Il treno rallentò piano e blocco le pesanti ruote in un binario arrivato alla fine della sua corsa. L’aria sapeva di libertà, seppur apparente, in quel tempo cosi cupo per un giovane militare. Il servizio di leva, negli Stati Uniti come in tutto il mondo, era un obbligo di detenzione legalizzata, senza aver commesso nessun reato, senza nessuna colpa. Addirittura rischiavi di essere mandato al macello, in quegli anni a cavallo fra il secondo conflitto mondiale ed il Vietnam. Per questo tornare a casa ed al lavoro che muove i più grandi desideri era un motivo di gioia. Ogni secondo d’ aria era da respirare profondamente prima di dover tornare a vestire la divisa ed impugnare il fucile.
2 mesi. Questo era il permesso che un giovane, ma già famosissimo Lou Thesz, aveva accumulato. Per questo i Promoter di tutta la zona stavano facendo carte false per cercare di accaparrarselo per i loro Show, magari più di uno. Uno dei signori che aveva avuto la fortuna di agganciare il buon Thesz si trovava in Kentucky, più precisamente a Louisville. E fu proprio nei pressi di Louisville che il treno si fermò lasciando in una piccola stazione, dove già il buio la faceva da padrone, Lou Thesz.
Lou aveva un appuntamento quel giorno, lo aspettava una macchina che lo avrebbe portato dritto al palazzetto nel quale avrebbe messo in scena il suo Match. Ad aspettarlo in quella macchina c’era un altro campione. Un altro pilastro del Pro Wrestling americano. Uno che quella sera, proprio come Thesz, sarebbe salito sul quadrato a Luoisville, Kentucky, per far divertire i fan e far guadagnare un sacco di quattrini al Promoter che li aveva ingaggiati. Quel lottatore si chiamava Buddy Rogers.
La cosa che ancora non ho detto, e che quei due, quella notte, avrebbero combattuto l’uno contro l’altro.
Non è una cosa strana che due lottatori, seppur avversari, viaggino insieme per raggiungere le località dei loro incontri e dei loro spettacoli. In questo caso la cosa capitava a pennello, innanzitutto perché Lou Thesz non avrebbe avuto altro modo di raggiungere l’arena, secondariamente, ma non troppo, perché in quel tempo passato in macchina avrebbero potuto parlare del loro Match, di come impostarlo, di come vendersi al pubblico, fino alla giusta fine, ovvero la vittoria di Buddy Rogers, dato che non avrebbe avuto senso dare una vittoria ad un Lou Thesz ancora legato al governo degli Stati Uniti ed alle sue manie di belligeranza.
Tutto procedeva bene, tutto era stabile ed amichevole. Dopo qualche km però, successe qualcosa che incrinò il rapporto idilliaco che fino a quel momento c’era stato. Buddy Rogers infatti, cominciò piano, tastando il terreno, ma finì chiaro e deciso, un discorso per il quale Lou Thesz ebbe non poco da ridire. Rogers infatti, sosteneva che un Sold Out come quello che avrebbero fatto quella sera sarebbe stato tutto merito loro, e non era affatto giusto dover dividere parte dei loro guadagni con un terzo protagonista. Fin qui tutto bene, Thesz era d’accordo, anche perché non vedeva come un terzo protagonista avrebbe potuto prendere parte alla contesa, all’epoca infatti, i Triple Threat Match non si vedevano ancora. Il problema divenne grande quando Buddy Rogers rivelò a Thesz che il terzo membro in questione era un arbitro speciale. Un arbitro speciale che si chiama Ed Lewis.
Ed Lewis era una leggenda del movimento, uno che aveva aperto i canali anche ai due che in questo momento viaggiavano insieme verso uno spettacolo che non ci sarebbe mai stato se non fosse per gente come lui. Ma non solo, Ed Lewis era anche il principale allenatore, maestro e mentore di Lou Thesz. Dopo una sfuriata contro Buddy Rogers quindi, che se la sentissimo oggi sembrerebbe un promo Face in piena regola, anche se a telecamere spente, Lou Thesz non rivolse più la parola al collega, che dal canto suo cercava di giustificarsi in qualche maniera senza però ottenere mai risposta.
Si arrivò all’arena. I due entrarono con delle facce abbastanza buie nel Backstage e senza dare il tempo a nessuno di salutarli. Lou Thesz chiese ed ottenne un colloquio al padrone di casa, Promoter di quella sera. La sua richiesta era una: vittoria. Lou Thesz doveva lavare l’onta dell’affronto di un irrispettoso Buddy Rogers e per questo chiese di poter portare le sue spalle al tappeto quella sera.
Gli affari sono affari però, e quel Promoter sapeva bene che la settimana dopo, il mese dopo, e magari un anno dopo, quando Lou Thesz ancora era legato alla catena militare, lui avrebbe dovuto fare affidamento soprattutto su Buddy Rogers, per questo era abbastanza restio ad accettare la sua richiesta, anche perché avrebbe saputo che poi dall’altra parte avrebbe trovato un altro muro, rimbalzando quindi come una palla matta. Ci fu una discussione, e non arrivando ad un accordo il promoter decise: Draw.
Lou Thesz capì le ragioni del Promoter ed accettò di non vincere accettando però allo stesso tempo di non perdere. Buddy Rogers, ancora amareggiato per l’accaduto, non ebbe troppe obbiezioni e si arrivò quindi all’accordo delle parti. Nel Main Event ci sarebbe stato un pareggio..
..e cosi fu.
Buddy Rogers e Lou Thesz quella sera pareggiarono, ma non fu abbastanza per Thesz. Da quel giorno, ogni incontro che combatté contro Buddy Rogers fu o vinto da lui oppure pareggiato. Non gli diede mai più il piacere e l’onore di sconfiggerlo, perché troppo grave era stato l’affronto. Troppo arrogante il pensiero di un giovane lottatore che non aveva rispetto per uno dei grandi maestri della disciplina adesso in difficoltà. Troppo era stato il vergognoso coraggio di tirare in ballo una manciata di soldi cercando di barattarla per l’onore dell’uomo che insieme ad altri, aveva dato i natali al lavoro che oggi gli permetteva una bella vita ed una grande fama.
Baddy Rogers si trovò davanti un uomo vero, che gli dimostrò non solo di avere un profondo rispetto per il suo maestro, ma gli sbatté anche in faccia una verità dura e cruda: la sua inferiorità umana. Buddy Rogers, lo stesso che anni dopo diventerà campione del mondo, il primo, della World Wide Wrestling Federation, e che costringerà Bruno Sammartino a minacciarlo di spezzargli la schiena durante l’incontro nel quale l’italiano vincerà il suo primo titolo WWWF, facendolo perdere in pochi secondi.
A Buddy Rogers, che rimane un grandissimo campione, prima Lou Thesz e poi Bruno Sammartino insegnarono il rispetto, prima verso un grande uomo, grazie al quale lui viveva e combatteva, poi verso l’intero movimento, verso la vita, perché certe volte, certe cose, devono essere fatte nel momento in cui devono essere fatte, e non ci sono parole in più. E lo capì Buddy, lo capì bene. Perché quel giorno quando cedette a Bruno Sammartino, poté uscire dal Ring sulle sue gambe. Pochi secondi in più e la sua arroganza gli sarebbe costata un prezzo molto più alto.