Nessuno crede ai miracoli, nemmeno se la TNA inserisce nelle storyline un atleta con quel soprannome. Però è indubbio come la compagnia di Orlando abbia in un mese creato un programma solido, con tanti risvolti ed una gestione hardyzzata che sta dando buoni frutti.

La categoria tag team è decisamente rinata: passati i tempi dei feud a tre team fatti per attirare il pubblico mark e nostalgico, ripristinati i Beer Money per liberare posto nel main event, ora abbiamo un po’ di materiale su cui puntare. La Decay (Abyss & Crazzy Steve) è un connubio tanto strano quanto funzionale, specie se si continuerà a lavorare su un ambito hardcore dove i due possono dare una corposa mano. Non vinceranno certamente i titoli, ma possono essere dei fieri sfidanti. Idem Bram e Eric Young, la cui unione fa impazzire perché entrambi sono delle schegge impazzite tali da poter mettere nel radar qualsiasi obiettivo. Entrambi prediligono da molto tempo uno stile duro ed hardcore da individui brutti sporchi e rozzi. Sono in feud con i Beer Money seguendo il racconto lineare dell’antipatia tra Young e Roode post Team Canada. I presupposti per far bene fino all’estate ci sono,poi occorrerà ragionare su altre soluzioni che smuovano la categoria dai soliti incroci.

Un po’ di sollievo alla X Division la dà Trevor Lee, ormai un pupillo degli Hardy e della loro Omega. Un atleta che è un tutt’uno, spettacolare e tecnico, che può imbastire feud con chiunque, senza contare peso o altezza o bagaglio tecnico. Per dirla bene, si torna ad un atleta in stile Christopher Daniels, dove la cosa migliore sia gestire un lungo regno in mezzo al niente. Infatti della tanto decantata categoria inventata da Jeff Jarrett non esiste più nulla da tempo immemore, dunque è solo un modo per proseguire senza tanta convinzione sulla tradizione. Certo dipende da chi può o non può assolvere il dovere: su Tigre Uno non è stato costruito niente, con Trevor Lee – con l’ausilio di Shane Helms – si possono fare tante cose.

Ma è il main event il fiore all’occhiello dell’attuale gestione TNA, non esente da errori ma anche da ottime intuizioni. Si pensava che il doppio turn e il passaggio di titolo sarebbe stato traumatico, l’ennesima boiata che manda a monte un intero lavoro. Ed invece ci si ritrova con una linearità ed evoluzione di racconto persino con quanto accadde prima durante e dopo Bound For Glory, con un Matt Hardy mai così ispirato e adatto al ruolo anche se fuori tempo massimo. Si è detto: una federazione che punta al rilancio, deve basarsi su un giovane. Ma in questo momento le logiche sono tali che la TNA non può farsi sfuggire i fratelli Hardy né tutta la sfera riguardante l’Omega, dunque sponsor e interesse da parte di altri wrestler. Matt ci sta mettendo chiaramente del suo in una nuova veste, con famiglia e Tyrus al fianco a renderlo più odiato di così.

Per Ethan Carter i giochi non sono chiusi, ma anzi si allargano: stanno cercando di farsi strada anche Drew Galloway, Bobby Lashley e Mike Bennett. A prima vista la gestione di quest’ultimo può esser vista come un freno. Invece questo gettare scompiglio da parte sua e di Maria accende il fuoco delle ostilità tali che per la primavera ci ritroveremo con diverse soluzioni in mano. Sempre che l’intenzione della TNA sia quella sottintesa: Ethan Carter vs Mike Bennett per il titolo a Bound For Glory, ovvero i giovani che si prendono la ribalta nella massima esposizione televisiva della compagnia. Per ora dunque solo pollici alti per il lavoro della TNA in attesa di vedere se i germogli daranno fiori duraturi.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.