Sembrerà strano, ma in tanti posti in giro per il mondo, il Professional Wrestling è nato in maniera indipendente. Ogni paese, ogni cultura, hanno sviluppato uno stile diverso di lotta, di intrattenimento. La disciplina nasce e si trasforma pian piano in qualcosa di sempre più simile alle sue corrispettive attività in altri luoghi. Le radici però sono, spesso, profondamente diverse. Come le radici lo è anche il pubblico, che a quelle radici si rifà nel proprio stile di vita e nel proprio modo di vedere le cose.

Proprio per questo, nel corso della storia, diversi tipi di pubblico si sono approcciati alla disciplina in maniera diversa. Dai tranquilli e pacati giapponesi, agli scalmanati americani, ai coloriti messicani. In certi altri luoghi però, dove il Wrestling non è nato parallelamente al resto, ma è arrivato trasportato da un’onda internazionale, il pubblico non ha sempre capito con esattezza che cosa stava vedendo. Sto parlando della Repubblica Domenicana, o del Nepal, posti nei quali le rivolte hanno preso lo spazio di quello che avrebbe dovuto essere soltanto uno spettacolo.

Se però pensate che questo tipo di avvenimenti siano da attribuire soltanto a culture lontane dal Pro Wrestling e non cresciute parallelamente ad esso, vi sbagliate. Anche nei cosiddetti “paesi nativi”, a volte, l’animo umano,turbolento e talvolta stupido, ha messo a rischio non solo singoli Show, ma anche l’esistenza stessa di una disciplina che oggi noi adoriamo e per la quale facciamo nottate svegli e restiamo ore ed ore davanti alla TV.

Un caso in particolare è datato 19 novembre 1957, e non stiamo parlando di uni Show in qualche sobborgo di Città del Messico, o di una palestra adibita ad Arena alla base delle montagne del Colorado. No. Stiamo parlando di New York City. Stiamo parlando del Madison Square Garden.

E’ difficile, ad oggi, riuscire a capire il perché del caos. Se si cerca in rete si trovano versioni contrastanti. Qualcuno parla del risultato del Match, qualcuno di una semplice escalation di violenza, con uomini trasformati in animali infuriati all’odore del sangue. Altri di una rissa scatenatasi per motivi legati alla criminalità dell’epoca nella grande mela. Ciò che però importa, aldilà dei motivi, è che quell’evento ha rischiato di cancellare il Wrestling non solo dalla città di New York, ma anche dallo stato omonimo e, in larga scala, ha rischiato di scatenare una reazione a catena che, agli albori del Wrestling moderno, avrebbero anche potuto tarpare per sempre le ali allo spettacolo nel quale poi, quel tipo di Wrestling, si è sviluppato.

Il Match era di coppia, poco prima della rivolta. Antonino Rocca, annunciato al tempo come Argentina Rocca, e Eddie Carpentier, avevano appena sconfitto Dick the Bruiser e Jerry Graham. Dopo la vittoria, Rocca e il suo compagno uscirono dal Ring restando sull’Apron e alzando le braccia al cielo mentre la folla festeggiava per la vittoria dei propri beniamini. Non è chiaro se i rivoltosi partirono da qui, o se da un’altra parte dello storico palazzetto, nel quale, a quanto si suppone o si è supposto da qualcuno, un gruppo di fan di Chicago non era cosi contento del risultato. Bisogna precisare, infatti, che Dick The Bruiser per l’occasione fu presentato come Dick Afflis of Chicago. Non è chiaro nemmeno se, invece, fu l’eccitazione per la vittoria a dare ai rivoltosi la forza per tirare fuori il peggio dei loro caratteri. Non chiaro poi, come già detto prima, se i motivi fossero in realtà altri e, il Match di Wrestling, non fu che la scusa per scatenare il caos.

Quello che le autorità considerarono come verità, fu che sia Antonino Rocca che Eddie Carpentier, sia Dick the Bruiser che Jerry Graham, erano colpevoli di aver aizzato la folla e furono multati per questo. Antonino Rocca fu sanzionato più di tutti, con $ 1000 di multa. $ 500 per Dick The Bruiser e $ 200 e $100 rispettivamente per Jerry Graham e Eddie Carpenter. Fortunatamente nessuno dei Wrestler fu sospeso nonostante dei 30 poliziotti coinvolti ben 3 rimasero feriti nelle colluttazioni.

Sia la commissione atletica dello stato di New York sia la direzione del Madison Square Garden condannarono con forza gli avvenimenti e la prima cancellò uno Show in programma dieci giorni dopo. Fu, infine, aperta un’inchiesta per capire se fosse il caso di cancellare per sempre il Pro Wrestling dallo stato e strappare tutte le licenze attive, un qualcosa che, di li a poco, avrebbe potuto vedere i detrattori della disciplina negli altri stati andare dietro al governatore di New York e mettere fine, potenzialmente, per lo meno allo sviluppo del movimento che oggi vediamo ogni giorno in TV, PC, Tablet, ecc.

Insomma, come sempre, una storia che può insegnare qualcosa. In primis, che a volte ci si trova in un bivio senza volerlo, e anche chi vuole bene a qualcosa, può doverlo abbandonare per colpe non sue. Fortunatamente la storia è andata diversamente e oggi possiamo godere del nostro amato Professional Wrestling. In secundis, e mi sembra la cosa più importante, si capisce da questa storia come la madre degli imbecilli partorisca indistintamente in Nord America come in Medio Oriente, in India come con in Sud America, in Africa come in Europa. Probabilmente qui c’è un’aggravante, perché il Pro Wrestling era già conosciuto, capito e dello stesso si conoscevano le regole, scritte e non. Ma la verità è che queste cose possono sempre succedere, una scintilla può far scoppiare l’incendio, e poco è mancato quando Roman Reigns vinse la Royal Rumble del 2015.

Dobbiamo sempre mantenere alta la guardia. Dobbiamo sempre essere i primi difensori del nostro amato spettacolo. Difensori che lo proteggono da chi vuole distruggerlo dall’interno con azioni che possono scatenare chi, all’esterno, non aspetta altro che qualcosa di cui nutrirsi per metterci, definitivamente, fuori gioco.