Un mese fa la All Elite Wrestling ha accolto in un colpo solo CM Punk, Bryan Danielson e Adam Cole. Tre pezzi da novanta, carichi a molla per traghettare la compagnia verso nuovi lidi dopo aver stabilizzato la fidelizzazione di una ottima fanbase per due anni. Se aggiungiamo Cody, tutta la Elite, Moxley, gli ex WWE, ecco che c’è tanto di quel materiale da scriverci puntate settimanali e ppv per almeno altri due anni. Poi arriva la puntata a Rochester dedicata alla memoria di Brodie Lee e la AEW decide di essere più chiara nelle sue intenzioni.
Il proposito iniziale
Dall’inizio Tony Khan e Cody Rhodes avevano messo in luce come volessero creare le star del domani. Un proposito che è stato sempre meno evidente nel tempo, nonostante ai giovani venisse comunque dato molto spazio. Però con le tante acquisizioni e l’ascesa della Elite, la sensazione è stata che oltre un certo limite la AEW non volesse far salire i suoi ragazzi. Che ad un certo punto bisognasse sfruttare il momentum e non attendere che i giovani crescessero.
Poi però c’è stato un cambio di rotta. Forse anche dovuto alle acquisizioni di cui ho parlato sopra. Punk, Bryan e Cole hanno chiaramente parlato della volontà di lavorare coi giovani, di vederli crescere, come se avessero già fatto il loro tempo e fosse arrivato il momento di dare spazio ad altri. A Rochester la struttura è stata chiara: apre Jungle Boy, a metà MJF e Darby Allin, alla fine festeggia Sammy Guevara. Un riassunto che vale più di mille discorsi da media call.
I 4 Pillars
E sono quei quattro gli “Horsemen”. O meglio, i “Pillars”. E in un modo o nell’altro hanno già interagito tra loro, sicuramente MJF ha combattutto contro tutti, gli altri devono ancora incrociare le mani in qualche modo (Darby vs Guevara e MJF vs Jungle Boy sono stati i primi feud tra loro). Due di questi hanno conquistato già un titolo secondario, e se Perry ha fallito l’assalto ai titoli di coppia, Maxwell ha fallito quello alla cintura AEW. Hanno tempo e se lo vogliono prendere rappresentando al meglio la federazione.
Non devono sfuggire certe parole. Allin si è dichiarato “AEW4Life”, Sammy Guevara da tempo va specificando di sentirsi il volto della compagnia, Jungle Boy sta maturando piano piano il passaggio a Jack Perry – ad una figura più umana e meno macchiettistica, più spendibile con un pubblico mainstream. MJF ha giocato sul riferimento alla WWE con la precisa indicazione di appartenenza alla AEW, addirittura scandendo quelli che sono i capisaldi sui quali poggeranno le storyline nei prossimi cinque anni.
Questi quattro ragazzi possono essere la transizione necessaria nel momento in cui la Elite andrà disgregandosi. Quando non ci sarà più la necessità di sovraesporre Cody, i Bucks e Omega. Quando, volenti o nolenti, si arriverà alla competizione tra i New Blood e i Millionaire’s Club di WCW russiana memoria, però coi giovani che finalmente potranno avere il sostegno del pubblico. E in quel contesto, i Pillars saranno così pronti e così preparati che si prenderanno la scena e il testimone, come vuole la storia del wrestling.