La AEW sta riuscendo nell’impresa improba di offrire, grazie alla creatività di molti dei protagonisti coinvolti, un prodotto dal livello di intrattenimento comunque superiore rispetto a quanto potrebbe essere legittimo aspettarsi viste le circostanze. Match di ottima fattura con commento tutto sommato simpatico, sviluppo delle storyline piuttosto lineare e creazione di alcuni segmenti divertenti come quelli con Matt Hardy. Eppure c’è una cosa che proprio non mi convince.
11-12 anni fa il wrestling nordamericano viveva un momento florido grazie non solo alla WWE ma anche alla TNA, nel suo periodo di massimo splendore. Quando non aveva velleità di tipo competitivo con il mastodonte di McMahon, la federazione di Dixie Carter all’epoca offriva uno show imperniato su wrestling femminile, tag team e soprattutto X-Division e la cosa più bella in assoluto era il centellinare l’utilizzo di atleti ex WWE in modo sapiente e mirato: Christian ha vissuto il periodo migliore della sua carriera proprio in TNA ad esempio, Kurt Angle nonostante la miriade di problemi che all’epoca reggeva sulle sue spalle in ring era il miglior talento in circolazione per distacco e Gail Kim era la miglior wrestler sul mercato, almeno se parliamo di nordamerica. Pochi midcarder come Rhino comunque usati con il contagocce, con lo show retto da Sting (ex WCW emblema del rifiuto categorico di conformarsi alla WWE), Joe, Styles, i Motor City Machineguns, Beer Money e chiu più ne ha più ne metta. Poi l’arrivo graduale di Hardy, Foley, Nash, Booker T: tutta gente di esperienza ma (a parte Hardy) mai posta in primissimo piano ed utilizzata più che altro per mandare over talenti “fatti in casa”. Poi arrivò il 2010.
Hogan e Bishoff portano una vera e propria ondata di talenti ex WWE, anche piuttosto “datati”, posti in una posizione di prominenza rispetto a talenti definiti come “originals” della TNA: Val Venis che va over contro Cristopher Daniels in uno dei match peggiori della carriera di quest’ultimo è un’immagine che nemmeno l’Amuchina può detergere. Ad ogni buon conto la storia la conoscete bene: quello fu l’inizio della fine della TNA, che poco apprese dalle lezioni severissime impartite alla WCW dalla storia e che ha ripetuto in modo consapevole ed abbastanza ottuso. Quando parliamo di TNA per me è croce e delizia, in quanto penso che non vi sia mai stata una persona più stupida della Carter a capo di una Federazione di Wrestling con un contratto televisivo di livello. Ricordiamo, per dirne una, che l’accordo TV con Spike venne meno (per me quello fu l’ultimo chiodo sulla bara della TNA come la conoscevamo tutti) perché la stessa Carter appose la corona di booker ombra sul capo di Vince Russo, persona non grata
per l’emittente televisivo come noto a tutti all’epoca dei fatti: quando la notizia venne fuori (perché oltre che scorretti, in TNA erano anche fessi) Spike decise di tagliare subito i ponti.La AEW non somiglia alla TNA di quei tempi, neanche lontanamente: Tony Khan ha un contatto con il pubblico ed il prodotto wrestling decisamente su di un altro livello rispetto alla Carter ed il pool di VP esecutivi mi sembra di primissimo taglio, eccezion fatta per Brandy che evidentemente non ha saputo fornire grande apporto per l’acquisizione e la gestione di talenti femminili del roster (l’unica divisione davvero insufficiente della AEW, e chi dice il contrario mente spudoratamente). Tuttavia le puntate recenti hanno messo in luce un malcostume ricorrente, ed in modo palese anche la neonata federazione ha dimostrato di avere scarsa memoria del passato recente.
Due settimane fa abbiamo assistito all’esordio di due nuovi personaggi, “The Exalted One” Brodie Lee (ei fu Luke Harper) e Matt Hardy, nella sua reinterpretazione del personaggio broken questa volta abitato da un essere di 3000 anni, tale Damascus. Non proprio una reinvenzione del character ma una forzatura narrativa, diciamola tutta. Ad ogni buon conto, questi due wrestler per quanto eccellenti oltre ad essere reduci da anni di midcarding in WWE non possono certo essere definiti come futuribili in senso stretto, avendo nell’ordine 40 e 45 anni. Ed entrambi, senza neanche un minimo di percorso riabilitativo della propria immagine, sono stati messi in due posizioni decisamente di prominenza rispetto, che so, ad un Luchasaurus, un Pentagon o un Kip Sabian qualsiasi.
A questo aggiungiamo che a questi due non verdissimi midcarder ex WWE (non dico che lo siano come valore assoluto ma come percezione attuale) la AEW sta per pushare in modo prepotente Lance Archer (42 anni, anch’egli ex WWE), ha nel suo roster Shawn Spears (ex midcarder WWE, 39 anni), Jake Hager (uno dei pochissimi casi nella storia di Campione midcarder, 38 anni), Dustin Rhodes (50 anni), il top heel della Federazione è Jericho che, sia tenuto in gloria, ha pur sempre 50 anni ed i due top face sono entrambi due ex WWE, Cody Rhodes e John Moxley, entrambi 34enni. Ora non fraintendiamo, credo che il discorso vada esploso in modo maggiormente preciso.
Non dico che la AEW non debba utilizzare in senso assoluto ex atleti WWE, anzi senza Cody e Jericho probabilmente questa federazione non esisterebbe nemmeno. Dico che la AEW potrebbe fare tranquillamente a meno di Shawn Spears e Jake Hager se vi sono Brodie Lee e Lance Archer: di certo questi talenti non arrivano gratis e di certo lo spazio a loro dedicato in due ore di programmazione settimanale viene tolto a Orange Cassidy, Rey Phoenix e via discorrendo. In breve non credo che abbia senso mettere sotto contratto ogni free agent scontento e voglioso di rivalsa, non penso sia una buona mossa di business e la storia recente non sembra darmi torto.
Matt Hardy può di certo divertire e creare numerosi contenuti slegati dall’azione bell to bell, ma il personaggio ha decisamente bisogno di una rinfrescata che vada oltre una ciocca di capelli di colore diverso ed un differente nome dell’entità che occupa il recipiente fatto di carne dalle sembianze del buon Matt. Altro elemento a cui fare attenzione, dopo i 40 i wrestler (esperti e reduci da decenni di battaglie sul quadrato) sono spesso tendenti all’infortunio: quante storyline potrebbero essere deragliate per questi motivi di carattere pratico?
Speravo che la AEW fosse maggiormente selettiva circa la sua aggressività nei confronti dei free agent sul mercato: per ora non è stato così, vedremo cosa ci riserva il futuro prossimo. Studiamo la storia ed impariamo da essa, non fa mai male.