Ci pensa mai nessuno agli arbitri?
Quando state guardando un match di wrestling, magari quando vi state rivedendo per la decima volta uno dei vostri match preferiti, vi soffermate mai sull’arbitro? Probabilmente no, o magari sì, magari quando viene coinvolto in un ref bumb, ma generalmente all’arbitro non si fa caso; ed è normale che sia così, perché l’arbitro questo deve fare, essere invisibile, anche se è, a tutti gli effetti, il terzo uomo nel ring
E l’arbitro si fa un coolo così
Potrà sembrare facile: stai lì, in un angolo, quando c’è una mossa ti accucci, conti, in genere fino a due, poi fino a tre ed è finita lì. Col catzo
L’arbitro deve pensare a tutto e se fa male il suo lavoro l’intera credibilità del match se ne va a peripatetiche. Tanto per cominciare deve stare abbastanza vicino ai wrestler per controllarne i movimenti, ma allo stesso tempo non deve stare in mezzo alle scatole, o peggio in mezzo all’inquadratura. E già qui io che ho la coordinazione di un bradipo ubriaco avrei dei grossi problemi.
L’arbitro vigila sui wrestler, controlla che tutto proceda bene, funge da comunicatore tra i due avversari, da’ le indicazioni, inoltre in caso di possibile infortunio deve agire tempestivamente per fermare l’incontro, il tutto mantenendo sempre quell’aura di credibilità per cui tu spettatore accetti di credere che tutto ciò che stai guardando sia reale. Anche per questo motivo, un arbitro deve contare i pin alla perfezione, non apparire svogliato perché tanto siamo all’inizio di un match quindi figurati se uno si fa schienare adesso, né arrestarsi nel bel mezzo di un conteggio perché il wrestler non ha fatto kickout. Tu conti, se quello non alza le spalle sono cavoli suoi.
Le interazioni, grandi o piccole, che i wrestler hanno con gli arbitri durante un match possono fare la differenza, anche se forse inconsciamente non ce ne accorgiamo. Per noi spettatori magari cambia poco, ma per un wrestler sapere di poter contare su un arbitro è fondamentale. Sapere di avere un aiuto sempre pronto in caso di bisogno ti mette nella condizione di salire sul ring un po’ più sicuro di te, magari poco, ma vi assicuro che fa la differenza.
Per questo, per tutti questi motivi, quando ad arbitrare un match era Drake Wuertz, istintivamente pensavo che avrei assistito a un grande incontro. Si vedeva che Wuertz sul ring ci sapeva fare, eccome, e non pensiate che sia solo per il suo passato da wrestler, perché non pensiate che ogni wrestler sia in grado di fare anche l’arbitro, proprio no. Ricordo di aver letto varie interviste di lottatori WWE, anzi, di lottatrici, in cui affermavano di sentirsi molto più sicure se ad arbitrare era Drake; infatti, se ci fate caso, spesso nei match femminili più importanti era proprio Wuertz ad arbitrare.
Posso immaginare il bisogno di sicurezza che sentissero queste atlete: Wuertz ha iniziato a lavorare per la WWE nel 2014, beccandosi in pieno la Women’s Revolution che, ricordiamolo, è partita proprio da NXT. Il livello richiesto alle atlete si stava alzando, le occasioni aumentavano, ma aumentava anche la pressione, la paura di non essere all’altezza; in un periodo del genere una persona su cui poter contare in tutto e per tutto dev’essere stata una manna dal cielo.
Per questo, quando Wuertz è stato licenziato, quando è venuto fuori che fosse una personcina discutibile, ci sono rimasta male. Quando stimi qualcuno sei portato a pensare che sia esente da difetti, o meglio, non ci pensi: quando lo vedi svolgere il lavoro per cui lo stimi, l’arbitro in questo caso, non stai certo a pensare come possa essere dietro le quinte, non t’importano le sue idee politiche, le sue convinzioni religiose, la sua visione del mondo; ti limiti a stimarlo unicamente per ciò che fa. Però, inconsciamente, dai quasi per scontato che sia una persona a posto. Perciò, anche se non dovrebbe importarmene nulla, anche se mi ripeto che quel che conta è che sapesse fare l’arbitro, mi girano le scatole, molto, mi girano alquanto.
Perciò scrivo, perciò spendo due righe per ricordare a chi mi leggerà quanto sia importante il ruolo degli arbitri, quanto siano parte attiva di un match, quanto possano fare la differenza per gli atleti. Due parole per ringraziarli del loro lavoro, tutti, anche quando un singolo nome, un po’, ti ferisce.