Dicembre coincide con la quiete prima della tempesta del Tokyo Dome, l’evento che aprirà il 2019 di cui conosciamo praticamente la card totalmente e che già infiamma le speranze di tutti fan sparsi per il mondo.
Di Wrestle Kingdom parleremo diffusamente sia con una classica preview, sia con una diretta speciale del nostro radio show qualche ora prima del live, oggi tentiamo di tirare le somme della World Tag League appena conclusa e di quello che potrà esserci nell’anno che verrà nella categoria.
Negli ultimi anni, la percezione generale soprattutto nelle altre compagnia main stream è andata lentamente a migliorare, negli Stati Uniti la TNA dei tempi d’oro aveva fondato la sua legacy sui tag team e recentemente sia la ROH, sia NXT hanno puntato in maniera importante su questa arte specifica del pro-wrestling.
La scelta della NJPW è stata, ovviamente, di valorizzare i match di coppia, spesso capaci di essere il main event degli show; i Golden Lovers con i Bucks quest’anno sono stati di un livello superiore a tutta la categoria. Un booking “americano” quello che ha visto l’attuale campione IWGP Kenny Omega e Kota Ibushi, essere proposti come attrazione speciale per buona parte dell’anno.
E come ogni torneo, anche quello di quest’anno, ci restituisce una fedelissima fotografia dello stato dell’arte nella compagnia nipponica; una situazione che ci dice che adesso non c’è voglia di rischiare o di puntare su nuove star, ma che invece si voglia ancora insistere su talenti che forse sono arrivati alla fine del loro ciclo vitale in questa categoria. Il match di Wrestle Kingdom sarà bellissimo, ma io preferisco avere una gallina domani che un uovo oggi.
Tanto per iniziare non ho per nulla gradito lo zero in classifica di Umino e Yoshida, i due Young Lions avrebbero dovuto avere un booking più brillante, vederli all’ultimo posto mi sa di occasione sprecata, in fin dei conti qualche punto non sarebbe stata una tragedia.
Si è voluto andare sul sicuro con il classico Bullet Club e LIDJ in finale, che mi suona, più che come una riconferma, come invece un deserto dietro di loro.
Molte coppie improvvisate e talenti americani mal contrattualizzati mettono spalle al muro un torneo che non poteva regalare picchi di estrema qualità se non per pochi incroci. È un torneo che probabilmente viene portato avanti con lo spirito sbagliato e da troppi anni collocato a ridosso di Wrestle Kingdom non stimola più di tanto il roster a interagire per tutte le giornate, molte delle quali con poco mordente e incapaci di attirare. È un format che non funziona e ancorato ad una storia che non c’è più.
Io sono un grandissimo fan dei tag team e per questo ho questo livore per come sta andando da quelle parti; ci sono margini di crescita importanti, prima citavo di quanto la TNA fu intelligente a puntare su coppie che furono parte del suo successo, dimostrazione di quanto redditizia sarebbe questa scelta.
Se il wrestling “one vs one” ha avuto apici negli ultimi anni con i match tra Okada e Omega, quello tag team non sta riuscendo a tenere lo stesso passo. I Bucks hanno dimostrato che i tag team valgono il main event e che possono occupare senza paura quello spot della card. La ricetta è forse più semplice di quello che può sembrare, il materiale c’è e probabilmente a breve ci sarà un innesto importante che potrebbe portare attenzione.
L’auspicio dell’anno nuovo è che SANADA e EVIL inizino seriamente la loro run come lottatori singoli e che sia apra un nuovo capitolo con altre due coppie forti da costruire nei primi mesi del 2019.
Che poi, sia chiaro, il match a Wrestle Kingdom sarà oro puro e ci sbaveremo per giorni, ma avremo modo di riparlarne.