È già passato un anno da quando la All Elite Wrestling annunciò non solo la sua nascita ma anche il nome e la location del primo ppv, Double Or Nothing. In ogni frase c’era una parolina magica: “Revolution”. Secondo le cronache sarebbe dovuto essere il nome dello show settimanale su TNT, per altri semplicemente un vezzo di Cody Rhodes per dare alla nuova creatura un risalto maggiore di quello che diversamente avrebbe potuto avere. Ma un anno dopo questo progetto ha davvero rivoluzionato il mondo del wrestling?

La risposta è semplice: no. Ma non perché non siano in grado di fare qualcosa di veramente speciale, ma perché dopo cento anni, nel wrestling non c’è più nulla da rivoluzionare. Non c’è più una storicità, e anche quelle poche cose rimaste non sono in grado di essere inedite per davvero. Però la All Elite ha avuto una forte incidenza sui tempi che stiamo vivendo, sul suo volto stanco. Ed ha attuato un ripescaggio di cose già viste ma che il pubblico di oggi non conosce. Ecco la modernità di oggi: tentare di rendere fresco qualcosa andato in onda 30/40 anni fa. Non sono stati gli unici: le operazioni nostalgia di NWA e Impact hanno funzionato, segno che ai fan conviene più essere pigri e trovare tutto pronto che andarsi a cercare show e match vecchi.

Ma, di grazia, cosa ha fatto la All Elite Wrestling di così rivoluzionario? Provo a dare qualche spunto, se ne avete anche voi, scrivete nei commenti.

  • UNA ALTERNATIVA CONCRETA: badate bene, non parlo di una concorrente alla WWE, ma di una reale alternativa. Cioè di una show o di un ppv in più rispetto a quelli a cui siamo abituati, con un piglio e una autorevolezza che ad esempio la TNA non ha mai avuto, nemmeno nel periodo di massima pubblicità con Hulk Hogan. Oggi una parte dei fan ha scelto la All Elite, è fidelizzata, la segue ovunque.
  • FIDELIZZAZIONE = BUSINESS: e quando fidelizzi, sei sicuro di ciò che vendi. Pro Wrestling Tees si sta facendo d’oro, la media degli spettatori live è di oltre 4 mila persone (i prossimi eventi sono quasi tutti sold out vicini ai 10 mila posti, stesso discorso per i ppv), quella in tv è di 840 mila e quella in ppv di poco oltre i 100 mila. Sono numeri pazzeschi se raffrontati al fatto che si tratta di un progetto appena nato, dunque necessita di tanto tempo per entrare nelle preferenze delle persone.
  • SPAZIO A NUOVI ATLETI: mentre la WWE si è focalizzata tanto sulle star delle indy, la All Elite ha dato una chance ad atleti che difficilmente sarebbero stati presi in considerazione. Vuoi per l’altezza (Marko Stunt), vuoi per lo stile (Joey Janela, Jimmy Havoc, MJF), vuoi per il personaggio (Darby Allin, Luchasaurus, Jungle Boy), vuoi perché in compagnie fuori dai radar (Sammy Guevara, Private Party, Peter Avalon, Kip Sabian). Insomma, per alcuni ragazzi c’è stata un’altra via per farsi conoscere ad un pubblico che non fosse quello ristretto delle indy e avere nuova luce. Senza contare le ragazze giapponesi che hanno avuto un serio spazio televisivo e non legato ad una promozione del proprio prodotto nel Sol Levante.
  • MAGGIORE WRESTLING DI QUALITÀ IN TV: non parlo solo di Dynamite. È solo una parte del discorso. L’avvento della AEW su TNT ha convinto la WWE a liberarsi dei freni degli scorsi anni nel proporre spettacoli di serie C (Main Event, Wrestling Superstars) e a proporre in contemporanea NXT infarcendolo di superstar del main roster. È via via aumentata la qualità generale, ogni puntata è diventata un Takeover, in un rincorrersi di sfide all’ultimo sangue per uno spettatore televisivo in più. Diversamente, il brand giallo sarebbe ancora sul network, nella sua nicchia ristretta, non avrebbe partecipato alla sfida di Survivor Series e la WWE non ne ricaverebbe i soldi che USA Network sta elargendo per la messa in onda.
  • JERICHO CRUISE: Sì, anche questa è una piccola rivoluzione. Chi si sarebbe aspettato uno spettacolo su una crociera? A suo modo, la AEW ha cercato di differenziare la sua presenza rispetto alle altre realtà. Una conferenza stampa in un parcheggio, un’altra a ridosso di una piscina, eventi in grandissime arene, pre-show dinamici e divertenti, dietro le quinte accurate nella presentazione dei vari atleti e di Dynamite, un utilizzo pressoché spedito dei social e una chiara attenzione a ciò che potrebbe renderla nuova dal resto. Oggi abbiamo dunque prodotti diversi.
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.