battuto sul tempo uno dei suoi ex compagni dello Shield e, guardando a ciò che egli ha ottenuto in seguito al tradimento ai loro danni, ossia il Money In The Bank, con annessa probabilità elevatissima di vincere il WWE World Heavyweight Championship, nonché la costante protezione da parte di uno squadrone pronto a togliergli le castagne dal fuoco ogni volta che ciò si renda necessario (con buona pace di Kane, Randy Orton e del resto dell'Authority), risulta difficile biasimare la sua scelta.

Certo, le azioni del cosiddetto “venduto” potrebbero far sì che i sensi di colpa tormentino la sua coscienza senza soluzione di continuità per molto tempo a venire, magari per il resto dei suoi giorni, oltre che attirargli le ire e le antipatie del contesto sociale in cui è inserito o dell'intera collettività, qualora si tratti di un soggetto dalla costante esposizione mediatica (il che è provato dai continui fischi ricevuti da Seth Rollins).

Ma cosa si cela dietro l'antipatia, l'ira e persino lo sdegno altrui?

Una reale disgusto interiore cagionato dalla violazione di certi valori universali, oppure si tratta di un falso turbamento il quale si limita a celare, in maniera bigotta e perbenista, l'invidia per la fama, il denaro e, in generale, i risultati ottenuti da chi ha dimostrato, in maniera schietta e sincera (per quanto deplorevole), di essere disposto a tutto pur di conseguire determinati obiettivi? Ahimè, temo che sia quest'ultima la situazione più verosimile, con i presunti “indignati” i quali, in realtà, non sono altro che rosiconi i quali rimpiangono di non aver compiuto un'azione che, internamente, condividono o che avrebbero voluto fare anch'essi, ma che non hanno portato a compimento soltanto perché privi del necessario coraggio. E' proprio questa una delle più evidenti contraddizioni della nostra attuale società: la stragrande maggioranza di chi rivendica il rispetto di certi principi lo fa soltanto per ragioni effimere e puramente personali (moda, popolarità, consenso, opportunità) e non per un'interna reale convinzione di carattere morale, kantianamente intesa e, quindi, libera e autonoma.

Alla luce di tale considerazione, conviene ancora portare avanti certi valori? Badate bene, per portare avanti non intendo prendere la parola durante seminari, processioni o, più semplicemente, dinanzi a chiunque ascolti, e pronunciare frasi di circostanza in determinate occasioni particolari, bensì metterli in pratica nella vita di ogni giorno, partendo dalle piccole cose, anche a costo di trovarsi da soli contro tutti.

Sotto questo profilo, la storia ci insegna che i pochi uomini che, eroicamente, si sono battuti per dare attuazione concreta a certi principi meravigliosi siano stati colpevolmente isolati, non tanto dal popolo, quanto da quelle istituzioni che, con tanta ipocrisia, fingevano e, tutt'ora, continuano a fingere di essere dalla loro stessa parte e di condividerne i valori.

Una volta raggiunta la consapevolezza di ciò, il confine tra “buoni” e “cattivi” diviene così labile da non potere più distinguere chi stia da una parte e chi dall'altra.

E allora mi chiedo, perché mai fischiare Seth Rollins e dargli del venduto? In fondo, ha soltanto deciso di non farsi scappare l'occasione della vita, quella di diventare il futuro volto della WWE, una prospettiva sicuramente più allettante rispetto a quella di essere costantemente coinvolto in una logorante guerra con i poteri forti della compagnia, distante anni luce dal giro titolato e dalla vetta della federazione. E quanti sono i Seth Rollins del mondo reale che, pur avendo rinnegato i propri principi, in maniera più o meno palese, in realtà hanno solo raccolto l'opportunità di realizzare i propri obiettivi? In una società basata sull'avere e sull'apparire, invece che sull'essere, come si fa ad avere la certezza che questi soggetti siano davvero peggiori di chi li professa falsamente salvo poi disattenderli non appena si presenta l'occasione?

E' chiaro che, in realtà, in entrambi i casi, ci sia ben poco di cui rallegrarsi; sarebbe auspicabile, piuttosto, una rivoluzione morale in grado di far sì che certi valori tornino ad essere connaturati all'essere umano, in modo tale che la società non abbia bisogno di falsi predicatori e che nessuno sia mai tentato di tradirli per ragioni meramente materiali. Ma poiché non esistono personaggi come Bray Wyatt (o, se esistono, sono delle mosche bianche isolate ed emarginate), uno scenario del genere è pura utopia e la perfezione non farà mai parte di questo mondo, nel quale l'occasione fa, e farà sempre l'uomo ladro; perciò, con una buona dose di pragmatismo, l'unica cosa che resta possibile è sviluppare uno spiccato senso critico che, da un lato, porti a interrogarsi sulle ragioni di chi si è “venduto”, magari perché impossibilitato a rifiutare una chance irripetibile (professionale, ad esempio), in una società dove la meritocrazia è continuamente calpestata, insieme agli altri valori di cui sopra, e che, dall'altro lato, consenta di smascherare i bugiardi, cioè di comprendere se chi professa certi valori ci creda veramente o lo faccia per conformismo e solo per il proprio tornaconto personale.

A questo punto, di fronte alle azioni di un Seth Rollins, la domanda da porsi è: Sell out or cash in? In altre parole, chi scambia le proprie convinzioni interiori per un'opportunità di successo va visto come un venduto o come una persona che, suo malgrado, ha incassato un'occasione “once in a lifetime”?

Personalmente, non credo di avere la saggezza sufficiente per potervi dare una risposta definitiva; tuttavia, posso lasciarvi con un monito: prima di dare del “venduto” al Rollins di turno, prima di prendere per buone le prediche di qualche “eroe senza macchia” e, più in generale, prima di formulare giudizi affrettati su persone e situazioni che sembrano essere in una certa maniera, fermatevi un attimo; dopodiché, squarciate il velo di Maya in modo tale da andare oltre le apparenze e cogliere, così, la vera natura delle persone e delle cose o, quantomeno, cercate di costruirvi idee personali che siano il più possibile autonome e scevre da qualsivoglia condizionamento, soprattutto se proveniente da un certo tipo di (dis-)informazione di massa che si diverte a dividere in “buoni” e “cattivi”, a creare “eroi” e “mostri” solo in base a precise direttive provenienti dall'alto, senza un minimo straccio di fondamento morale.

 

ChristiaNexus