Nel 1959 il Wrestling era una cosa molto semplice. Si saliva sul Ring, ci si accapigliava al proprio avversario, si vincevano i Match, si perdevano, qualche volta si conquistava una cintura, qualche altra volta no. Era un modo di vivere con il quale si doveva fare i conti nella maggior parte dei casi, perché nella maggior parte dei casi non avevi la stoffa e il talento per poter diventare un nome altisonante. Si viveva alla giornata e spesso nemmeno quello.
Era un Wrestling diverso, quello del 1959, anche per i fan. Non c’erano i problemi mentali che ci sono oggi, non si ragionava su quello che una compagnia voleva, su quello che un contratto prevedeva, su ciò che internet riportava. Il legame fra Wrestler e fan era molto più distaccato, molto più acerbo, molto più distante.
Insomma era un’altra era, un altro modo di rapportarsi a un prodotto ancora misterioso. Era proprio per questo che spesso diventare un Pro Wrestler era difficile, lo era molto di più. Si era ridicolizzati parecchio, confronto all’era moderna. Un lottatore era visto soltanto come un fenomeno strano, come uno che l’unica cosa che aveva avuto da madre natura era un fisico, spesso una mostruosità, con la quale guadagnarsi qualche soldo per portare avanti la sua lurida vita, senza un briciolo di cervello, senza un briciolo di capacità che non fossero l’essere dei bruti.
Il 1959 però era anche l’anno nel quale, uno di questi “bruti senza cervello” calcava per la prima volta un Ring dopo essersi allenato fra le corde di un certo Barba Roja, uno che solo dal nome faceva sollevare le corna delle labbra alla maggior parte della gente. Un portoricano che si chiama come un imperatore, che cosa strana, che cosa ridicola.
Barba Roja costruì un allievo che, nel giro di dodici, tredici anni, avrebbe scritto il suo nome in quello che sarebbe diventato l’albo d’oro più importante della storia del Professional Wrestling, e non solo in quello. Barba Roja diede i natali sportivi a Pedro Morales.
Pedro Morales è un nome nascosto fra gli anfratti degli Show moderni, uno di quelli che vengono menzionati, che si conoscono di nome, ma che troppe poche volte non si va a guardare. Troppo poche volte si prende la briga e il tempo per cercare di capire chi davvero fosse, cosa davvero avesse significato. E’ vero, in molti sanno che è un Hall of Famer della WWE, ma in pochi sanno che è stato uno dei primi ad entrarci, nel 1995, tanto era considerato importante. In molti sanno che ha vinto il titolo WWWF nel 1971 battendo Ivan Koloff, ma in pochi sanno che l’eredità che prese non fu in realtà quella del “russo”, ma quella di una leggenda, la più grande leggenda di sempre, Bruno Sammartino, mica poco.
Pedro Morales è senza ombra di dubbio il più influente e leggendario Wrestler della storia di Porto Rico, come è un Wrestler influente e leggendario nell’ambiente tutto. Ha saputo catturare l’immaginario delle folle quando davvero in pochi riuscivano a farlo, lo ha fatto prendendo il posto di uno che aveva incarnato un modo di vivere che prevedeva stracciare le difficoltà e portare a termine la propria rivalsa. Lontano da casa, lontano da tutto, ha trasformato il suo intorno, proprio come Bruno Sammartino, nel più familiare dei luoghi e degli ambienti, una cosa che non ti viene bene, se oltre ad essere un grande atleta, non sei anche un grande uomo.
E poi ha vinto il titolo della World Wide Wrestling Federation, l’8 febbraio del 1971, tenendolo per quasi tre anni. Difendendolo per quasi tre anni. Portandosi sulle spalle una compagnia per quasi tre anni. Non è il regno più lungo della storia, ma rimane l’attestato di importanza più grande che il nostro mondo possa avergli dato.
Nel 1995 arriva la Hall of Fame, in un’epoca nella quale la Hall of Fame non era quella di oggi. Non era un appuntamento imprescindibile il weekend di Wrestlemania, non era una cosa sulla quale si guadagnavano bei soldi. Era una cosa, prima di tutto e su tutto, per riconoscere agli atleti la loro grandezza, come André The Giant, come Antonino Rocca, come George Steele. Pedro Morales fu introdotto in un’arca della gloria che ancora non pullulava di nomi, ma che esplodeva di importanza e di un vero sentimento di gratitudine.
E’ poi, purtroppo, arriva la morte, il 12 febbraio del 2019, all’età di 76 anni. Un’età, questa, che è tristemente alta per un Wrestler, ma che comunque sempre prematura per un uomo. Pedro Morales se ne va lasciando una grande eredità. Se ne va lasciando il ricordo di uno dei capostipiti del movimento, di uno di quelli che nel bene e nel male, ha assistito all’inizio del Wrestling come lo conosciamo oggi, ha sofferto e goduto dei problemi e delle gioie dell’epoca, ha battuto la terra attorno a lui per lasciare e per lasciarci, un terreno sgombro da insenature insidiose, sassi pericolanti e buche nascoste.
Grazie anche a te, Pedro..