E’ difficile fare una puntata televisiva centrata, con tutti i tasselli a posto, quando hai appena concluso un ppv e ne hai un secondo che incombe. L’episodio di Dynamite della scorsa settimana è stato quanto di meglio potesse regalare il wrestling a livello di narrazione pulita, coerente, con l’obiettivo di rendere interessante un nuovo evento in arrivo. Nel mezzo hanno infilato una nuova storia: il ritorno di Jon Moxley con una nuova gimmick, una nuova theme song e una nuova alleata (Marina Shafir).
Questo articolo si baserà su una mia sensazione. O più che altro un mio desiderio.
Moxley pare esser tornato alle origini del Blackpool Combat Club. Questa volta l’intenzione non può essere solo quello di educare il roster. O semplicemente di conquistare qualche titolo. E’ abbastanza chiaro che la sua assenza da All In si sia sentita, sul ring, nel momento in cui la stable celebrava Bryan. Con Pac a tappare un buco. Tutti sorridenti. Al loro fianco una X bella grossa, che può aver inciso sulla decisione di Jon di riavvolgere il nastro e rivedere il punto esatto da cui tutto è partito.
“This is not your company, anymore” ha gridato in faccia a Tony Schiavone. Segno che, a questo giro, l’intenzione di Mox è ben più alta di una semplice cintura. C’è dietro Shane McMahon? Non sarebbe affatto male. Magari in versione “nuovo socio in affari della AEW”. Magari in contrapposizione con Tony Khan. E chi è il più stretto collaboratore di Tony nella compagnia? Sì, proprio Bryan Danielson.
L’American Dragon ha vinto la cintura mondiale e non lascerà fino a che non la perderà. A memoria mi ricorda la storyline d’addio di Goldberg alla WCW: ripercorrere la sua streak, laddove una sconfitta avrebbe significato lasciare la federazione. E così Bryan dovrà correre più veloce degli altri se vorrà mantenere ben salda la sua posizione.
Jon sarà la sua ombra. La sua ombra in contrapposizione tra due poteri. Khan vs McMahon si traduce anche in Danielson vs Moxley. Il BCC originale. Due pensieri diversi quali dovessero essere gli obiettivi. Da un lato la violenza buona, dall’altra la violenza bruta. Che metteranno in mezzo tutto: cintura, rispetto, affetti, potere, futuro.
L’unico dubbio è che non si può ridurre a questo dualismo. L’Elite, infatti, cosa farà?