Cari Lettori, le ultime due settimane di wrestling non ci hanno offerto particolari spunti di discussione per quanto attiene ai pesi leggeri.
Ciò mi consente di allontanarmi dalla quotidianità del wrestling lottato, per estendere ed allargare il campo d’indagine ad un argomento di più ampio respiro.Come ogni ragionamento che si rispetti, tutto parte con una domanda:
“Perché i cruiserweight non attirano più l’attenzione del pubblico?“
Per rispondere a questo quesito, occorre svolgere una piccola premessa di fondo.
E’ essenziale precisare, infatti, che, ai tempi della Monday Night War, i pesi leggeri furono uno dei tratti distintivi che permise a quella WCW di scalzare, seppur brevemente, il primato di casa Stamford.
La divisione cruiserweight, formata dai vari Guerrero, Malenko e Jericho, era in grado di portare in scena dei match dall’alto tasso tecnico, radicalmente diversi, per stile e tipologia di manovre, da quanto si vedeva fare dai pesi massimi (o presunti tali).
Questo distinguo, unitamente al fiorire di personalità rilevanti comi i citati Guerrero e Jericho, permise alla categoria di ritagliarsi uno spazio rilevante nella card.
Le cose non cambiarono poi tanto con la morte della WCW e il trasferimento della divisione pesi leggeri in quel della WWE. Sarà facile per molti di voi, infatti, richiamare alla mente la rilevante differenza, nei primi anni del 2000, tra i match dei pesi leggeri e quelli dei massimi.
Ora, nel corso del tempo, con la naturale evoluzione della disciplina, unitamente ad un cambio radicale della fisicità degli atleti, questa differenza qualitativa e stilistica si è andata, via via, assottigliandosi.
Attualmente, questa linea di demarcazione tecnica risulta essere (oserei dire) del tutto sparita. Come prima accennato, l’evoluzione tecnica, che ha trovato nelle indies il suo bacino fertile, ha condotto molti pesi medio-massimi a riuscire ad eseguire le manovre che prima erano ad appannaggio dei soli pesi leggeri.
Giusto per fare qualche esempio, i vari Keith Lee e Brian Cage sono dei pesi massimi (se non super massimi) in grado di eseguire manovre aree e salti dalle corde degni dei migliori atleti più leggeri; per non parlare dei vari Rollins e Black, dei veri “pacchetti completi” dal punto di vista del lottato, in grado di eseguire quasi la totalità delle manovre del panorama attuale.
Orbene, va da sé come, con questo (opportuno) livellamento tecnico verso l’altro i pesi leggeri, da prima latori unici di spettacolarità, abbiano perso una buona parte della loro attrattiva.
Attenzione!
Non mi sto dispiacendo di questa circostanza, mi limito, da semplice cronista, ad esaminare e descrivere un fenomeno che credo, tuttavia, inevitabile e connaturale alla disciplina, con qualche doverosa eccezione.
Infatti, senza cadere in una limitazione anacronistica del parco mosse degli atleti, credo che via sia ancora la necessità di proteggere qualche manovra (rectius: spot) da riservare unicamente (o quasi) ai pesi leggeri.
Porto un esempio recente, fra i tanti: la canadian destroyer.
E’ notizia di poche ore fa che anche il suo creatore, Petey Williams, si sia lamentato per l’uso massiccio della manovra, soprattutto nei ring di NXT e AEW.
Ora, al netto della perdita evidente di impatto di una manovra che da eccezionale passa a comune (passaggio inevitabile vedasi DDT e Codebreaker), ormai la si vede eseguire da chiunque, pesi leggeri e non;nell’ultima puntata di Dynamite, perfino Dustin Rhodes ha fatto ricorso alla stessa.
Orbene, il flip piledriver (o canadian destoyer che dir si voglia…) è il paradigma della mossa che un peso “non-leggero” non dovrebbe mai utilizzare, riservandola all’arsenale, maggiormente spettacolare, dei colleghi meno pesanti.
Ciò, come prima si accennava, al fine di creare un distinguo necessario di stile e dinamiche tra pesi massimi e leggeri, al fine di permettere a tutti di trovare la propria dimensione sul ring.
Lascio a Voi, ora, ragionare su questo particolare profilo e dire se siete d’accordo con me o, al contrario, in totale disaccordo.
Interessato a conoscere la vostra opinione, vi do appuntamento tra due settimane,
Claudio