Sono stata derubata.
Quando ho visto Mark Calaway togliersi guanti, giubbotto e cappello e abbandonarli sul ring, percorrendo il lungo stage di WrestleMania e scomparendo sotto la rampa, ho realizzato di aver subito un furto.
Non ci ero arrivata, mi aspettavo sì che il match contro Roman Reigns si concludesse con una sconfitta, ma il Becchino mi aveva già illusa qualcosa come 4-5 volte, chi se lo aspettava che “questa” volta, invece, appendesse i guanti al chiodo?
Non si era ritirato dopo il 20 a 0, non si era ritirato dopo la morte di Paul Bearer, non si era ritirato dopo la fine della Streak, c’era sempre quella storia del match contro John Cena che sembrava un’occasione troppo ghiotta perché la WWE se la lasciasse scappare; con tutte queste premesse, non me l’aspettavo davvero che “questa” fosse la sua ultima WrestleMania.
E allora ho ripensato al match che avevo appena visto, con Taker che faticava a reggersi in piedi, con Reigns che non era in grado di condurre il match per lui, quella Last ride mal riuscita, quella reverse Tombstone che avrebbe dovuto regalare un WrestleMania moment che invece non c’è stato, quell’ultima Spear dapprima non connessa per un errato posizionamento e dopo andata a segno con un rimbalzo imbarazzante alle corde. Ho messo insieme tutti questi elementi e mi sono sentita derubata, derubata dell’ultimo grande match di Undertaker, trasformatosi semplicemente (si fa per dire) in un ultimo match.
Mettiamo da parte tutte le polemiche su Roman Reigns, su quanto fosse inadatto, su come non si meritasse di sconfiggere un nome come Undertaker, non è questo ciò che mi fa arrabbiare, ma piuttosto il fatto che The Undertaker, lui, si meritasse una grande faida e soprattutto un grande match che segnasse una degna conclusione ad una carriera irripetibile e impareggiabile. E invece non è successo.
Per combattere un grande match devi essere in gran forma, cosa che Calaway non era ormai da alcuni anni. E per questo con chi posso prendermela? Chi ha deciso di non farlo ritirare quando ancora poteva dare qualcosa? Vince McMahon? Triple H? Lo stesso Calaway? Perché hanno deciso di tirarla così per le lunghe al punto tale che, quando è arrivato il momento del ritiro, il suo fisico non ha retto a ciò che il cuore gli chiedeva? E dire che non me n’ero accorta, con Bray Wyatt ho pensato che un match semplice andasse più che bene, con Shane c’era la gabbia a nascondere tutto, non mi ero resa conto di quanto precarie fossero le sue condizioni. Mi chiedo se con un avversario diverso le cose sarebbero cambiate, se con un John Cena od un AJ Styles tutto sarebbe stato diverso.
Io mi arrabbio perché di questo match avrei voluto ricordarmi le cose belle, avrei voluto che se ne andasse lasciandomi con l’amaro in bocca, invece mi sono ritrovata a pensare che fosse meglio finirla qui.
Sono stata derubata della mia fame, siete riusciti a farmi pensare che è meglio che The Undertaker si sia ritirato adesso, invece non era così che doveva andare, dovevate farmi avere ancora fame, dovevate farmi aspettare con trepidazione le sue apparizioni pre-WrestleMania e dovevate lasciarlo andare un con un match che mi facesse sperare che non fosse l’ultimo. Invece in questi ultimi anni siete riusciti a trasformare la mia fame in delusione, siete riusciti a farmi dire che “è meglio se si ritira, se le sue condizioni sono queste”.
Il buon Luca Grandi, durante il podcast di domenica, ha detto che Ric Flair e Shawn Michaels hanno voluto ritirarsi con un grande match, di vincere o perdere non gli importava, Undertaker invece, forse, si è spinto ancora più in là, ha detto che non gli importava di fare un bel match, ma che la WWE lo usasse come avesse ritenuto più opportuno.
E a noi fan non ci pensa nessuno. Ci sono, nel wrestling, determinati momenti in cui ti accorgi che tu, fan, devi restare in disparte, perché sono cose più grandi di te. Un wrestler si ritira per un infortunio e tu, per quanto possa tifarlo, per quanto possa pregare per un ultimo match, non potrai convincerlo a tornare sul quadrato; un wrestler abbandona una federazione perché sente che non è il posto dove vuole stare e tu non puoi far niente per fargli cambiare idea; un wrestler si ritira con un match che non rende assolutamente onore alla sua irripetibile carriera e anche stavolta, tu, non ci puoi fare niente, perché non sei tu a decidere.
Nel wrestling, nella WWE in particolare, le emozioni sono tante e sono intense e tu finisci per credere di far parte di una grande famiglia, di essere un tutt’uno con loro in qualche modo, poi arriva quel momento in cui la WWE prende le distanze, ridefinisce i ruoli e ti ricorda che, alla fin fine, tu puoi solo assistere allo scorrere degli eventi. E a te un po’ ti girano, ti arrabbi, pesti i piedi, pensi che non ti ascoltino, pensi che a loro non importi niente di te
Poi avviene quella cosa che ti rende contento, il match che aspettavi con ansia, il push al tuo lottatore preferito, la firma del contratto di quella superstar internazionale che credevi non sarebbe mai arrivata in WWE. E ci ricaschi, di nuovo.
Io accetto tutto, accetto il ritiro che prima o poi sarebbe inevitabilmente arrivato, accetto la sconfitta perché se Flair e Michaels hanno deciso che ritirarsi con una vittoria era ingiusto Undertaker avrà pensato di non valere più di loro, accetto anche Roman Reigns, perché la WWE per lui ha i suoi piani e forse riusciranno davvero a tirar fuori qualcosa di buono da tutta questa storia. Accetto tutto
Ma, da fan, fanatica quasi, da ragazza che ha il pc pieno di match dell’Undertaker, di promo, di segmenti, da deficiente che quando è giù di morale se gli metti la Royal Rumble del 2007 un po’ il morale gli torna su, insomma, da semplice fan, almeno, mi è concesso di dire che “non avrei voluto vederti andar via così”?