NXT ultimamente brilla di una luce particolarmente forte, in considerazione della massiccia presenza di talenti consolidati oppure nuova linfa fresca, capace di ravvivare uno show giá eccellente di per se. La godibilitá di NXT, figlia in primis della durata “giusta” e del corretto focus posto sui personaggi su cui ciclicamente si decide di puntare, passa dunque soprattutto dai suoi protagonisti, dalla loro gestione, dall’espressione e dalla trasposizione del loro talento in ring e fuori dal ring. In questo editoriale, mi soffermero’ su uno dei miei wrestler preferiti, ossia the “One and Only” Ricochet.

 

Cosa rende un wrestler speciale? Qual’è quell’elemento, generalmente identificato come IT factor, capace di trasformare qualcosa di buono in qualcosa di eccellente e di sublimare il bello?

La risposta non è mai univoca. Vi sono varie linee di connessione tra i lottatori ed il pubblico, che possono passare dalle gambe, dalle braccia, dalla bocca, dallo sguardo. L’essenziale è che la connessione vi sia, che vi sia sempre un fil rouge tra azione e reazione: talenti come EC3 e The Miz riescono maggiormente a connettere con il microfono in mano, mentre altri lottatori come Seth Rollins, Bálor ed AJ Styles riescono a creare un ponte “bell to bell”. Vi sono poi eccezioni in grado di connettere con la loro sola presenza scenica (Lesnar, Alistair Black, The Rock, Stone Cold, Undertaker) senza la necessitá di parlare o di muoversi, ed infine i cosiddetti “full package”, talenti straordinari e rarissimi, in grado di eccellere in qualunque ambito e di connettere su tutti i livelli, come Cena, Bryan, CM Punk, Angle ed HBK. Ricochet rientra nella seconda categoria, ma non è da escludere che possa almeno parzialmente trascendere nella terza.

Piccola ammissione di colpa. Per una questione di occhio abituato a certi valori produttivi, talvolta fatico a seguire determinati show nonostante vi siano talenti di livello e nonostante vi siano match a 5 stelle con protagonisti di valore assoluto. In virtu´di questo occhio “viziato”, la prima volta che sono stato esposto a Ricochet è stato nelle vesti di Prince Puma, a Lucha Undeground. Fui letteralmente mesmerizzato.

La sua agilitá è ovviamente qualcosa di assolutamente non comune, ed è la primissima cosa che balza all’occhio. Ma non è solo agilitá, è qualcosa di piu´. Il controllo che Ricochet ha sul suo corpo, sugli atterraggi, la leggerezza con cui muove quasi 90 kg sono qualcosa di quasi irreale: guardandolo lottare ho provato la stessa sensazione di incredulitá che provai la prima volta che vidi lottare Rey Mysterio. Per rendere credibile questo stile cosi´legato allo spot, in un contesto come quello del wrestling giá di per se poco credibile per certi meccanismi che vanno contro la fisica e la logica gravitazionale, non bisogna essere molto bravi: bisogna essere quasi perfetti. E Ricochet riesce quasi ad esserlo.

I suoi match contro Mil Muertes sono tra gli incontri maggiormente appassionanti che io abbia mai visto per intensitá e storia raccontata: lo stile del suo antagonista ha messo in risalto non solo la sua straordinaria capacitá atletica, ma anche un’abilitá di storytelling assolutamente rimarchevole. I suoi match non sono semplicemente un assemblaggio di spot senza capo ne coda, bensi´gli spot maggiormente eclatanti sono riservati per alcuni momenti topici di alcuni determinati match. Basti raffrontare gli incontri fatti contro Mil Muertes rispetto a quelli (sempre eccezionali) fatti contro Johnny Mundo: i primi sono decisamente di un livello diverso, nonostante il fatto che questi ultimi siano effettuati con un worker decisamente di un livello diverso rispetto a Mil. La causa va ricercata proprio nello storytelling e nella complementarietá di stili, ma anche nella necessitá di Ricochet di dover rallentare in alcuni momenti, lasciando decantare una storia che, a volte, necessita proprio di pause di gestione e digestione.

Ad NXT abbiamo visto ancora poco, ma quel poco che si è visto sembra promettere bene. Il ruolo che Ricochet dovrá ritagliarsi non potrá essere nulla meno del main event, ed una volta approdato nel main roster, se gestito al meglio, potrebbe davvero essere un elemento fondamentale in chiave presente e futura. Microfonicamente non parliamo di certo di CM Punk, ma potrebbe tranquillamente ambire ad un Seth Rollins-level fatto di decente recitazione di battute scritte e memorizzate: basterebbe questo livello minimo di accettabilitá per creare in modo ancora piu´forte quella connessione di cui parlavamo all’inizio dell’articolo.

Ditemi la vostra in merito a questo performer: la WWE saprá gestirlo come merita o per lui c’è il rischio che possano aprirsi gli abissi del midcard o, ancor peggio, di 205 live?

…stay frosty.