Ogni giovedì sera i commenti sul sito si scatenano. All’uscita degli ascolti, praticamente tutti noi (me compreso) cerchiamo di capire le dinamiche che portano gli americani a scegliere Dynamite invece di NXT, o viceversa. Quelli più legati alla WWE fanno notare come lo show diretto da Triple H compia ogni settimana match di altissimo livello, dunque sia decisamente meglio di quanto proposto dall’altra parte. Pensiero legittimo, e in alcuni casi i match sono stati altisonanti, in altri solamente e decisamente sopravvalutati (tipo Mia Yim vs Io Shirai).
Però cosa fa girare il mondo? Le storie. Che si tratti di un romanzo, di un film, di una serie tv, di una piéce teatrale, o semplicemente di un evento di wrestling, quello che si aspetta la gente è che ci sia una trama che prosegua in maniera lineare di settimana in settimana. E questo è quello che manca ad NXT dal momento in cui è passata su USA Network: nella pratica Triple H ha preso il modello base della maggior parte degli show indy e lo ha portato in tv. Dunque molto spazio riservato alle azioni e molto (troppo) meno al racconto. È come un film dove ci sono continui colpi di scena un po’ a caso, senza una conseguenza logica, giusto per sorprendere lo spettatore. Se all’inizio può essere una cosa bella, alla lunga acquisisce una pesantezza complicata.
La All Elite Wrestling, partita dal nulla, senza uno storico alle spalle, si è creata fin qui uno zoccolo durissimo che ogni settimana attende un prosieguo delle storyline. In particolare con gli uomini, la compagnia di Jacksonville ha lavorato ottimamente, e non c’è una sola parte che non abbia funzionato. Soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi: se a NXT sono quasi tutti uguali, a Dynamite sono quasi tutti diversi. E tra Youtube e TNT c’è stato un lavorone di documentazione su ciascun atleta. Oggi il pubblico riconosce e apprezza i Private Party (sconosciuti appena quattro mesi fa), Joey Janela, Darby Allin, Luchasaurus, Jurassic Express, Orange Cassidy, Sammy Guevara, Peter Avalon. E quelli già conosciuti hanno potuto ampliare il pubblico a cui presentarsi, ottenendo sempre un ottimo riscontro. Li vuole per il loro personaggio, per il loro trascorso. Al di là di ogni spotfest.
Poi le storyline. Chris Jericho ha reinventato se stesso e con Cody ha chiuso un ragionamento lineare partito lo scorso luglio quando si presentò nello studio del vicepresidente per ottenere un ringraziamento per la notorietà data alla AEW. E ha senso pure la sconfitta con Scorpio Sky, a cui Le Champion aveva preventivato come non avrebbe mai ottenuto la possibilità di una title shot alla sua cintura. Ha un senso la crescita di Allin, ha un senso l’inizio e la fine del feud tra Moxley e Omega che ha portato ad un cambiamento di quest’ultimo; poi c’è il tradimento di MJF, la disgregazione della Elite, la consacrazione di Riho, Sammy Guevara al fianco di Jericho, la faida di un anno tra PAC e Adam Page e quella di qualche mese tra gli SCU e i Lucha Brothers. Passo dopo passo c’è stato un proseguire, un limare, un dare nuove strade e nuove evoluzioni.
Poi ci sono anche i colpi di scena, ma dosati. Match come Omega vs Moxley rimarrà ed è un bel concetto di altro wrestling che solitamente non vediamo. Page e PAC hanno fatto scintille, Young Bucks vs Private Party è stato strepitoso. Però a poco a poco, limitando al massimo gli spotfest (abusati a NXT) e dando più spazio alla psicologia, alle intenzioni, ad un racconto coerente. E questo viene certamente premiato dal pubblico sia con gli ascolti che con gli acquisti dei biglietti e dei ppv, oltre che all’arrivo costante di sponsor che per una compagnia sono oro puro.