La lista dei nomi che entreranno nella Hall of Fame della WWE dovrebbe essere ormai completa. Goldberg guiderà la ciurma, i Dudley Boys faranno da Enforcer mentre Ivory sarà la quota rosa. Nelle retrovie Jeff Jarrett; Kid Rock poi sarà la celebrità e Jarrius “JJ” Robertson riceverà il Warrior Award. Poi, in mezzo a tutti loro, un nome che nella World Wrestling Entertainment di oggi conoscono in pochi: Hillbilly Jim.
James Morris è il suo vero nome. Non ha mai vinto un titolo nella World Wrestling Federation, non ha mai vinto nulla. Di lui possiamo dire che è entrato una volta nella lista dei 500 migliori nomi del Pro Wrestling Illustrated, era il 2003, a fine carriera, ed era vicino alla 300esima posizione. Allora perché la WWE dovrebbe dargli l’onore di entrare nell’arca della gloria?
Hillbilly Jim comincia la sua carriera da Wrestler a metà anni settanata, quando nella Continental Wrestling Association di Jerry Jarrett viene presentato come Harley Davidson, uno di quei nomi che nell’ambiente, in quegli anni, categorizzava come uno dei tanti in una delle tante Gimmick stereotipate, Gimmick da americano medio. Poi gli hanno affibbiato il cognome “Rhodes”, perché somigliava, dicono, al compianto Dusty.
La sua identità vera, Hillbilly Jim, l’ha però trovata quando ha debuttato nella WWF. Interpretava un fan che aveva il sogno di diventare un Professional Wrestler. Dopo essersi fatto vedere fra il pubblico in diverse occasioni, decide di aiutare Hulk Hogan e sceglie proprio lui, a discapito di Roddy Piper che gli si era offerto a braccia aperte, per farsi allenare.
Hillbilly Jim diventa uno dei Face più amati dell’epoca. Un lottatore medio, francamente, ma con una grande stazza e uno di quei sorrisi che aiutano nei momenti difficili gli adulti e fanno credere ai bambini che la vita sia sempre rosa. Jim merita di entrare nell’arca della gloria della World Wrestling Entertainment? Si. E’ uno di quei personaggi che si ricordano, aldilà della tecnica, dei titoli, delle vittoria, con affetto. Affetto per quei momenti dolci che ha saputo regalare. Perché ha impersonato l’uomo semplice che realizza la sua vita.
Scrivere un articolo su un Wrestler come lui non è facile, perché non è facile, davvero, trovare spunti, agganci, ricordare i successi. Ma diventa facile se lo si paragona a quei lottatori che nella nostra infanzia ci hanno fatto innamorare di un mondo e che ricordiamo, aldilà dell’alcol, delle droghe o degli arresti, per i momenti felici nei quali ci siamo avvicinati a loro.
Hillbilly Jim è l’omone buono che non si arrabbia mai, ma quando si arrabbia fa piazza pulita dei cattivi. E’ giusto che sia ricordato e onorato, come è stato giusto che fosse onorato Koko B Ware. Non bisogna per forza essere super campioni, super tecnici, super carismatici. A volte, per le nostre menti, per la nostra esperienza, bastano i ricordi di una vita vissuta a rincorrere un gioco spesso inaccessibile, ma sempre vitalizzante, luminoso, conosciuto al caldo di mattinate senza scuola, senza lavoro, con il profumo dell’infanzia, o della giovinezza, a riempire la testa di belle sensazioni, da lui stesso create.
Auguri a Hillbilly Jim, uno dei tanti giganti buoni che hanno colorato la nostra esperienza e il nostro cuore.