Dopo mesi di stop, e qualche periodo di dubbio sul fatto che l’avremmo mai rivista in attività, la Ring of Honor è tornata con Supercard of Honor, uno show che sembra mettere le basi per il futuro, un futuro roseo sembrerebbe, ma sarà davvero così?
Partiamo col dire che, come da titolo, sono veramente contento che una compagnia storica come la Ring of Honor non sia stata lasciata morire, e soprattutto che l’ultimo periodo nel pieno della pandemia non sia stato l’ultimo periodo, visto che era ovvio tutto andava avanti col freno tirato, tra penuria di lottatori causata da problemi di viaggio, covid e infortuni vari, e un booking che, eccetto Gresham, sembrava non sapere appieno dove voler andare a parare. Partendo dalla situazione titoli, i campioni attuali sono tutti quanti nomi veramente imponenti, interessanti, e per quanto riguarda Yutah, un volto su cui ricamare un nuovo capitolo della compagnia, prima di passare alla AEW in pianta stabile.
Proprio qui nasce, però, la preoccupazione: quanto di ciò che si è visto nello show rimarrà in Ring of Honor, e quanto, invece, servirà come trampolino di lancio per la AEW? È interessante vedere Yutah con una cintura così pesante alla vita, ma quanto a lungo potrà rimanere relegato ad uno show che potremmo considerare secondario? Quanto valore avrà la vittoria dei titoli di coppia degli FTR se la compagnia che quelle cinture rappresentano non ha nemmeno un suo show in cui possono essere difese?
È utile ripetere che sono contento ogni immaginazione del ritorno della Ring of Honor in pompa magna, con una serie di match di spessore, con uno show (finalmente) davvero divertente e bello da guardare dall’inizio alla fine, ma sarà solamente un nuovo ECW One Night Stand con cinture annesse, o un ritorno della fenice?