Tempo di festeggiamenti per l’anniversario di Raw, ma anche di bilanci. Arrivati al 25esimo anno si può essere soddisfatti? Ha senso rimpiangere i vecchi tempi? In questo editoriale vorrei confrontare la situazione dello show rosso attuale con il suo passato. Con la macchina del tempo mi sposterò una decina di anni indietro circa, al 10 dicembre 2007, giorno in cui si celebrava il 15esimo anniversario di Raw.
Riguardando quella puntata e alcune delle successive, confrontando con il Raw attuale il più grande miglioramento è stato senz’altro la gestione delle atlete. Facciamo quindi qualche esempio per inquadrare al meglio la situazione. A breve assisteremo alla prima royal rumble femminile, ma dieci anni fa nell’omonimo ppv sapete quanti match tra divas furono disputati? Nessuno. Nel successivo No Way Out? Idem. A Wrestlemania? Uno, ma penso il nome della tipologia dell’incontro e il minutaggio concesso raccontino più di mille parole: Playboy Bunnymania Lumberjill match, con una durata di cinque minuti.
Qualcosa di positivo è avvenuto anche nella categoria tag-team. Non stiamo rivivendo il periodo d’oro dei Dudley, Hardy e Edge&Christian, ma rispetto a dieci anni fa si può sorridere. Vi basti pensare che considerando i ppv in cui furono messi in palio le cinture di coppia passarono sei mesi esatti da un incontro e l’altro. Dalle Survivor Series del 18 novembre a Judgment Day del 18 maggio. Oggi i titoli sono spesso in palio negli special event e allargando il discorso anche a Smackdown abbiamo visto gran bei match, grazie soprattutto al New Day, gli Usos, i The Bar, lo Shield.
Guardando però i portabandiera di oggi e di allora c’è poco da esser contenti. Pur assente per infortunio allora (ma con il folgorante rientro a sorpresa alla Rumble da lì a poco) era Cena il fulcro di ogni puntata di Raw. Al di là critiche al personaggio ogni anno non casualmente lo si trova presente nelle classifiche dei migliori match. Nel 2008 iniziò poi a incrinarsi leggermente la sua aurea da supereroe, venendo schienato per la prima volta a Wrestlemania dove non fu neanche messo nel main event. Oggi è Reigns il suo successore, immagine rimarcata dalla federazione nel feud tra i due del 2017. Al di là di quella storyline nel confronto tra i due è l’ex Marine a uscirne vittorioso. Il personaggio di Cena è rimasto invischiato nel buonismo stucchevole, ma come prestazioni in ring e al microfono già ai tempi era superiore all’attuale Reigns. Più capace di reggere la situazione nei momenti più critici, ha fatto ricredere nel tempo gran parte dei fan. Fischiarlo ancora oggi nelle arene è più una moda che altro, non riesco a trovarci altri motivi.
Passando ai wrestler amati dal pubblico lanciati verso le zone più calde della card oggi abbiamo Strowman. Dieci anni fa il wrestler che se vogliamo gli assomiglia di più fisicamente era Snitsky, ma idealmente quello che stava compiendo un percorso simile al suo era un altro lottatore, ovvero Jeff Hardy. Con la cintura Intercontinentale alla vita tra un volo e l’altro stava emergendo dalla dimensione midcarder, battendo in modo pulito gente come Triple H e regalando momenti iconici come la swanton bomb dalle impalcature su Randy Orton. La successiva violazione del wellness program ritardò la sua affermazione, ma sempre nello stesso anno e in quello successivo vinse sia il titolo WWE che quello dei pesi massimi. Braun riuscirà nella stessa impresa?
A livello di momenti trash non ha senso rimpiangere quel passato, dato che tra il finire del 2007 e l’inizio del 2008 vivevamo una delle storyline più imbarazzanti e inutili della storia, quella di Hornswoggle figlio di Vince McMahon. Scelta come soluzione di emergenza dopo i pasticci combinati da Mr Kennedy, si è deciso di “buttarla in caciara” (se mi permettete il francesismo) per mesi.
Oggi a Raw abbiamo però qualcosa che dieci anni fa invocavamo a gran voce, la divisione cruiser. Il citato Hornswoggle era stato l’ultimo triste capitolo prima del ritiro del titolo dei pesi leggeri. Ai tempi era un titolo anche più bistrattato di oggi, con campioni di cui ci si dimenticava il nome da quanto poco si vedeva difesa la cintura.
Il gran vantaggio che aveva Raw di dieci anni fa era la presenza di un certo numero di atleti già affermati che arricchivano le puntate con il talento e l’esperienza. Triple H e Shawn Michaels erano ancora in gran forma, stessa cosa si può dire di Jericho. C’era poi Ric Flair che sparava le ultime cartucce, e anche se non poteva più garantire match a cinque stelle riusciva a dare molto nella storyline della sua carriera in palio ad ogni match: quando lottava sapevi che fino a Wrestlemania sarebbe andato avanti, ma era come una sorta di passerella finale, un’ultima opportunità per i suoi avversari di calcare il ring con lui, come il tour finale di una band prima di sciogliersi. Oltre Cena e Orton stra affermarti si osservava il percorso di wrestler come Jeff Hardy e Mr Kennedy che provavano ad emergere, il sottovalutato Umaga che con rapidità e potenza rendeva piacevole ogni suo match (ricordiamo anche l’aver reso tra le finisher più temibili un pollice nella gola dell’avversario).
Oggi non c’è più quel circoletto di stelle, o meglio, gente come Triple H, Cena e Lesnar compare con il contagocce. Jericho oltre a non essere spesso presente i dieci anni di job hanno reso meno importanti le vittorie contro di lui. Goldberg è tornato per concedere una job a chi non ne aveva particolare bisogno. Quello spazio che si è creato è stato occupato pescando dalle altre federazioni. Nel roster di Raw troviamo ad esempio Samoa Joe, Rollins, Ambrose, Cesaro, Balor, tutti wrestler bravissimi, ma quali di questi ha quella dimensione di leggenda che avevano Michaels e soci? Uno come Seth Rollins ha avuto un ottimo percorso, segmenti memorabili come il tradimento dello Shield e un feud conclusosi a Wrestlemania contro Triple H, ma il livello di quelli citati è ancora lontano. Il roster attuale è ottimo, ma mancano quei quasi hall of famer che facendo da chioccia e portavano al loro stesso grado le nuove leve. C’è Lesnar e sappiamo già in quale altare verrà sacrificato, ma nelle puntate settimanali non c’è quasi mai, idem per Angle (presente ma solo da general manager) e Triple H. Tra gli ultimi a fare quel salto di qualità in più verso la gloria troviamo CM Punk e Daniel Bryan e sappiamo i motivi per cui ce li siamo goduti meno tempo del previsto. L’unico nome di stella assoluta che posso indicare tra i wrester in attività sempre presenti è quello di AJ Styles allargando il discorso a Smackdown, che grazie alla gran carriera fuori dalla WWE è riuscito a partire con il piede giusto ed elevarsi sugli altri anche nella federazione di Stamford. L’altro grande problema sono le famigerate tre ore, che rendono una missione quasi impossibile il mettere in scena una puntata non pesante.
Tempo di bilanci scrivevo nel titolo e rivedendo gli episodi di Raw di dieci anni fa non ho tutta questa nostalgia, orario eccessivo odierno a parte. Con le divas che erano quasi di impiccio, la categoria tag-team che nella migliore delle ipotesi raggiungeva la sufficienza, i cruiser che non erano mal gestiti ma proprio non considerati. A livello di talenti siamo messi bene anche oggi, c’è però bisogno di impegnarsi per farli percepire dal pubblico come delle future leggende. Oggi a Raw questo lavoro sembra riservato solo a Reigns, ma se non si allarga il discorso anche agli altri si corre il rischio di avere un gallo troppo grande in giro per il pollaio, senza nessuno che regga il confronto.
Sergedge – EH4L