Qualche settimana fa, durante una visita a casa dei miei genitori, mio padre arriva tutto contento e mi porge due pagine di giornale, dicendomi “ho trovato questo articolo che parla di wrestling e te l’ho tenuto da parte!”, esclama, evidentemente soddisfatto di sé, io, piuttosto perplessa, mi domando se non sia un ritaglio della Gazzetta riguardo uno show della WWE in Italia
Invece no: sono due intere pagine prese da uno dei suoi mensili sulle moto d’epoca (che poi, cosa ci fa un articolo sul wrestling in un mensile per appassionati di moto d’annata), che raccontano la vita di un wrestler italiano dei primi del 900 sbarcato in America in cerca di fortuna e divenuto poi, appunto, un wrestler degli anni 20-30
Ed io, leggendolo, mi sento come un lettore che si trova fra le mani il tema di prima elementare del suo scrittore preferito, come un cinefilo che scopre il filmato di una recita scolastica del suo attore preferito, mi sembra di avere fra le mani un pezzo di storia, cerco di analizzare ogni singola frase di quelle due pagine cercando di scovare ogni indizio che mi aiuti a capire come veniva vissuto il wrestling in quegli anni, com’era considerata quella disciplina, com’erano le persone che ne facevano parte, faccio il conto mentale degli anni per capire se quel wrestler potrebbe essere ancora vivo e se sarebbe disposto ad una chiacchierata tête-à-tête.
Le immagini in bianco e nero, i volti delle persone, i loro costumi, i luoghi dove si esibivano, il wrestling è decisamente cambiato, il wrestling che vediamo oggi è sicuramente diverso da quello di 20 anni fa, figuriamoci quasi 100.
Ma non illudiamoci che la nostra passione sia l’unica ad essere cambiata, tutto il mondo dello sport si è evoluto, ogni disciplina sportiva esistente ha subito variazioni nel corso degli anni
Vi faccio un esempio, che non è che sono un genio io, l’ho trovato per caso su internet: andatevi a vedere l’acrobazia con cui la campionessa russa di ginnastica artistica si è portata a casa l’oro alle Olimpiadi nel 1952 e confrontatela con l’acrobazia che ha fruttato l’oro alla campionessa dell’edizione del 2012, noterete una “leggerissima” differenza, ma proprio minima.
E non si pensi che questa evoluzione valga solo per lo sport, perché il wrestling, ricordiamolo, è sport d’intrattenimento, pensiamo al mondo del cinema allora e proviamo a ripensare ad un vecchissimo film in bianco nero che abbiamo visto su Europa7 a casa di nostra nonna durante le vacanze e confrontiamolo con un qualsiasi film che esce oggi al cinema: non cambiano solo i costumi, le ambientazioni o le tematiche, è cambiato il modo di recitare, il modo di apparire, sono cambiate le tecniche registiche (o meglio, ne sono state aggiunte di nuove a quelle già esistenti), pensate solo a quanti nastri e rulli venivano sprecati quando si girava a bobina e come oggi sia facile riempire il computer di tutti i ciack che vuoi, tanto poi con “svuota cestino” hai di nuovo la memoria piena e giù a girare di nuovo.
Tuttavia, il wrestling come lo conosciamo noi non si è limitato a evolversi, ma si è enormemente differenziato, in tutto, a seconda della nazione, a seconda della federazione, da lottatore a lottatore, ognuno, come affermato da William Regal, porta sul quadrato la propria visione del wrestling
E qui voglio esprimere un parere personale ma spero che sia condiviso dalla maggioranza di voi: per me, quando c’è un match accompagnato da una linea di copione, è wrestling. Due atleti che si sfidano in un match fatto unicamente di prese di sottomissione? È wrestling. Due atleti che non fanno mosse più complicate di una gomitata? È wrestling. Le acrobazie di Lucha Underground? Wrestling. I match con i neon, il filo spinato e il ring che esplode? Wrestling. Le gare di ballo di Fandango? È wrestling.
Ovviamente ognuno ha il suo stile preferito, ognuno ha il suo modo di interpretare la disciplina, c’è chi considera la lucha libre come un circo ambulante e chi considera i match di ultraviolence come spettacoli indecorosi per gente con seri problemi mentali, de gustibus, ma a mio avviso nessuno dovrebbe permettersi di dire che quello “non è” wrestling soltamente perché diverso da quello che piace a lui, o diverso da quello che lui ritiene sia il miglior modo di fare wrestling.
Però, c’è un però
Esistono, come ho appena scritto, un’infinità di visioni diverse riguardo a cosa sia il wrestling e in che modo esprimerlo, ognuno ritiene che il suo modo di fare sia migliore rispetto a quello degli altri, finendo per credere che il suo modo di fare sia giusto e che tutti gli altri non stiano dando una diversa interpretazione, ma stiano proprio sbagliando
Vi faccio un esempio: ho avuto modo di ascoltare la lezione di un veterano del wrestling inglese che affermava come odiasse il fatto che, quando il wrestler X butta a terra il wrestler Y, X sollevasse poi Y da terra per fargli la mossa successiva: perché lo devi tirare su? Lo hai a terra, ci sono migliaia di mosse che puoi fare su un avversario al tappeto, perché hai bisogno di tirarlo su di nuovo? E se questo si riprende? E se poi non ti riesce più buttarlo giù?
Discorso sacrosanto il suo, erano parole che venivano dalla bocca di chi aveva un’esperienza pluridecennale nel mondo del wrestling, eppure quante volte in WWE vediamo un lottatore comportarsi proprio così, sollevando l’avversario apparentemente senza motivo? Ma ci sogneremmo forse di dire che quello che vediamo in WWE non è wrestling? E se “quello” non è wrestling allora che cosa lo è? Eppure, per questo lottatore, il wrestling trasmesso ogni settimana in WWE era pieno di errori stupidi, di modi di fare che, nella sua visione del miglior modo di fare wrestling, erano sbagliati, non diversi, non alternativi al suo metodo, proprio sbagliati. E non è tutto, tali comportamenti egli li riterrà sempre sbagliati, che li veda in una federazione americana, giapponese, messicana o canadese, che li veda in un match del 1986 o del 2016, per lui sono sbagliati e sempre rimarranno sbagliati.
Andando avanti con le differenze di vedute: il realismo nel wrestling. Sembra una cosa da poco, ma c”è gente che dibatte anche su questo, anche solo sul fatto di dare ai combattimenti una parvenza minima di realismo e chi invece pensa che si possa fare di tutto, se serve ad intrattenere, tanto ormai quasi la totalità del pubblico sa che quello che vede non è un combattimento “vero”, quindi perché imporsi delle regole e delle limitazioni inutili?
È davvero così? Non esistono regole universali nel wrestling? Tutto deve essere contestualizzato nel tempo e nel luogo in cui avviene? Oppure esistono dei reali principi di base che saranno sempre giusti (o sempre sbagliati) in ogni luogo e in ogni tempo?
Per come la vedo io, penso che per qualunque federazione sia giusto darsi delle linee guida, dei principi generali su cui poi costruire i suoi show, i suoi atleti, le sue storyline
Facciamo un esempio: in Italia spesso e volentieri gli show sono seguiti da persone che si trovano a vedere il wrestling per la prima volta, oppure che magari non assistono ad uno show da mesi, va da sé che per spettacoli del genere converrebbe di più puntare su serate autoconclusive, che raccontino una storia a se stante, perché non hai uno show settimanale seguito dai fan che ti permette di sviluppare feud e storyline nel corso dei mesi, discorso simile per quelle federazioni che producono un IPPV al mese: hanno seguito, hanno la possibilità di creare dei feud, ma sanno anche che hanno a disposizione uno show al mese per l’evoluzione delle storyline, non nove ore di programmazione settimanale
E i match, perdiamo un secondo a parlare dei match: un conto, per un atleta, è esibirsi di fronte a un pubblico che ti conosce bene, che sa chi sei, che sono anni che ti segue, che ha visto una compilation di tuoi match su youtube, un conto è esibirsi alla sagra del tartufo striato davanti a persone che la parola “wrestling” non sanno nemmeno pronunciarla, con i bambini che ti chiedono se stai facendo il cosplay di Rey Mysterio e le mamme che ti guardano perplesse perché fai in giro in mutande (e spiegaglielo che è un costume, un ring gear, un ring attire, per loro mutande sono e mutande restano, attaccati)
Devi necessariamente raccontare una storia diversa, devi costruire i match in modo diverso, a seconda del tipo di pubblico che hai davanti; ecco, su questo sono d’accordo: ci sono modi di fare wrestling che sono più o meno adatti a seconda della situazione, non voglio dire giusti o sbagliati, solo adatti.
E dopo aver straparlato come mio solito, concludo dicendo che non posso che essere felice che ci siano così tanti modi di interpretare questo sport che tanto amo, sono felice di sapere che oggi un giovane con la passione del wrestling abbia la possibilità di fruire di così tante informazioni, che sia Lucha Underground, che sia la WWE, che sia NJPW, che sia la ICW, che sia la Sottoscala Championship Wrestling di cui ha solo visto un match caricato su Youtube e girato con il cellulare.
Io non mi permetterò mai di dire che un qualunque match che vedo “non è wrestling”, ma comprenderò anche che esistono persone per cui ci sono delle regole immutabili e che per loro certe cose saranno sempre sbagliate.
P.S.: Per inciso, a me è piaciuto di più Matanza vs Cage che Ricochet vs Ospray
E adesso fatevi avanti! Non vi temo!