Il fenomeno LA Knight è qualcosa di strepitoso. Nell’arco di qualche mese, questo lottatore relegato alla mediocrità, è riuscito ad attirare a sé le simpatie di tutto il WWE Universe che, in maniera “ecumenica”, si è schierato in massa dalla parte di questo novello Stone Cold. I cori in suo favore sono imbarazzanti, anche quando, all’inizio di questo fenomeno, la federazione lo presentava ancora come heel. E non come un “cool” heel, che gode comunque del favore del pubblico, ma un heel privo di qualsiasi empatia, nonostante i fan fossero tutti dalla sua. Con un leggero ritardo, a mio avviso colpevole, la WWE si è accorta della contraddizione, ed LA Knight è passato nella fazione dei buoni in un batter d’occhio.

Questa “evoluzione” ad oggi non si è ancora conclusa. Nel senso che si sta ancora costruendo una stabilità attorno al lottatore, il quale vive ancora di alti e bassi. Si passa da una rivalità di “peso” come quella con The Miz, a match di “contorno” con qualche mid-carder, passando anche per qualche sonora sconfitta (come quella patita per mano di Theory). Ad oggi, però, la strada intrapresa sembra essere quella giusta. La vittoria su The Miz di Payback è la prima pietra posta a fondamento della sua personale torre del successo. Da qui non si retrocede di un passo, o almeno è ciò che si spera. Ma, concentrandomi proprio sul match con Mr. Tiny Balls, ho notato che c’è un fattore che può “pericolosamente” ostacolare la sua ascesa.

La Knight non è ciò che si può definire una “giovane promessa”. Ha 40 anni, con una carriera più che ventennale già alle spalle, passata perlopiù nelle varie indy. È relativamente giovane per la WWE, essendo a Stamford da soli due anni (escluso un breve periodo nel 2013). Sul ring sembra perdere colpi, ed è quasi allarmante il suo essere quasi costantemente in debito di ossigeno. Gli errori sono perdonabili, per carità, un po’ meno (agli occhi dei fan) la “lentezza” della sua esibizione. Va detto comunque che non sempre l’affaticamento va a detrimento della qualità del match. Vedere un lottatore in affanno durante una contesa da quel tocco di credibilità alla contesa stessa. Bret Hart ne è maestro in questo. Temo però che per Knight il discorso sia diverso, e che tra qualche anno anche un match da 15 minuti sarà una impresa ardua da sostenere.

Questo suo “limite” sul ring, dovuto chiaramente a motivi che esulano dalle sue abilità, può essere un freno per la dirigenza. Sapere di avere un percorso “obbligato” davanti, più o meno lungo, necessario per affermare Knight nelle posizioni alte, ma avere il tempo che rema contro e una condizione fisica attuale che già inizia a risentire della ventennale carriera alle spalle, può essere una discriminante notevole per le decisioni della WWE, la quale potrebbe optare per godere del momento senza per forza puntare al futuro. Magari si rivela solo una mia impressione sbagliata, magari LA Knight è alle prese con qualche acciacco momentaneo che ne compromette le prestazioni. Oppure il fenomeno LA Knight è scoppiato, ahinoi, in leggero ritardo. Io mi auguro che un giro nelle alte sfere se lo faccia, perché se lo merita. Anche se fugace. Anche se tardivo. È vero, il tempo non è dalla sua. Ma il pubblico sì.