Repackage. La parola chiave per esprimere una speranza: ossia quella che un wrestler, possibilmente capace, con un cambio di gimmick possa esprimere al meglio le proprie potenzialità latenti. Sarà il caso di Stardust/Cody Rhodes? Più temibile di un retropassaggio, e meno sgrammaticato del Super Mario Nazionale, ecco a voi l’editoriale di oggi!

Non si può parlare di Cody senza menzionare i suoi piccoli (o grandi) cambiamenti di gimmick. Nato come “rookie” ed affiancato in tag team con il veterano Hardcore Holly, cresciuto prima in tag team con Di Biase Jr e poi nella stable della Legacy con Randy Orton, passato dalla prima versione di narcisista maniaco dell’estetica alla seconda, più complessa alla Christian Bale in “American Psycho”, per poi orbitare sempre in orbita tag team con Damien Sandow prima (Rhodes Scholars) ed, una volta lasciato perdere il “baffo”, con il fratello Goldust poi. Dopo questo brevissimo excursus emergono due dati significativi: Cody è stato per la maggior parte del tempo in tag team con qualcuno, avendo parentesi in singolo non eccessivamente esaltanti, ed a parere di chi vi scrive i periodi in cui il suo personaggio è andato particolarmente over sono stati essenzialmente due. Il primo è quello in cui indossava la maschera, coprendo il volto di rivali e del pubblico con sacchetti di cartone, ed il secondo corrisponde all’inizio della faida che vedeva lo Shield come braccio armato di Triple H, faida nella quale i due fratelli sono stati proposti ed accolti come veri top face.

Mi soffermo brevemente su questi due punti, collegati tra loro: la capacità di Cody di poter tranquillamente interpretare un personaggio “sopra le righe” e quella di poter interagire alla grande con suo fratello, eccellente wrestler e particolarissimo character. Quando al più piccolo dei fratelli Rhodes fu affidata la gimmick di uno psicotico narcisista, ossessionato con la bellezza e con il proprio aspetto esteriore rimasi a dir poco stupefatto. Quel wrestler onesto sul ring ma con preoccupanti lacune in quanto a personalità stava pian piano sbocciando in un performer completo in grado di recitare, intrattenere e soprattutto far si che alle persone importasse qualcosa dei suoi match e delle sue faide. Il personaggio consegnatogli era tutt’altro che semplice da interpretare in un contesto come quello del wrestling business ma Cody ci riuscì, a mio avviso, brillantemente, consacrandosi come vera star futuribile.

La sua gestione, una volta abbandonata questa gimmick, è stata per certi versi lacunosa. Per molto tempo la sensazione che passava allo spettatore era quella di un criceto che corre in un modo perpetuo rimanendo ciclicamente sempre nello stesso punto…un po’ come Barrett e Kingston, per dirne due. Tag Team – Split – Titolo Minore in Singolo – Midcard – Tag Team e così via, in un ciclo senza soluzione di continuità che sembrava non dover finire mai. Sino a quando non è stato messo in “gioco” il suo illustre fratello mascherato. La faida iniziale che vedeva i Rhodes, caldeggiati anche dal padre, contrapporsi a Randy Orton, Triple H e lo Shield ha reso i due fratelli dei babyface perfetti, in grado di esaltare le folle con il loro eccellente lavoro in ring e creando una storia alla base che li ha resi empaticamente legati al pubblico sin da subito.

Uno split con faida annessa, a ridosso di tale parentesi di rilevanza per i Rhodes sarebbe stato perfetto oltre che auspicabile. Non ha senso, infatti, aspettare che una stable o un tag team si raffreddi eccessivamente prima di effettuare dolorose separazioni, come insegna lo Shield. Tuttavia Goldie e Cody sono stati lentamente ma inesorabilmente retrocessi a midcarder, nonostante il lavoro in ring non sia affatto calato, a beneficio di un altro tag team face come gli Usos…da qui tanti filler matches, zero faide e zero spazio televisivo concessogli per far si che la gente riprendesse a considerarli come rilevanti.

Dopo qualche sconfitta con i Rybaxel ecco finalmente la svolta: Cody non si sente più degno di essere tag team partner del blasonato fratello e, dopo qualche tentativo neanche troppo impegnativo (R-Truth e Sin Cara) ecco trovata la soluzione per un adeguato sostituto…Stardust! Quale partner migliore per Goldust di una sua immagine riflessa?

L’idea in se è uno sviluppo della storyline, e dunque non può assolutamente essere presa in modo eccessivamente negativo, tuttavia presenta dei pro e dei contro da dover considerare. Partiamo dai lati positivi: Cody, come scritto, in passato ha dimostrato di saper interpretare alla grande personaggi così sopra le righe, senza diventare eccessivamente cartoonesco o poco credibile. Dunque se qualcuno deve dar vita ad un personaggio così particolare, quel qualcuno è giusto ed opportuno che sia Cody. Un altro lato positivo da non trascurare affatto è che, se il personaggio dovesse riscuotere successo, alla WWE costerebbe davvero poco far continuare questo tag team per qualche tempo senza scossoni particolari, mentre se in caso contrario la gimmick dovesse rivelarsi troppo pesante da digerire, alla federazione costerebbe ancora meno turnare heel Cody, e creare una faida tra Stardust e Goldust. La psicologia dietro la faida stessa sarebbe spicciola ma diretta: Cody non si è mai sentito all’altezza del fratello, e pur di compiacerlo è arrivato ad annientare la propria personalità per diventare una sua copia slavata. Da qui potrebbero nascere frustrazioni, psicosi e tante piccole cose in grado di poter rendere questa faida di secondo piano (perché di questo si tratterebbe) in ogni caso accattivante per il pubblico. E midcard non deve necessariamente essere sinonimo di disinteresse.

Passiamo alle dolenti note. Questa gimmick non sarà mai e poi mai in grado di fiondare Cody nel ME, ne tantomeno credo che questo “Rhodes Brothers 2.0” possa toccare le vette precedentemente sfiorate contro lo Shield: nella migliore delle ipotesi si potrebbe arrivare ad una sfida Titolata, ma ammesso e non concesso che ciò possa avvenire, non credo che una faida, per dire, con i Wyatt posa contribuire ad innalzare eccessivamente lo status dei due fratelli.

Per ora questa scelta la promuovo, ma mantengo il beneficio del dubbio in attesa di capire meglio come questa gimmick verrà interpretata e soprattutto come verrà accolta del pubblico. Solo una cosa è certa: la somiglianza tra Cody e Robin di “Batman Forever” ha un che di inquietantemente ipnotico.

Danilo