Oggi voglio provare a raccontarvi una storia. Voglio, però, farlo premettendo una massima di Laxness: "la storia è sempre differente da quello che è capitato".

– Christopher, non dovresti prendere quelle cose!

– Io devo essere perfetto… io… io sono la perfezione!

Salendo sul ring contro Steven Richards, vedendo tutti quegli occhi increduli a fissarlo, Christopher Todd Mordetzky, dopo un profondo respiro, si sarà gonfiato ancora di più. Ed, infatti, dalle immagini si può ammirare un ragazzone di 265 lb altezzoso, sicuro di sé. La giovanissima età e la consapevolezza che la WWE vede in lui un futuro campione gli permettono di osservare, con superbia, tutti dall'alto al basso.

Sotto quei chili di muscoli si nasconde un uomo pronto a qualsiasi azione, anche la più disonorevole, pur di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato.

Nel ring è, ancora, acerbo: colpisce con troppa foga il rivale. Il sangue macchia i suoi bicipiti, gli stessi che poi sottometteranno il malcapitato permettendogli di fare il primo, imponente, passo verso l'agognato olimpo del wrestling.

Nel backstage sono tutti a bocca aperta, ma lui, ignorando tutti e tutto, è lì, solo, a fissare il soffitto: non certo per quel colpo inferto al rivale, sa di aver commesso uno stupido errore, ma nella sua testa sono altri i pensieri: giusto o no che sia – pensa – è l'unica strada che ho per diventare una leggenda…

La consapevolezza dell'errore è troppo flebile rispetto alla possibilità di essere acclamato, di realizzare il suo sogno: guardare in alto nell'arena e vedere tutti i tifosi inneggiare il suo nome… Chris Masters "The Masterpiece".

Troppi atleti davanti a questo bivio hanno scelto la stra sbagliata, e Chris è troppo giovane per capire a fondo l'errore: prende con decisione la svolta a sinistra, quella dove il cartello indica "successo" senza però accennare alle conseguenze.

Le settimane successive, nonostante i primi mugolii, i primi sospetti, la WWE sembra dargli ragione ed il pubblico risponde altrettanto positivamente. Negli spogliatoi la perfezione non osserva più il soffitto, sembra aver dimenticato lo scheletro nell'armadio: scherza e firma autografi. Stringe, anche, una forte amicizia con il caraibico sputamele.

Sul ring poi, sotto la sua micidiale submission move, cadono i primi nomi: Val Venis, Sgt.Slaughter, Tajiri, Shelton Benjamin… Ric Flair…

La stella di Chris Masters inizia a brillare.

Anche la scelta della WWE di farlo scontrare con Shawn Micheals porta i suoi frutti.

Nel ring non si può certo definire uno spettacolo, molti atleti lo superano in tecnica, e lui lo sa, ma è impossibile non rimanere ammaliati da quel fisico ogni giorno più imponente. Tutti ne sono consapevoli, il suo punto forte è proprio quello, questo però finisce per rinsaldare le sue idee.

Idee distruttive che trasformano i preziosi consigli, dei più esperti del roster, in becere parole al vento. un vento che soffia sempre più forte e che sembra portarlo lì, dove, crede, merita di stare.

Nel ring, comunque, salvo qualche passo falso, è una roccia perfettamente modellata ed intaccabile.

La sua scalata, infatti, sembra inarrestabile: in meno di un anno entra nella Elimination Chamber, con il titolo lì, in bella mostra di sé, ma quell'ultimo passo, si rivelerà terribilmente arduo, un interminabile calvario che segnerà la sua carriera.

Nel match, anche se ancora legnoso, non sfigura. L'Elimination Chamber entusiasma l'ambiente, e tornato dietro le quinte sono, ancora una volta, solo applausi.

Ma…

In quel momento la WWE ha troppe stelle e Masters, seppur portato in alto, non ha ancora convinto pienamente i "piani alti" che non gli permettono di salire l'ultimo gradino, agguantabile, solo, con una vittoria di valore.

Qunado McMahon lo chiama, Chris è convinto dell'arrivo di quella necessaria vittoria, invece Vince gli comunica, sconvolgendolo, che non vuole "bruciarlo", ma, ormai, è evidentemente troppo tardi.

Seguono le sconfitte contro il campione bostoniano, Rob Van Dam e l'assolto, fallito, ai titoli di coppia. Il vento ha smesso di soffiare.

Masters di conseguenza, pur restando in match importanti, arretra, e nella testa del giovane questa è una bocciatura.

I match con e contro l'amico caraibico, poi, finiscono per oscurarlo. Nello spogliatoio ricomincia a isolarsi e a guardare pensieroso il soffitto, ma non vuole arrendersi e sa cosa deve fare.

Poi il buio: la WWE lo ferma per uso di sostanza dopanti…

Dopo la sospensione torna sul ring come se non fosse accaduto nulla, solo il suo imponente fisico sembra averne risentito, ma tornerà presto agli "antichi" splendori… il capolavoro è ricaduto, nuovamente, nel baratro, ed ora anche la federazione di Stamford ha smesso di credere in lui.

I match per il titolo intercontinentale è solo un'illusione prima dell'anonimato. Anzi, la WWE lo punisce facendo infrangere la MaterLock prima da Cena (in circostanze fortuite9 e poi (regolarmente) da l'allora campione ECW Bobby Lashley.

Il wrestling televisivo ha solo da perderci e la WWE capisce, con cinismo, che il licenziamento è la triste, ma ineluttabile, conclusione per difendere il business.

Il capolavoro china il capo e accetta la scelta, ma promette una rivincita… sulle sostanze più che sulla WWE.

Lottando nei circuiti indipendenti, con il fardello del passato a pesargli come un macigno sulle spalle, Chris è consapevole che il portone d'ingresso al grande wrestling è sbarrato per lui.

Quando ormai sembra aver messo l'anima in pace, invece, riceve una telefonata. E' la società che di fronte alla sua disfatta gli ha voltato le spalle e gli promette grandi cose. In fondo è proprio quello che Masters desiderava.

Sul ritorno in WWE, però, c'è poco da raccontare.

ormai non possiede più il fisico con cui aveva sconvolto l'universo del wrestling, ed è consapevole di aver, quindi, smarrito la chiave d'ingresso a quello che qualche anno prima definiva olimpo.

– Va bene così – prova a convincersi – la mia battaglia l'ho vinta e ora posso dimostrarlo al mondo intero.

E' difficile definire se il grande vincitore del ritorno in WWE sia Masters o il "business"

Chris, resterà sempre convinto di essere lui il trionfatore, anche se sul ring si prospetta un lungo anonimato.

inizialmente la WWE sembra confermare questa convinzione, ma il "nuovo" Masters suona vuoto, troppo anonimo. La WWE non gli ha fornito una personalità.

Viene riproposta una rivalità con Carlito, dalla quale però Chris non ne esce rivitalizzato. E così il bacio di Eve finisce per avere l'amaro gusto di un addio: da lì in poi per il capolavoro saranno solo job ed un triste feud negli show minori contro Tyler Recks che chiuderà la "nuova" carriera in WWE.

La WWE ne esce vittoriosa, punito Masters, gli occhi dei tifosi vedono, comunque, solo la generosità della compagnia, disposta a concedere una seconda (terza) possibilità alla perfezione…mai così imperfetta.