Buongiorno a tutti! Eddie Mantegna è qui e torna a farsi vivo su questi lidi da vero part timer di Zona Wrestling. Torno a scivere per parlarvi della nuova era della WWE a cui ci stiamo per apprestare a vivere.

Per chi come me segue il wrestling da oramai quasi un paio di decenni, è stata per anni la consuetudine lamentarsi di come la WWE abbia clamorosamente fallito nell’obiettivo di preparare un ricambio generazionale del proprio roster e nel proporre/imporre nuove superstar al grande pubblico. Facciamo perciò una veloce analisi di come le cose siano evolute fino ad oggi.

Dopo gli anni dell’attitude era e del grande boom del wrestling main stream con al top i migliori: The Rock, Austin e Taker, la WWE ha iniziato lentamente la discesa dalla cresta dell’onda. Il buisness aveva appena visto un’immensa rivoluzione caratterizzata da un accentramento della quasi totalità dei talenti (WWE, WCW ed ECW) sotto le insegne dei McMahon e la creazione di un monopolio che prosegue praticamente fino ad oggi. I vari: Flair, HBK, RVD, Angle, ecc… fanno la fortuna della WWE che però senza la pressione di una concorrenza diretta inizia a vivacchiare e al suo interno non si stimola il ricambio di cui ogni businness ha bisogno. Purtroppo non si cura troppo del tempo che passa non gettando le basi per le superstar del futuro. Alcuni grandi nomi escono di scena (The Rock, Goldberg, Austin), altri invecchiano (Flair, Foley, HBK) e altri ancora maturano e arrivano al top del loro splendore (Jericho, Triple H, Eddie Guerrero) ma purtroppo ora ci accorgiamo che i nomi al top di quest’epoca erano un piccolo circolo chiuso a cui pian piano il tempo ha presentato il conto. È solo in questo momento che anche il grande pubblico inizia ad accorgersi dell’appannamento della federazione. Al top arrivano principalmente solo quattro grandi nomi consolidati: John Cena, Randy Orton, Edge e Batista. Quattro superstar da 90 autoprodotte in casa che fanno pensare alla compagnia che sia questa la strada giusta da seguire, ma alle spalle di ognuno di questi nomi ci sono altre superstar sprecate e che potevano essere anch’esse dei campioni affermati formando un roster profondo. Lottatori che arrivati vicino al top delle loro carriere hanno visto le ali di cera dei loro push sciogliersi e farli schiantare al suolo: Umaga, Christian, Morrison, Ziggler e mooooooolti altri, che potevano essere e non son stati grandi come avrebbero meritato.

Fuori dalla WWE che succede nel frattempo? Pian piano la concorrenza è nata, cresciuta e consolidata. Le due sigle principali che negl’anni hanno provato ad erodere piccolissime fette del mercato sono la ROH e la TNA. Due prodotti diversi tra loro che cercano di divenire un’alternativa della WWE. La TNA è un prodotto più simile all’intrattenimento proposto a Stamford mentre il marchio di fabbrica della ROH sarà il lato prettamente lottato del nostro amato wrestling. Intorno a questi due poli nascono e crescono stelle che nulla hanno da invidiare ai top name WWE, anzi spesso saranno giudicate dagli esperti molto migliori ad esse anche se con meno di un decimo del bacino mondiale d’utenza della WWE. Danielson, Samoa Joe, AJ Styles, CM Punk e McGuinness sono probabilmente i nomi più grandi della stessa generazione dei big four creati dalla WWE. Il tasso tecnico al di fuori dalla WWE è continuato a crescere sempre più ma da Stamford c’è stato grande ostracismo verso questi indies guy che venivano ignorati e spesso “derisi” per i loro fisici non canonici per il prodotto WWE.

In questa folle corsa attraverso il tempo arriviamo al momento in cui Vince McMahon, probabilmente consigliato da qualcuno al suo fianco(in realtà non lo sapremo mai), decide di bussare alla porta di alcuni di questi lottatori e così in compagnia arrivano in punta di piedi Danielson e CM Punk, mentre purtroppo McGuinness non riuscirà a passere le visite mediche di rito. Questi due lottatori saranno il cavallo di Troia per il ritorno del vero talento tecnico in WWE. Fino a questo momento infatti la compagnia prediligeva, sbagliando, l’assunzione di omoni forzuti (Khali o Kozlov) o al massimo ex giocatori NFL, a cui poi si aveva la presunzione di insegnare da zero la disciplina tramutandoli in wrestler professionisti in tempi brevi. Il successo e la capacità di bucare lo schermo innati da parte di Bryan e Punk portò la compagnia a ricredersi. Vince probabilmente non fece nulla per agevolare la loro ascesa ma loro furono supportati da un pubblico sempre maggiore. Nel frattempo nasce il concept dell’odierno NXT e del Performance Center, due pilastri del progetto di Triple H per la sua futura visione della WWE.

È al Performance Center e di conseguenza ad NXT che arrivano le ondate dei più talentuosi wrestler di tutto il mondo. Il talento è tornato e si è insediato a Full Sail creando un’isola felice di sviluppo di altissimo livello che ha intaccato e poi attecchito nei main roster di Stamford… La TNA si è suicidata a più riprese ed ora riparte da zero sotto la sigla GFW mentre la ROH è stata spolpata completamente, indovinate dove sono finiti tutti quei wrestler? Esatto in WWE! L’essere un wrestler già formato, affermato e con un background definito non è più una zavorra o un difetto per la compagnia ma è un valore aggiunto. Sempre più spesso i nuovi talenti vedono rispettati per il grande pubblico mondiale della WWE i propri ringname, moveset e gimmick storiche. Siamo arrivati velocemente ai giorni nostri in cui abbiamo un main roster che straripa di alternative di livello e vede all’orizzonte un futuro più che roseo. La compagnia non è perfetta e vede al suo interno ancora grandi nomi del passato che potrebbero andare presto definitivamente in pensione e prodotti homemade (Rusev, Mahal, Strowman, Reigns, ecc.) che fanno storcere il naso a molti ma che in mezzo a cotanta qualità riescono a stare e fare buone prestazioni. Non approfondisco ma aggiungo che anche l’idea di proporre tornei tematici (pesi leggeri, britannici, donne, ecc.) con protagonisti lottatori free agent per poi arruolare i migliori così “provinati” è un’altra ottima mossa.

Il futuro davanti ai nostri occhi è sicuramente ottimo, una nuova età dell’oro è alle porte! Il ricambio generazionale è pronto, le supertar di livello ci sono e sono in grandissimo numero ma la WWE riuscirà a gestirle al meglio??? Booking ragazzi preghiamo per una revolution anche a livello creativo!

Passato alla storia come "Il blogger che ha fatto scappare la WWE!", Eddie Mantegna nella vita reale si chiama Ricci Luca, classe 85, lavora nella ditta di famiglia producendo calze da calcio e commerciando intimo nel bresciano. Appassionato dal wrestling dalla magica scalata al titolo di Eddie Guerrero su Italia 1 scrive su Zona Wrestling come blogger dal maggio 2009. Genio e sregolatezza si alterna tra: blog, editoriali, preview dei PPV, news, fanpage di Facebook e per anni ha risposto alle vostre domande nel "Chiedilo a Zona Wrestling" di cui è l'ideatore. Fondatore del Kollettivo Pan di Stelle. Offritegli un'ottima birra e sarà vostro amico.