Avete presente quando la sera, presi da un raptus proteico, hai voglia di un’intera padella di fagiolata piccante pur sapendo che il godimento gastronomico verrá seguito da una inevitabile, scabrosa punizione fisiologica dopo 8 ore di sonno assetato? Ecco, prima di scrivere questo articolo ho provato una sensazione simile, dunque se la qualitá complessiva risulterá essere paragonabile ad una fagiolata processata, abbiate un pochino di pazienza.

Gli show in Arabia Saudita sono un argomento complesso, divisivo, ma facilmente ascrivibili in una asettica logica di mercato, che poi alla fine dei conti è l’elemento di maggior importanza da prendere in considerazione quando parliamo di ditte o aziende, piccole medie o grandi che siano. La WWE guadagna, in media, decine e decine di milioni di dollari a show…avete capito bene, una cifra astronomica pari ad una consistente percentuale del guadagno annuale se consideriamo due show all’anno. E su questo aprirei una brevissima parentesi.

A volte leggo commenti che paragonano la AEW alla WWE, che una volta consolidata nell’ambito di un quinquennio potrebbe seriamente insidiare Stamford, che Vince porterá la sua azienda alla rovina, che tutto sta andando a mignotte, che DoN ha messo in chiaro che, al primo vagito, Cody e soci distruggeranno il trono di Vince e Paul. Follia.

Dal punto di vista di qualitá del prodotto complessivo, la WWE sta toccando uno dei punti piu´bassi della sua storia, è vero, ma dal punto di vista economico si registra un trend in aumento del 16% rispetto al 2017, che a sua volta ha registrato un aumento del 10% rispetto al 2016 (vi lascio dei numeri interessanti https://corporate.wwe.com/news/company-news/2019/02-07-2019). E, giusto per capirci, con l’approdo su Fox la WWE aumenterá il suo valore distributivo negli States del 360%, creando quindi un trend ulteriormente in salita. RAW e Smackdown fanno mediamente cagare e ci siamo, ma a quanto pare i numeri ci dicono anche che la WWE, come brand, non è mai stato cosí forte: tutto ció anche grazie all’accordo economico in Arabia Saudita.

Dunque direi che la motivazione per cui la WWE si sia legata con un deal decennale con l’Arabia Saudita sia ben chiara a tutti, non serve un rabdomante per trovare lo scopo nascosto dietro questi show in questa parte cosí diplomaticamente delicata del mondo. Ma al di là del chiaro fattore economico, vi sono numerosi aspetti decisamente poco piacevoli che costringono spesso e volentieri la WWE ad una serrata politica di difesa della propria immagine pubblica: innanzitutto la morte del giornalista Jamal Khashoggi, massacrato e smembrato all’interno del consolato dell’Arabia Saudita in Turchia (che ha causato un grosso turbinio anche in ambito politico negli States), passando per l’approccio al sesso femminile (solo da due anni le donne possono assistere ad eventi sportivi in Arabia, ma sempre e solo sotto la supervisione di un uomo, senza contare che la WWE ha dovuto chiedere pubblicamente scusa per un video promozionale andato in onda contenente donne in attire da wrestling) e per i rapporti politici piuttosto tesi con altre nazioni come la Siria ad esempio, motivo per il quale Owens e Zayn non hanno partecipato allo show a dispetto di un ghiotto compenso “stile Wrestlemania”. Pressioni non semplici da gestire, in breve.

A questo aggiungiamo che la qualitá media degli show risulta essere piuttosto carente, essendo in sostanza dei Super House Show contorniati ed imbellettati da petroldollari, e che il pubblico ha una percezione del wrestling in generale un tantino datata, basti pensare che il Principe Saudita avrebbe voluto Yokozuna a tutti costi della Greatest Royal Rumble e la WWE per compiacerlo, purtroppo attualmente ancora non in grado di riportare in vita un wrestler deceduto 18 anni prima, ha fatto entrare nella rumble tale Hiroki Sumi, un Campione di Sumo vagamente somigliante al compianto lottatore samoano. Cioè, rendiamoci un attimo conto della cosa: la WWE ha fatto entrare un panzuto lottatore fingendo che fosse un altro panzuto lottatore deceduto per compiacere una sola persona. Ok.

Ma questo è il minimo. Quando si parla di wrester e soldi non vi è mai una linea che non possa essere attraversata, in genere dipende solo ed esclusivamente dal prezzo indicato: chiunque, e dico chiunque nel wrestling puó essere costretto a fare qualunque cosa, dipende solo ed esclusivamente dal numero in busta paga. A Shawn Michaels sono stati offerti ben 3 milioni di dollari per venir meno alla sua promessa di ritiro: non lo biasimo, io per molto meno mi farei calpestare sui cojones da uno gnu. Tuttavia la scena in cui ho visto i Brothers of Destruction contrapporsi alla DX, sostanzialmente 3 ex wrestler e mezzo adoperarsi in una serie di spot pericolosissimi, stupidi, è stata una delle esperienze maggiormente negative legate al wrestling, una vera e propria prostituzione, seppur di lusso, di un prodotto giá di per se in vendita. HBK è il mio wrestler preferito di tutti i tempi, il match con Angle è il mio match perfetto (WM21), la serie di incontri con Taker ha dato uno spessore alla streak che prima non c’era…e vederlo cosí, come una scimmia danzante, mi ha fatto male. Avrei fatto lo stesso se non peggio, ripeto, ma fa male lo stesso…eppure il fondo non era ancora stato toccato.

A Super Showdown è andata in scena un match, per tristezza, paragonabile al notorio match di Victory Road tra Sting e Jeff Hardy (“sbronzo e strafatto”, per citare KingHunter). Nel Main Event due icone del wrestling degli anni 90/2000, Taker e Goldberg, si sono scontrati in Arabia Saudita:106 anni e 4 milioni di dollari in due, per uno dei match peggiori della storia, nonostante l’inizio.

Perché, nei primi due o tre minuti, ho pensato che le cose stessero andando almeno verso l’indolore. Spear immediata, fase di lotta a terra con prese di sottomissione, tutto molto safe ed improntato sullo storytelling…sino alla testata di Goldberg contro il paletto (a mio avviso volontaria, proprio per sanguinare, il buon Bill non è poco avvezzo a queste genialate) ed al relativo disastro susseguente. Jackhammer e Tombstone assestate praticamente sui vicendevoli colli di due persone di mezza etá, una fase di reversing risibile e la chokeslam peggiore della storia del wrestling per chiudere un vero e proprio capolavoro tragico. Ed il problema non è tanto la qualitá complessiva, atroce ma comunque dimenticabile, quanto il rischio concreto di vedere uno dei due contendenti, se non entrambi, seriamente lesi.

Uno spettacolo triste, difficile da guardare al punto da pensare “ma anche per due milioni, ne vale la pena?”. Non sono nessuno per giudicare, ma la WWE forse dovrebbe trovare una soluzione di mezzo tra lo starpower cieco e la salute dei suoi lottatori, dovendo andare in Arabia per altri 8 anni come minimo: se il trend degli ultimi due show dovesse continuare, la situazione potrebbe ad un certo punto diventare effettivamente sconcertante.