Per quanto l’argomento principe dello scorso Smackdown sia l’addio (non ancora ufficiale) di Jey Uso alla WWE, in queste due righe non voglio parlare di questo. Anche perché non abbiamo ancora la certezza che sia parte di una storyline o meno, per cui ogni parola spesa potrebbe essere vana, o fuori luogo. Pertanto, voglio esprimere una riflessione su quanto accaduto ad Austin Theory nel match contro Rey Mysterio, e della sua sconfitta pesante come un macigno. Theory ha perso in un colpo solo il match, il titolo, e ogni possibilità di “stint” a breve termine.

La sua rivalità con John Cena doveva essere l’endorsement ufficiale del pupillo di Vince McMahon che, come molte volte accaduto in passato, grazie alla consueta vittoria sul wrestler affermato, doveva proiettarsi nell’olimpo del Main Event. Eppure non è stato così. Il progetto di “lanciare” Theory ha iniziato a fallire già dal primo confronto verbale con il rapper di Boston. Quest’ultimo, un maestro nell’arte della distruzione verbale, ha “seppellito” Theory durante un diverbio a Raw. Questa batosta è stata impossibile da superare, neppure con la successiva vittoria nel match a Wrestlemania contro Cena, in un match scialbo e privo di mordente.

C’è chi fa risalire l’inizio del declino di Theory con la decisione di incassare il MITB per il titolo U.S., anziché per il titolo mondiale. Va detto che, in quel momento, il campione indiscusso era Roman Reigns, e un loro possibile match avrebbe avuto l’epilogo scontato a favore del Capotribù. Quindi, in qualche maniera lo si doveva incassare, e in qualche maniera doveva vincere qualcosa, per cui si è optato per un titolo “secondario”. Ma, nonostante questa piccola occasione, Theory non si è distinto né per i match né per le rivalità per quel titolo, rimanendo anonimo e, peggio ancora, inutilizzato.

La questione è che, forse, Theory non ha da dare nulla in più rispetto a ciò che ha già dato. È il classico sbruffone, dotato di ottimo fisico e di buon atletismo, che però manca un po’ di carisma e di personalità. Aveva tutto ciò che serviva per funzionare, ma nulla in più tanto per diventare una stella. Ho odiato anche la sua prima “gimmick” di ragazzo-selfie che, seppur si sposa coi tempi attuali, non ha nulla di “eclatante” da raccontare. Eppure, allora, Theory aveva un “senso”. Oggi che non gira più col cellulare in mano, ha perduto anche quello.

Forse, la scelta di fargli perdere il titolo, è stato un modo per “de-responsabilizzarlo”, facendolo ripartire da zero. Così da poter “ricostruire”, con calma e con il tempo, un personaggio che può funzionare in futuro. Oppure, può essere una vera e propria bocciatura. Fatto sta che Theory è tornato nella penombra, con nulla più da difendere e nessun palese piano per il futuro. Non credo che ciò dipenda, come sostengono molti, dall’assenza di Vince McMahon, il quale aveva una forte predilezione per il giovane atleta. Sono convinto che Theory ha mancato il centro qualche volta, e laddove si presentava una occasione imperdibile per lui, la Compagnia stessa ha fatto male i conti. Temo che a lui spettino tempi bui, e che se non viene fuori il suo carattere al più presto, o se la WWE non riuscirà a tirarlo fuori da lui, il capitolo Austin Theory potrebbe definirsi chiuso con largo anticipo. Con sommo dispiacere dell’atleta, dei fan e chissà, forse anche di Mr. McMahon.