C'è stato un tempo giovane e forte. I tag team hanno sempre seguito una loro logica, talvolta sviata, altre volte ribaltata. Nel 2015 possiamo dire di esser davanti ad una nuova era che prende le sue radici da molto lontano. Ecco quale è stato il cammino della categoria dagli anni novanta ad oggi.
In principio erano tutti grandi grossi cattivi e dal pugno facile. Al pubblico piaceva molto vederli lottare, spesso negli house show venivano proposti nel main event con grandi risultati. La peculiarità era che avessero le capacità, la velocità, la tecnica e la spettacolarità che mancava ai singoli. Con i team potevano creare qualunque tipo di match andasse oltre lo Steel Cage, potevano evitare finali per count out o squalifica, davano linfa alle stable e ai feud. La sfilza di nomi è pazzesca: Four Horsemen (Ole e Arn Anderson), The Faboulos Freebirds (Jimmy Garvin & Michael Hayes), Steiner Brothers, Hart Foundation, Road Warriors/Legion Of Doom, The Nasty Boys, Demolition, Natural Disasters, Mega Powers, Money Inc. In questa lista però mancano le chiavi di volta del tag team moderno: partiamo dal presupposto che la WWE non ha mai smesso di affidarsi a coppie possenti che potessero render palese la superiorità dei grandi verso i piccoli, con poche eccezioni. Lo stesso faceva la WCW, salvo affidarsi a qualche coppia di piccolo calibro solo per sporadiche situazioni: leggasi in quest'ottica i mini regni di Kidman/Misterio, Malenko/Benoit, Raven/Saturn, Misterio/Konnan, Kidman/Konnan e via dicendo.
La svolta degli anni duemila prende in prestito tre lezioni: quella dei Rockers, quella degli Hollywood Blondes e quella della ECW. I Rockers sono stati il prototipo del team creato da una sostanza solida e una sostanza da maturare: Shawn Micheals aveva quell'istinto folle a cui Jannetty non sarebbe mai giunto, quell'attrazione che ne decretavano la stella nascente. Se ci pensate tutto è nato col Superkick. La divisione, seppur traumatica, fu profetica su dove poteva/doveva andare il wrestling moderno. Lo capì anche Dusty Rhodes, meno Ric Flair. Quando si decise di unire due onesti mestieranti come Steve Austin e Brian Pillman, molti storsero il naso, Austin compreso. Eppure, sebbene fossero heel, il loro successo fu qualcosa che travolse le aspettative della dirigenza a tal punto da decretarne la fine anticipata sotto decisione del Nature Boy: i due rappresentavano il team dell'agile e del “grosso” che verrà poi sviluppato via via in varie forme (Harlem Heat il modello principe, i Super Smash Bros la riedizione spettacolarizzata attuale). Infine la ECW, con Paul Heyman che ha riscritto pagine e pagine di storia del wrestling. Passino i Dudleyz, ma anche solo citare gli Impact Players sarebbe doveroso: senza Storm e Credible, forse oggi non avremmo gli American Wolves. È un passaggio lento di consegne, di stili, di creature. È un passaggio lento verso la perfezione.
“Ci amate e ci odiate. In pratica siamo i John Cena dell'indy wrestling”. Il tweet è di pochi giorni fa dopo l'ennesima difesa degli NJPW Jr. Tag Team Titles. Gli Young Bucks sono il prototipo del team moderno, l'essenza della categoria. Non ci sono eguali alle loro gesta, alle loro vittorie, al loro appeal. Spesso si parla di It Factor per quanto riguarda i singoli, ma quanto si può dire su un team? Slegati sono bravi, ma troppo legati all'immagine costruita nel tempo. Non ci sono alcun Edge, alcun Micheals, alcun Nitro, alcun Booker T, alcun Benoit. Qui c'è un legame indistruttibile che al momento, un momento che va avanti da 5/6 anni, li decreta come i Brothers of Destruction del wrestling. Sanno essere tutto: seri, cattivi, dolci, spettacolari, comici, esaltati e sorprendenti. Mai banali, hanno avuto le scuole giuste: Chikara, PWG, ROH. Poi Dragon Gate e New Japan. Sono stati più volte tag team dell'anno, hanno avuto regni lunghissimi e qualche delusione, come lo stint in TNA che sì, li portò contro i Motorcity Machine Guns, ma non diede loro giusta causa. I due hanno semplicemente ingurgitato tutti i modelli sopra citati e li hanno vomitati in un'altra forma, tenendo conto anche della lezione degenerativa di Micheals e Levesque. Questo loro modo di essere irriverenti li ha portati spesso a scontrarsi con i “vecchi”: Rob Van Dam e Booker T chiesero esplicitamente alla WWE di non metterli sotto contratto dopo un tryout eccezionale a causa del loro atteggiamento sopra le righe. Eppure è quell'atteggiamento che ha reso loro la popolarità che stanno vivendo e che oggi permette di rifiutare la chiamata di HHH per rimpolpare NXT.
Dietro c'è quasi il vuoto, nel senso che non c'è team capace di arrivare a tanto. Certo i Wolves, certo i Briscoes o i Kingdom. Certo i Beaver Boys, i Bravados, i Juicy Product e la Premiere Athlete Brand, il Team Tremendous e i OI4K. Ma tra tutti questi, deve ancora nascere il team che sa far saltare dalla sedia il pubblico, riuscendo in una chimica mai vista nella storia del wrestling. Perciò, dovunque essi lottino, che il party abbia inizio e i superkick volino maledettamente sui volti degli avversari.