Kazuchika Okada è oggi il migliore wrestler al mondo. Dopo aver visto le performance della New Japan Cup di quest’anno, posso affermare con una certa sicurezza che ha messo una certa distanza tra lui e buona parte dei top name. Con un Omega fermo da gennaio, Tanahashi e Naito lievemente appannati, questa domenica abbiamo avuto la conferma che Okada ha iniziato nuovamente a macinare prestazioni maiuscole.
Lo stesso lottatore che ha vissuto un 2018, tolta la meraviglia di Dominion, in maniera un po’ svogliata, forse demotivato, forse bisognoso di staccare mentalmente da un personaggio che lo aveva sfiancato psicologicamente.
Ho sinceramente avuto paura che dopo molti anni al massimo, si fosse adagiato, come in molti altri sport può capitare, un campione che, dopo che da giovanissimo aveva espresso tutto il suo potenziale, non riuscisse a dare continuità nella completezza della sua carriera e invece no. Invece Kazuchika Okada è una fottuta macchina da wrestling, con un talento naturale nel rendere credibile qualunque avversario e un perfetto equilibrio psicofisico nel quadrato.
Uno dei lati che più mi affascina del puroresu è la sua capacità di raccontare storie di sport, prima ancora che di sport spettacolo, storie agoniche fatte di vero sangue, vero sudore e vere lacrime: Il sangue del match contro Ishii, il sudore della finale contro SANADA e le lacrime della “benedizione” di Shibata.Okada è stato la stella più luminosa in un torneo che ci ha regalato tantissimi momenti importanti, orchestrato in maniera praticamente perfetta dal booking. Un torneo che ci ha trasmesso un messaggio molto forte: per chi avesse paura che perdendo Kenny Omega potessimo andare in crisi, guardatevi questi incontri. Se lo scorso anno lo sbocco del vincitore era Sakura Genesis, quest’anno è il palcoscenico del Madison Square Garden. E seppur dispiaciuto per il passo indietro di SANADA in finale, sfido chiunque a contestare in quest’ottica la magistrale vittoria di Okada.
Questo Okada, in questo stato di forma fisico e soprattutto mentale è il miglior poster boy della compagnia; un campione costruito in anni, che incarna totalmente i fondamenti del ruvido puroresu di una volta e ha il dono naturale di essere un lottatore modernissimo.
Se dovessi immaginare una ipotetica top 100 delle migliori performance della storia del wrestling, il mese di marzo 2019 di Okada, lo inserirei senza alcun dubbio. Come il mondiale ‘86 di Maradona o una qualsiasi prestazione fuori scala per un periodo consecutivo di giorni, abbiamo assistito ad un allineamento di pianeti che ci ha reso la dimensione completa di questo campione.
Oltre al ritorno del vero Rainmaker, la NJ Cup di quest’anno di dice che SANADA è pronto e la dirigenza di crede; sono convinto che senza il Madison Square Garden questo sarebbe stato il suo anno e Okada tenuto in ghiaccio per Dominion. Ho sempre detto quanto questo ragazzo fosse il prossimo top name da creare in casa della New Japan e conoscevo bene le sue capacità, ma la maturità mostrata nei due match finali del torneo mi ha stupito positivamente. Si è migliorato drasticamente sui movimenti basilari, in cui a volte sembrava essere troppo ingessato e ha lavorato al meglio per limare molti difetti.
Ma più ancora in generale si è assistito al miglior stato di salute possibile del roster, questa New Japan Cup ci restituisce tantissima fiducia e certezze, dall’undercard al main event. Ancora da registrare qualcosa nel Bullet Club, ma di questo tornerò a parlarne presto.