Ho visto lo speciale del WWE Network, quello sulla storia di Nigel McGuinnes. Ho ascoltato cose che conoscevo, una storia sentita e risentita. Ho catturato immagini che avevo solo potuto creare nella mia mente, ho rivisto certi momenti indimenticabili, esageratamente esaltanti, di uno dei Wrestler migliori che abbia calcato un Ring negli ultimi vent’anni. Quasi tutto roba vecchia, insomma.

 

Quello che però ho visto di nuovo, ciò che mi ha colpito maggiormente, è il dramma. Non tanto perché un uomo si è scontrato ripetutamente contro gli inconvenienti della vita, ma perché questo dramma, purtroppo, è passato sotto pelle. E’ stato come un tuono ovattato da un cuscino schiacciato nelle orecchie. Quelle orecchie siamo noi, quel tuono sono gli avvenimenti, il cuscino è tutto il resto.

Già perché noi, io compreso, siamo tanto bravi a celebrare gioie e dolori dei Wrestler che vivono e hanno vissuto sulla cresta dell’onda. Ho speso anni a cercare di riportare a galla storie vecchie, di uomini ai quali il palcoscenico non aveva dato abbastanza. Ci ho provato e ci provo. E allora mi chiedo perché, nonostante la stima che provassi per Nigel, io non mi sia mai fermato ad analizzare l’uomo, quello che c’era dietro una maschera di invincibilità flebile quanto una foglia secca, di quelle che se sfiori si frantumano.

Perché sono bravo, ripeto, a celebrare chi è sotto le luci della ribalta. Forse sono duro con me stesso, forse non mi merito questa autoaccusa, però, cercando di portare avanti questa passione con l’animo di chi non vuole guardare solo alla facciata, non sono mai contento. Sono arrabbiato invece, di non aver pensato prima, a fondo, che qualcosa doveva essere detto. Raccontato.

Perché quando a ritirarsi è stato Edge, ci sono state lacrime amare. Quando a ritirarsi è stato Daniel Bryan, le lacrime sono state velenose. Per Nigel no. Nessuno ha pensato a Nigel, nemmeno io.

E deve essere stata dura, maledizione se deve esserlo stata. E’ più facile, seppur comunque doloroso, quando intorno a te hai un’intera compagnia, decine di migliaia di fan e una famiglia che non fa che parlare di te con tutti. E’ più facile, seppur comunque doloroso, quando puoi approfittare del tuo dolore per reinventarti, spinto e aiutato dal denaro.

Nigel, però, non aveva quel denaro. Quel denaro che non gli ha potuto far prendere un treno che nella sua vita, davvero, è passato soltanto una volta. Nigel neppure, aveva decine di migliaia di fan pronti a sostenerlo e a cantare il suo nome in ogni Arena, anche quando lui non c’era. Nigel non aveva il modo di approfittare della sua disgrazia per attirare su di se l’attenzione e reinventarsi.

L’unica cosa che aveva era una terribile sensazione di fallimento. Nigel era solo quando, lacrime agli occhi, ha visto il suo compagno e amico di una vita diventare campione del mondo della WWE, in un vortice di sensazioni forti quanto infide, ciò che più di tutto rappresentano un angelo sulla tua spalla e un diavolo sull’altra. Sono sicuro che in quel momento ha amato e odiato Daniel Bryan. Ha amato e odiato la WWE. Ha amato e odiato la TNA. Ha amato in maniera cosi forte da non poter anche odiare allo stesso modo.

Gli restava soltanto una cosa, la sua Ring of Honor.

Proprio li è tornato, sacco in spalla e muscoli in meno. Ha deciso, seppur in piccolo, di reinventarsi anche lui, mettendo un punto esclamativo alla parola forza. Ha parlato, è stato capito ed è stato aiutato.

Oggi Nigel McGuinnes è un ottimo commentatore, a quanto si dice rimane il grande uomo che già era. Oggi Nigel McGuinness sta vivendo la sua riscossa, anche se nel suo cuore, forse nel punto più oscuro, continua ad amare e a odiare con una potenza impensabile. Perché anche se sei rispettato e apprezzato da tutti, vivi con la costante sensazione che qualcosa non sia al suo posto, se quel rispetto non arriva per ciò che tu hai sempre fatto e voluto fare. Il Pro Wrestler.

E se pensi, dentro di te, che a fare il Pro Wrestler eri maledettamente bravo, allora il dolore non sparirà mai.

Buona fortuna a Nigel, e speriamo che tutta quell’energia negativa che non può non avere dentro, anche se nascosta, sbocci un giorno in maniera che la sua stella torni a brillare alta nel cielo, soprattutto adesso che anche il suo compagno di una vita ce l’ha fatta a sconfiggere il destino. Si accontenterà ancora una volta di arrivare dietro di lui, questo è vero, ma sarebbe comunque una grande riscossa anche solo arrivare.