Seguo NXT dal suo esordio, fin dalla sua trasformazione da simil reality di quarto d’ordine a classico show di wrestling.
Ne ho seguito crescita e miglioramento, meravigliandomi dei nomi altisonanti che Hunter riuscì a far debuttare nel ring nero e ora targato WWE.

Di settimana in settimana, ero lieto, da spettatore (ormai) stanco della disciplina, di seguire uno spettacolo fresco e divertente, con alcune scelte coraggiose, anche e soprattutto in termini di lottatori a cui garantire un push (leggasi: Bo Dallas); personaggi, spesso e volentieri, fuori dai canoni tipici del main roster.

Era un NXT che, facendo fede al suo nome e pur mostrando alcune debolezze, si dimostrava essere una vera novità nel panorama del wresting main stream, portando al grande pubblico quanto di buono fatto nelle indie.

Perché, andando per sommi capi, NXT era questo, ossia: uno show dall’animo indie, arricchito dai mezzi tecnici e mediatici di cui solo la federazione dei McMahon poteva e può disporre.

Tuttavia, oggi, ormai sul finire di questo sfortunato 2020, la magia iniziale si è ormai persa e lo show del mercoledì sera è diventato, forse complice il suo passaggio sui network tradizioni, uno spettacolo come un altro, non difforme, più di tanto, da Raw e da Smackdown, dai quali differisce solo per i personaggi coinvolti.

Difatti, anche lo show giallo si è perso, oramai, nelle stesse problematiche che affliggono gli show principali, uno tra tutti la ripetitività.

Mercoledì dopo mercoledì, siamo costretti a vedersi succedere sempre gli stessi spezzoni, segmenti ed eventi, senza alcuna ispirazione apparente e soluzione di continuità.
I suddetti spezzoni, peraltro, sono ormai perfettamente catalogati, sicché se ne può (quasi) prevedere la loro esatta progressione nel corso della serata.

Per carità, non risultano assenti i match di livello, ma quest’ultimi non sono nient’altro che l’ennesimo manifestazione della volontà, non tanto di portare un prodotto di qualità, ma di accontentare una fetta di pubblico che in NXT cerca quel tipo di incontri.

Insomma, come avviene nel main roster, gli spettatori sono perfettamente settorializzati e, sulla base di ciò, la federazione cerca, ogni singola settimana, di mettere insieme, a sputi e scotch, uno show che tutti, anche il cane di casa (Boris cit.), possano capire ed apprezzare.

Il tutto porta ad un inevitabile immobilismo di personaggi e storyline che, pur progredendo, risultano sempre fermi al palo.
Pensiamo al buon Gargano, bloccato in un personaggi che evidentemente non gli appartiene, e costretto, ormai da mesi, a scontrarsi con il fu Punishment (per noi ndr) Martinez, in una faida che appare interminabile e senza fine.

O, ancora, Dexter Lumis, lottatore di infame qualità e con un personaggio discutibile, uno stalker psicopatico, ma che, incredibilmente, tra zombie e agguati, tanto può piacere ai bambini, anche quelli un più grandicelli ma mai cresciuti.

Vittime di questa situazione soffocante sono i titoli e i personaggi che la federazione sta considerando meno, tra cui i titoli di coppia, il cui passaggio in capo a Lorcan e socio è stato unicamente funzionale alla faida tra la loro sgangherata stable e la UE, e il titolo pesi leggeri.

Difatti, nonostante quanto di buono fatto da Escobar, con match convincenti e segmenti altrettanto di livello, la faida tra lui e Atlas e ancora sotto formalina.

In conclusione, la cosa che maggiormente mi rammarica è che ci sarebbero i mezzi e gli strumenti per fare un grande show ma, inspiegabilmente (rectius: per il business), si sceglie consapevolmente di non farlo.

Claudio

Nel sito dal 2014, editorialista occasionale, blogger di 205 Live, nonché una delle voci del ZWRadio Show. Orgogliosamente sardo, venne folgorato da un Velocity su Italia 1 in giovane età; da allora non ha più smesso di seguire il Wrestling.