Prendere Christian (Cage) nella tua federazione di wrestling nell’Anno Domini 2021 è più o meno come prendere al mercato di riparazione del Fantacalcio di quest’anno Vidal. Ti dici, questo è stato troppo buono nella sua carriera per lasciarmelo sfuggire, com’è possibile che nessuno ci abbia mai pensato prima?
E in “possibile che nessuno ci abbia mai pensato prima” sta dentro tutta l’arroganza di una compagnia che sembra aver finalmente preso corpo dopo lungo di tempo. Il tempo in cui si parlava della AEW coniugando al futuro il verbo “vedere” con molta frequenza, io credo che dopo l’evento di domenica scorsa sia terminato. Il presente è oggi e il presente è inchiodato in scelte che ti lasciano un po’ così, senza la facile ironia dei botti di Capodanno mal riusciti del finale del main event.


Vi prego di considerare che io ho sempre sostenuto la AEW, sia in termini di lancio progettuale che come fedele abbonato dal primo giorno dell’AEW Plus per seguire Dynamite; ho apprezzato molti aspetti interessanti nel corso della sua breve storia, insomma non l’ho mai considerata né come il male assoluto, ma neanche come gli inventori della ruota.
Quello che non ho mai perdonato e sopportato, invece, è quella aura artificiosa simil Mago di Oz attorno ad una presunta superiorità “culturale” rispetto a tutto il resto, probabilmente più spinta da una frangia di fan e parte di stampa specializzata, che dalla compagnia stessa.


Espressione di una sottocultura del wrestling fandom, che si arroga il diritto di tracciare in maniera netta ciò che è bene e ciò che a male a seconda dello show e di nessun altro parametro. In passato i fan duri e puri della ROH facevano lo stesso o in termini assoluti delle indy, ma ad essere precisi fenomeno sociologico in sostanza sempre presente nel wrestling moderno. Hulk Hogan in WWF era il male del business e Ric Flair veniva incensato dal Wrestling Observer.


La purezza di ideali che storicamente si è sempre, ripeto sempre, scontrata con la necessità delle compagnie di fare soldi ed essere presentabili a più persone possibili. Il perfetto equilibrio tra ciò che è commerciale e ciò che alternativo, che è il Sacro Graal delle compagnie di wrestling. Irraggiungibile senza scontentare qualcuno.
In questo perenne braccio di ferro tra questi due fattori, alcune scelte dove si pongono? Non mi piace considerare o definire il valore o il mio personale interesse per una compagnia esclusivamente al momento dei ppv, perché, ad esempio, se ripenso alla WCW, spesso i ppv non riuscivano a concludere bene le faide degli show settimanali, cosa che invece in WWF sono sempre stati un gradino sopra.


Dico questo perché penso che non sia un Revolution a determinare il potenziale attuale e futuro della AEW; la domanda che mi ponevo prima è più legata alla visione progettuale di mettersi in casa semi Hall of Famer della WWE, fare rimandi alla grande storia della NWA e avere l’Icona per eccellenza della WCW. Io percepisco solo una gran fretta di mettersi la storia in casa per diventare essi stessi la storia e un network televisivo che diventa mese dopo mese sempre più pressante e invadente.


Posso anche sopportare un passo falso, anzi forse questo passo falso ha fatto rendere conto alla compagnia stessa e a molti fan della AEW che sguazzano nella stessa merda come tutti gli altri e che la gloria passata è effimera e va guadagnata giorno dopo giorno, anche se hai in casa Kenny Omega e Jon Moxley, come abbiamo visto.
Tra un Big Show e un Christian, tra uno Sting e un Jake the Snake, tra un Tully Blanchard e una Vickie Guerrero, vi prego, non dimenticatevi del vostro presente.