La oggi tanto criticata tradizione samoana nel Pro Wrestling, è una di quelle cose che i giovani nuovi appassionati fraintendono. Le isole Samoa hanno dato al nostro amato mondo tantissime cose positive, tante pagine di storia, che non possono essere cancellate soltanto perché qualcuno ritiene che Roman Reigns sia un Main Eventer soltanto perché è il cugino di The Rock, perché prima di The Rock, c’erano gli Wild Samoan, c’era loro padre Tovale, c’era Peter Maivia, c’erano gli Headshrinkers, c’era, soprattutto, Yokozuna.

Soprattutto perché Roman Reigns a parte, il buon Rodney Ana’i, questo il suo vero nome, è stato l’unico samoano a diventare campione del mondo, e lo ha fatto in un periodo nel quale il Wrestling stava cambiando, dove i primi sfidanti non erano più i mostri, dove i grandi fisici e le Gimmick particolari cominciavano a farla da padrone, non lasciando spazio apparentemente a lottatori grassi, sporchi, cattivi e soprattutto anti americani. Perché oltre a tutto, stava finendo anche l’era dei vari The Iron Sheik, Sgt Slaughter, Ivan Koloff. Insomma Yokozuna è esploso come una mina in un terreno dove le mine non sarebbero dovute più esplodere, dove ormai la guerra era finita.

Rodney era figlio di  Afoa Anoa’ì, una persona che al Wrestling alla fine ci ha badato poco, ma era anche nipote di due signori chiamati Afa e Sika Anoa’i, i leggendari, e su questo non si può discutere, Wild Samoans.  Il giovane cominciò ben presto ad allenarsi con i suoi zii, e lo faceva insieme a Samula ed a Solofa, due che esattamente come lui debutteranno nella World Wrestling Federation nei primi anni novanta, diventando famosi, seppur non leggendari, come gli Headshrinkers, Samu e Fatu, figli rispettivamente dello zio Afa e della zia Elevera. Un Fatu, fra l’altro, che poi singolarmente passerà per la Gimmick di The Sultan e finirà a diventare importante, più o meno, con il nome di Rikishi, dando i natali, oltretutto, a Joshua e Jonathan, i fratelli Usos.

La mole di Rodney e le conoscenze degli zii, attirano immediatamente l’attenzione di diversi Promoter in ogni angolo del mondo, dal Messico al Giappone, dal Canada agli Stati Uniti, finalmente. Quegli Stati Uniti che inizialmente sono molto diversi da quello che saranno per Rodney, che samoano è, e come samoano combatterà, fino a quel fatidico 1992, anno nel quale Vince McMahon, decise di chiamarlo.

Inizialmente The Great Kokina, o Kokina Maximus, queste le sue prime Gimmick, arriva nella WWF con l’intenzione di unirsi al Tag Team di Fatu e Samoan Savage, i futuri Rikishi e Tama Tonga, ma dopo il debutto in un House Show tutto viene accantonato e per lui, la compagnia di Stamford, ha in mente una nuova dimensione, una cosa completamente diversa da ciò che aveva sempre immaginato: Yokozuna. Lo Yokozuna è il massimo grado per un lottatore di sumo, la cintura nera della disciplina. Questo sarà Rodney Anoa’i, un lottatore di sumo giapponese, il migliore della sua stirpe. Peccato che la WWF non sa guardarsi intorno benissimo, cosi da non saper rappresentare davvero lo Yokozuna nella sua forma, ma questa, senza ombra di dubbio, sarà la più grande fortuna della vita di Rodner Anoa’i.

Si presenta sul Ring con una bandiera giapponese Yokozuna, accompagnato da un maestro, un giapponese vero, una leggenda del Pro Wrestling che tanto ha dato alla WWF e non solo, Mr Fuji. La scalata al successo di Yokozuna è paragonabile oggi, soltanto a quella di Brock Lesnar. Un giovane lottatore che arriva, conquista pubblico e critica, oltre che il grande capo, vince tutto alla prima occasione, come la Royal Rumble ed il titolo del mondo, e lascia inevitabilmente il segno, diventando proprio come Brock Lesnar, il più giovane campione della storia della compagnia.

Fu un successo. Yokozuna era amato ed odiato da tutti, amato per le sue capacità In Ring, notevolissime per un lottatore di quella mole, per la particolarità del suo personaggio e per il suo modo di spezzare ogni schema in pochi mesi. Odiato perché sapeva porsi benissimo in contrapposizione contro i grandi eroi americani, e non solo, dell’epoca, Bret Hart, Hulk Hogan, Lex Luger, Macho Man Randy Savage. Insomma una stella nuova e brillante nel firmamento dell’Era Gimmick.

Come tutte le stelle però, prima o poi destinato a spegnersi.

Ma il problema non è tanto quello di spegnersi, ci sono tanti modi per farlo. Il problema è che il Pro Wrestling però spesso, troppo spesso, ti spegne e basta. Senza possibilità di appello. Senza cassazione divina. Ti spegni. Punto.

Lo stesso successe al buon Rodney, un ragazzo amato dai colleghi ed apprezzato nella sua vita privata. Dopo aver lasciato la WWF cominciò a muoversi fra i circuiti indipendenti, ricorrendo sempre, si dice, il modo di ingrassare per superare record, e poi dimagrire per cercare di  mantenersi in salute. Un gioco pericoloso, che vista la sua obesità praticamente sempre presente nella sua vita, ha portato i fluidi del suo corpo a lubrificare molto male lo stesso. Rodney “Yokozuna” Anoa’i, muore il 23 Ottobre del 2000 a Liverpool, in Inghilterra, nella sua camera d’albergo, durante un Tour europeo che lo avrebbe visto combattere in diverse sedi.

Nessuna droga, nessun farmaco, nessun abuso. Il suo vizio fu vivere. Yoko muore perché ha cercato di somigliare il più possibile a quel modello che gli aveva portato la gloria, di assomigliargli sempre di più, finendo come nella maggior parte di questi casi per esagerare, trasformando la plastica del suo corpo che avrebbe dovuto renderlo più “bello”, in un mostro dal quale non poté più liberarsi. Yokozuna è stato per me nei primi anni novanta, un nemico simbolico, un cattivo da odiare, ma un fenomeno da ammirare. Proprio come tutto il pubblico dell’epoca, non potevo fare a meno di odiarlo per la sua attitudine, ma non potevo fare a meno di amarlo per la sua fenomenale diversità, per la sua incredibile qualità e per il suo grandioso modo di essere unico.