L’anno 2000, esattamente 21 anni fa, era un periodo scottante nel mondo del Professional Wrestling. Come risaputo, da una parte c’era la sempre presente World Wrestling Federation, con la sua Era Attitude e la sua ormai sicura vittoria su quelle che potremmo considerare solo le ceneri della grande World Championship Wrestling, quella compagnia che più di chiunque altra nel corso della storia, ha impensierito, e anche seriamente, la compagina di Vince McMahon.
Mentre la WWF sfornava Show spesso discutibili che attiravano milioni di persone, la WCW, carretta tirata in quel periodo da Vince Russo, cercava di fare di tutto per riconquistare il prezioso terreno perduto. Ciò che però Russo aveva fatto nella WWF, era stato un lavoro supervisionato con attenzione, sempre e comunque, dall’altro Vince, quello buono (almeno all’epoca), mentre in quel di Atlanta nessuno filtrava i sui deliri.
Uno di questi deliri prese forma il 24 aprile di quell’anno. Ready to Rumble, film scritto e girato con il preciso intento di promuovere anche la WCW, irruppe con forza negli Show della federazione e con lui il suo protagonista: David Arquette.
La questione Arquette è stata discussa più e più volte nel corso degli anni. Qualcuno la reputa la discesa più profonda del mondo del Wrestling, altri affermano di capire le motivazioni dell’allora World Championship Wrestling, altri ancora, semplicemente, vedono in questo una delle tante idiozie fatte per tentare di attirare pubblico, Ratings e gloria perduta. Io francamente mi metto nel mezzo e non do troppo peso alla cosa perché credo che quella pubblicità avrebbe anche potuto fare bene alla compagnia di Ted Turner, ma in quel momento critico. Il problema principale è che a quel momento critico non si sarebbe mai dovuti arrivare, e ciò che li ha portati li sono stati le decine di errori precedenti.
Il 24 aprile David Arquette vince il titolo del mondo. Un titolo del mondo glorioso, pieno di storia, colmo di grandi nomi, grandi Match e scolpito nella leggenda. A parte la stupidità della stipulazione con la quale l’ha vinto, argomento del quale potremmo parlare per ore, la cosa servì effettivamente ad attirare attenzione, seppur negativa, sulla WCW. Il regno durò però 12 giorni, fu più che altro una parentesi Comedy e soprattutto fu, purtroppo per lui, il motivo dal quale scaturì una dichiarazione di guerra dei fan di Wrestling contro l’attore di Ready to Rumble.
Per anni tutti hanno sempre detto peste e corna di David Arquette. Lo hanno etichettato come la rovina del Wrestling targato WCW e il simbolo del fallimento (che fallimento non fu) della compagnia di Atlanta. David Arquette, però, non aveva tutte quelle colpe. Non era di certo lui a prendere le decisioni e non era stato di certo lui a pretendere di vincere quel Match, quella cintura, per quei 12 giorni. Arquette, probabilmente, era un vero fan, uno che ha visto l’opportunità di fare qualcosa che aveva sempre desiderato fare, sin da bambino, ma che per un motivo o per l’altro, non aveva potuto fare.
Gli anni passano e l’opinione sull’attore non cambia, come non cambia il modo di ripetere, ciclicamente, quanto schifo avesse fatto la WCW, lui e lui nella WCW. E’ stato per questo forse, che Arquette decide di dimostrare a tutti ciò che è per lui il Wrestling. Decide di dimostrare quanto lo rispetti e quanto voglia far capire a tutti la voglia di essere ricordato su un Ring da uomo, non da raccomandato incapace.
A parte una fugace apparizione a Monday Night Raw non tanto diversa da quella che fu nella WCW, David Arquette da uno strappo e per mostrare quanto prenda seriamente il Pro Wrestling, si butta nelle compagnie indipendenti e arriva al culmine il 16 novembre del 2018. Un Match per la Game Changer Wrestling. Un Match per il titolo assoluto. Un Match vero.. e mai più “vero” potremmo chiamarlo.
David Arquette decide di salire sul quadrato con un signore chiamato Nick Gage. Decide di mettersi a disposizione del suo avversario e dei fan perché tutti possano, d’ora in poi, dimenticarsi del suo nome legato a quello della World Championship Wrestling e di Vince Russo, e ricordarselo per qualcos’altro. Qualcos’altro che farà male, molto male, ma che davvero, forse, ha fatto cambiare idea a un sacco di gente.
Arquette, alla mercé di una leggenda del Wrestling Hardcore, mette a disposizione il suo corpo e da tutto, forse troppo, per la causa. Il Match è brutale e il pubblico incita Gage a fargli male ancora prima di aver fiutato il suo sangue. Sangue che scorrerà, e come se scorrerà.
Arquette dirà poi che forse il Wrestling Hardcore non è esattamente fatto per lui, ma ciò che mise su quel quadrato della Game Changer Wrestling, a parte sangue, sudore, fatica e passione, lo fece uscire da quale Match, oltre che molto rapidamente a causa di una ferita al collo che chiamare pericolosa è fare un eufemismo, con il rispetto di uno dei gruppi di fan che più di tutti sono legati alla disciplina. Non vince quell’incontro, non vince quel titolo, ma vince, finalmente, ciò che per anni aveva sperato di poter conquistare: il rispetto.
Anni di cinema e di notorietà, nel mondo del Wrestling, non hanno potuto niente. Un Match che gli ha fatto assaporare la durezza dell’arte, invece, ha cambiato tutto. Io non ho mai odiato David Arquette, però adesso, lasciatemelo dire, lo amo. Perché nessuno glielo ha chiesto, ma lui, per cancellare un errore non suo ma che ha gravato su di lui, si è messo in gioco e ha messo in gioco il suo corpo per pochi spiccioli, e anche per me.