Diversi mesi fa scrissi un editoriale dedicato a Cody. Editoriale che avete preso a metà: alcuni concordavano sul grande lavoro fatto dall’American Nightmare fin dagli esordi della All Elite Wrestling, altri dicevano che avessi semplicemente ribaltato il concetto di fondo – ovvero che non avesse aiutato alcun giovane, ma avesse fatto di tutto per brillare a discapito dei giovani. La storia, ahimè, dice che avevo ragione (come sempre) e i frutti si sono visti, dato quanti giovani si sono affacciati nelle zone importanti della card.
Il concetto che i fan vorrebbero veder rispettato è che se davvero ritieni che un wrestler sia di talento, deve vincere. Vincere sempre, arrivare al suo culmine e poi cadere giù. In realtà in All Elite (e in buon parte in New Japan) questo concetto si è mostrato in maniera differente sin da subito. Perdere non è sempre una infamia, dipende da come lo fai e da che spot hai nel farlo. I Darby Allin, i Jungle Boy, i Sammy Guevara non sono riusciti a trovare una posizione di rilievo solamente vincendo, ma soprattutto perdendo. E’ un modo per crescere, per farsi conoscere, per vivere delle fasi.
La stessa cosa l’hanno operata gli Young Bucks. In maniera latente, lottando più che altro con i grandi tag team della compagnia. Ma poi, durante il regno da campioni e prima di esso, hanno inanellato una serie di incontri che sono stati sì scontati sulla carta, ma non scontati nell’esecuzione. Non abbiamo visto Nick e Matt Jackson far man bassa dei Private Party, Butcher & Blade, persino di Avalon e Cutler. E negli ultimi mesi ci sono stati altri team capaci di battersi alla grande con loro.
Primi tra tutti i Top Flight, che sono dei Bucks più giovani e tanto babyface, con un talento immenso e un futuro d’oro davanti. Dante Martin, perso il team partner per infortunio, ha dimostrato di sapersela cavare anche in singolo. Poi gli Acclaimed, che sono poco appariscenti e forse anche un po’ troppo green, ma hanno tenuto botta al feud e hanno reso noto un modo di essere tag team. Infine i Varsity Blonds, con una prestazione che li ha portati persino vicinissimi (nello storytelling) alla vittoria delle cinture e con Brian Pillman Jr che piano piano si sta facendo largo e non mi stupirebbe se gli dessero uno spazio in singolo a breve.
Questo per dire che un giovane può fortificarsi anche con una sconfitta se quella sconfitta gli dà modo di mettersi in mostra. Alla fine è il pubblico l’arbitro del push o del depush di un wrestler o di un team, e se funzionano, avranno il loro momento di gloria. Vedasi Darby Allin, vedasi MJF, vedasi Guevara. Arriveranno altri profili su cui lavorare.