Quando si pensa al mondo che ci circonda al giorno d’oggi, una delle cose alla quale la maggior parte della gente fa maggior riferimento, soprattutto nelle menti non esattamente adatte a ragionamenti filosofici, è il gossip. Il gossip, definizione giornalistica per rappresentare il pure e semplice pettegolezzo portato alla luce dai paparazzi di tutto il mondo, è un motore che genere centinaia di milioni in tutto il globo, ma non solo. Il gossip genera così tanti soldi perché in principio, prima del denaro, genera curiosità. A chi non piace, anche in minima parte, farsi gli affari degli altri?
Il mondo del Pro Wrestling non fa eccezione. Oggi come ieri, le notizie sui fidanzamenti, matrimoni, rotture, divorzi, e chi più ne ha più ne metta, sono all’ordine del giorno. Le compagnie, WWE in primis, non lesinano poi di attirare l’attenzione con storie di gossip anche inventate, in pieno stile Wrestling, come per esempio il triangolo fra Lana, Rusev e Bobby Lashley, o l’attuale discordia fra Lacey Evans e Charlotte Flair, generato dall’avvicinamento della prima al padre della seconda.
C’è stata un’occasione però, anni fa, che possiamo definire un’eccezione. Un’eccezione perché arrivò come un fulmine a ciel sereno e irruppe nelle case di chi stava guardando, soprattutto in una, distruggendo anni di relazione. E’ un qualcosa che successe nel bel mezzo di una guerra. Una guerra che porterà al famigerato Screwjob di Montreal. La guerra fra l’Hit Man, Bret Hart, e l’Heartbreak Kid, Shawn Michaels.
Diciamo la verità, se qualcuno avesse ancora dubbi, se li chiudessimo in una stanza da soli, Bret Hart e Shawn Michaels, probabilmente finirebbero per darsele di santa ragione. Io sono sempre diffidente dalle strette di mano On Screen arrivate dopo più di un decennio di odio reciproco. Non credo che i due parlino bene dell’altro in maniera reciproca e credo, invece, che sia stato il dio denaro a mettere tutti d’accordo.
Nel 1997, o giù di li, però, il dio denaro non riempiva soltanto le tasche di Vince McMahon e della World Wrestling Federation, ma anche quelle di un altro signor chiamato Ted Turner, proprietario, padre e padrone della World Championship Wrestling. Tutti sappiamo come finirà la storia fra i due, e tutti sappiamo, abbondantemente, che cosa sia successo in quello storico Survivor Series canadese, a Montreal. Quello che però in pochi sanno o ricordano, perché non ne hanno mai sentito parlare o perché semplicemente l’hanno rimosso, è uno dei più meschini colpi bassi che potesse essere tirato da uno dei due contendenti, forse, anche stavolta, su consiglio del “grande capo”, o su avvallo dello stesso e su consiglio del “grande amico”, lo stesso, per chiarirci, che a quanto si dice escogitò quella bella idea che fu lo Screwjob.
Sta di fatto che i Ratings contavano, e come. Oggi un Ratings bassissimo, se comparato alla storia di Raw, da la possibilità alla World Wrestling Entertainment di strappare contratti miliardari, ma all’epoca, purtroppo per loro e per chi ne pagava le conseguenze, non era così. Ebbene Shawn Michaels, reo confesso di uno stile di vita ai limiti del possibile e pentito abusante di sostanze, decise che per dare un bello strappo agli ascolti di quella sera, di quella puntata e di quel segmento, ci voleva qualcosa di importante.
Non so, in realtà, se davvero Vince ne fosse al corrente. Non so nemmeno se fu addirittura lui a consigliarlo, nessuno lo sa. Quello che so è che Bret Hart si presentò come d’accordo sullo Stage e dopo qualche scambio “innocuo”, HBK sganciò la bomba nucleare. La guerra convenzionale non era più abbastanza. Per vincere quella guerra mondiale, bisognava sparare qualche fuoco atomico dentro i confini, nella guerra civile che infiammava il Backstage della compagnia.
Fu in quegli attimi, che letteralmente cambiarono vite, che Bret Hart capì che forse era arrivato il momento di andarsene, di cambiare aria, schieramento, parte belligerante. Grazie a quella decisione arrivò lo Screwjob di Montreal, grazie a Shawn Michaels, che sbatté in faccia a Bret, e a tutti il mondo in ascolto, i Sunny Days.
I giorni di sole. Già, perché Bret, come risaputo, non era esattamente il più fedele dei mariti e la sua prima moglie Julie lo sa bene. Forse, lo seppe quel giorno. Non gli importò a HBK se Bret avesse quattro figli, non si immedesimò, nonostante anche lui avesse una famiglia. Disse con un carino gioco di parole, quanto bene fosse stato il canadese fra le braccia di Sunny, in quei mesi. Tammy Sytch, conosciuta come Sunny, WWE Hall of Famer oggi pluripregiudicata per reati di vario genere, all’epoca era il desiderio del Backstage della World Wrestling Federation e il sogno erotico del 95% degli spettatori, percentuale alta soprattutto fra gli uomini, ma non indifferente nemmeno fra le donne.
Con “The Brat Hart’s Sunny Days”, Shawn Michaels aprì un vaso di pandora che lasciò uscire i suoi segreti e spezzò il vincolo di omertà che proteggeva fino a quel momento Bret Hart e il resto dei lottatori On The Road. Poche anime uscirono dal vaso per quanto riguardava Sunny, che invece aveva sempre, alla luce di se stessa, vissuto la vita come meglio credeva senza nascondersi dietro il logo di Raw che divideva la scena dal Backstage.
Non so perché HBK arrivò fino a quel punto e non so, ripeto, se fosse un’idea sua, una trovata di qualcun altro o qualcosa venutogli sul momento. Ciò che so è che fu una vera e propria carognata. Qualcuno ha nel corse del tempo ipotizzato che si potesse trattare di gelosia, lo stesso HBK nel corso degli anni, si dice, avesse usufruito del modo di vivere spensierato, e sia chiaro, anche legittimo, di Sunny. Ma francamente, conoscendo quel HBK, per ciò che si dice e si è sempre raccontato, non credo che il motivo sia stato la gelosia. HBK era un uomo meschino all’epoca e nonostante avesse fatto lo stesso che fece Bret e nelle sue stesse condizioni, sgancio il razzo.
Bret Hart divorziò. La sua vita, in quel momento, cominciò a cadere a picco, purtroppo. Verrà fregato a Montreal e lascerà la WWF per accasarsi nella WCW, nella quale, dopo pochissimo, subirà un infortunio che metterà praticamente fine alla sua carriera. Nel percorso, la morte del fratello Owen. Un vortice di esperienze devastanti, cominciate, è un dato di fatto, quel giorno. Perché se Vince McMahon avesse pensato di più anche a Bret, almeno un po’, HBK non avrebbe avuto quel potere e non avrebbe quasi costretto, il talento canadese, a lasciare la WWF.