ELIMINATION CHAMBER
Cominciamo il tour, partendo con il primo ppv del 2017 targato Smackdown ha decisamente lasciato il segno, in particolar modo per ciò che ci ha lasciato in eredità. Da ricordare infatti la presenza massiccia del wrestling femminile che poté contare su ben tre incontri all’interno della card principale, tra cui l’ascesa al trono di Naomi diventando campionessa per la prima volta nella sua carriera, e le sfide a lungo raggio tra Nikki e Natalia, e tra Becky Lynch e Mickie James. Match impostati principalmente su una faida ben costruita portata avanti per mesi. Una women’s division dunque ben assortita che seppe convincere. Non meno efficace la categoria tag team che vide la conferma degli American Alpha, una solida base su cui partire verso un regno titolato di ottima fattura. Il talento di Jordan & Gable pronto a dare spettacolo nel roster di SD e ad arricchire la divisione. L’exploit del tag team venuto da NXT. E infine la consacrazione definitiva della Wyatt Family attraverso la recluta di Randy Orton, una storyline partita a Novembre dell’anno precedente e sfociata ad inizio anno nuovo rigenerando la figura demoniaca di Bray e rigenerando nello stesso istante la figura di Orton nel ruolo dell’adepto, di colui che sacrifica ogni suo bene a favore della sua guida spirituale. Una delle storie più contorte dell’ultimo periodo che aveva letteralmente plasmato l’evento di Febbraio con un Randy che aveva sconfitto e scalzato Luke Harper dalle grazie di Bray, diventando a tutti gli effetti il suo figliol prodigo. Non un ppv di transizione ma bensì di organizzazione.
GREAT BALLS OF FIRE
Facciamo scalo nel ppv più recente confermando quanto detto e analizzato qualche mese fa. GBOF dimostrò di essere un evento ben costruito, solido dall’inizio alla fine, disponendo di una card ben nutrita, fornendo sfide inedite, ben cinque, grazie al lavoro certosino compiuto nelle settimane antecedenti. Delle assolute prime visioni, così come lo stesso Great Balls Of Fire era al debutto ufficiale, danzando egregiamente senza un minimo errore per tutta la sala. Il ppv inoltre fu caratterizzato dalla presenza numerosa di post match dando un continuo e nuovi spunti per l’immediato futuro, così come alcuni esiti che mantenerono la situazione in equilibrio, senza un vero e proprio vincente. Un rock and roll acrobatico per il match tra gli Hardy e il duo Cesaro/Sheamus. 30 minuti di fuoco. La sfida tra Reigns e Strowman senza esclusioni di colpi. Una nuova battaglia di quella guerra iniziata a Gennaio e che non sembra cessare. Tutto questo barlume fino ad arrivare al prezzo più pregiato, alla pietra preziosa, a quel cofanetto al cui interno era situato Il Main Event, l’incontro tra Samoa Joe e Brock Lesnar. 7 minuti di follia in cui Joe lottava alla pari con The Beast. Una novità assoluta vissuta intensamente grazie alla faida costruita e che ha preso vita negli episodi di Raw. Un ppv pieno di dubbi e domande ma che una volta tolto il velo, ha saputo incantare.
PAYBACK
Il ppv succesivo al minidraft diventa automaticamente interessante ma Payback è andato oltre, è stato caratterizzato da vari eventi, con una qualità media superiore alla norma e condito da risvolti, tra cui la vittoria di Jericho ai danni di Owens riprendendosi di fatto la corona statunitense e passando di conseguenza a Smackdown, come da stipulazione. Nella divisione femminile impossibile dimenticare il trionfo di Alexa Bliss diventando la prima atleta ad aver conquistato entrambi i titoli di categoria e diventando a tutti gli effetti la superstar che ha effettuato in maniera repentina il definitivo salto di qualità, passando da seconda linea in quel di NXT, ad assoluta prima stella nel main roster. Sempre a Payback ci fu la riconferma della sfida tra Aries e Neville, il bis di quanto avvenuto a Wrestlemania, passando per il turn heel del duo formato da Cesaro & Sheamus, che segnò l’inizio di un nuovo cammino, che ad oggi risulta essere ad un buon punto. Indimenticabile il primo House of Horros match della storia, che se da un lato ha lasciato dell’amaro in bocca per un finale spento della faida tra Orton e Wyatt, dall’altro lato ha visto la nascita del nuovo Jinder Mahal, attuale WWE Champion. A chiudere il trionfo di Strowman ai danni di Reigns, ai danni di colui che ha posto fine alla carriera di Taker, un fatto decisamente imponente, tenendo conto di come l’evento si sia concluso con Roman sanguinante dopo l’attacco brutale del gigante. Un ppv che ha segnato un nuovo inizio, chiudendo delle porte per aprirne delle altre di indubbia fattura.
ROYAL RUMBLE
La rissa reale regale sempre emozioni ed è alquanto raro fare un totale buco nell’acqua. Anche l’edizione numero 30 ha visto tanta carne al fuoco prendere forma con dell’ottimo gusto. Qualità wrestling lottato molto soddisfacente come quella che si è potuta ammirare nel rematch tra John Cena ed AJ Styles, riportando in auge la faida del 2016, ma in questa occasione con in palio il titolo del mondo. Quasi 25 minuti di azione che ha dimostrato come la sfida 1vs1 tra questi due autentici fuoriclasse, tanto sognata per anni, sia una garanzia per la vita. La RR ebbe anche una seconda sfida titolata di grande spessore diventata importante per due motivi. Il primo vide l’inizio della sfida tra Strowman e Reigns, di cui ad oggi ne stiamo ancora parlando. Il secondo vide l’amicizia sempre più incontrastata tra Jericho ed Owens, messa in difficoltà dalla stipulazione decisa da Mick Foley, con un Jericho chiuso in gabbia e posto ad un altezza elevata ma non per questo sempre pronto a difendere a qualsiasi costo il suo “bestfriend”. Una tappa fondamentale per il proseguo di questa storia fondata sulla friendship e dell’epilogo avvenuto da li a breve termine. Due storyline in una, protagoniste della prima parte (e non) dell’anno corrente. Il pay per view vide anche la prima chance titolata di Bayley e l’opportunità di sconfiggere Charlotte per interrompere la sua striscia vincente nei ppv. La RR ha segnato l’inizio del regno di Neville, la nascita del re dei cruiserweight. Come se tutto ciò non bastasse, il Royal Rumble Match diede un ulteriore spinta ai fini del giudizio complessivo, aprendo le porte a ciò che sarebbe “esploso” a Wrestlemania. Momenti come l’esordio di Tye Dillinger targato numero 10, la performance inarrestabile di Strowman, la ribellione di Luke Harper nei confronti di Bray Wyatt, l’epicità vissuta per la sfida a tre con The Undertaker, Goldberg e Lesnar, l’eliminazione di Reigns ai danni di Taker e l’eliminazione di Bill su Brock. Avvenimenti che stuzzicavano l’appetito in previsione Wrestlemania. E infine la vittoria di Randy, utile come il miele per le api, l’inizio per quella che sarebbe stata la resa dei conti nello Showcase of Immortals. Un ppv di sostanza, di preparazione per qualcosa di più grande.
WRESTLEMANIA
Ultima tappa del tour. Impossibile non vedere Wrestlemania nella TOP 5. Come ogni edizione, salse per tutti i gusti, a partire dalla Women’s Division che dal punto di vista dell’epicità non possiamo paragonarlo a quanto accaduto nella edizione numero 32 in cui veniva ufficialmente introdotto il Women’s Title, ma sia Raw che Smackdown hanno avuto il loro momento potendo contare su numerose superstar. Intrigante e speciale, come sempre, il match che ha visto coinvolto Shane O’Mac dove assieme ad AJ Styles hanno regalato il primo WM-Moment della serata. Un match assolutamente da rivedere. Stesso parere per Owens vs Jericho, che si presentava come un appuntamento clou dovuto a mesi e mesi di storyline e dalla rottura definitiva avvenuta nel Festival Dell’Amicizia che ha fatto storia. Stesso compito ma con una storia differente alle spalle per la sfida tra Rollins e Triple H, la sfida tra colui che voltò le spalle allo Shield per unirsi al boss e colui che a sua volta rinnegò Rollins sostituendolo con il duo Kevin Owens/Samoa Joe. Un lungo cammino con molteplici deviazioni fino ad arrivare all’epilogo. Un evento rappresentato da continue rese dei conti, tra cui il definitivo faccia a faccia tra Bray e il discepolo Randy Orton che decise di entrare nell’anima di Wyatt per distruggerlo dall’interno. Spazio anche peril WM-Moment #1 con il ritorno degli Hardy Boyz che fatto tremare le fondamenta del Camping World Stadium di Orlando. WM si è manifestata come una catena indistruttibile dove neanche Hercules sarebbe stato in grado di spezzarla, specie dopo la collisione tra Lesnar e Goldberg, una sfida con uno starpower incalcolabile che a suon di manovre imponenti, ha visto il trionfo della Bestia ai danni di Da Man. Un ppv che continuava a salire di qualità, fino a raggiungere la vetta con il match tra The Undertaker e Roman Reigns, per quello che può essere considerato l’episodio principale del 2017, il successo di Roman e la fine del Deadman con quel saluto finale, l’abito al centro del ring, la camminata verso il backstage mentre cala il sipario con Taker che torna concettualmente nelle profondità. L’immagine esaustiva dell’evento.