Un successo, superiore a quello del 2023. AEW All In è stato lo show dei show per la compagnia di Tony Khan dopo le tante difficoltà riscontrate lo scorso anno. Un successo anche di pubblico, perché in un momento così “freddo” nel mercato, sono comunque riusciti a vendere circa 53 mila biglietti. Non è mai semplice replicare un successo. Specie se a questo giro mancavano CM Punk, Kenny Omega, Kota Ibushi, Jay White, Jon Moxley, Penta El Zero Miedo e Sting (atleta annunciato un anno fa).

Nel complesso, lo spettacolo è stato molto buono. Non eccezionale, non c’è il match che spacca tutto e si inserisce nella top 5 dei migliori dell’anno (almeno lato maschile), ma solido e con tutte le carte al loro posto. E’ sembrato, a ben vedere, uno show quasi “WWE”, ma di quelli costruiti bene. Solo con una qualità in ring di gran lunga superiore. Ma non solo.

Ecco quali sono allora le 5 cose che ricorderemo di All In.

1) Il livello della categoria femminile, oggi, è molto alto.
Per anni abbiamo atteso che la AEW si impegnasse davvero con le donne. Tony Khan e i suoi hanno abbozzato tante cose, la maggior parte le hanno lasciate morire, non le hanno riprese, non ci si sono tuffati con convinzione. Invece le cose oggi sono cambiate. La categoria da diversi mesi ha ragione d’essere. Riesce a raccontare delle storie interessanti, coerenti, che elevino le atlete. Toni Storm – Mariah May è la dimostrazione di una storyline ben fatta che chiude un cerchio con un match che va di diritto tra i migliori in campo femminile. Pure Monè e Baker hanno lavorato bene per arrivate allo show, ma la narrativa un po’ a senso unico del match a favore di Mercedes ha tolto piuttosto che aggiungere qualità. Dietro ci sono Willow, Kris, Deonna, Rosa e tante altre che possono di diritto essere inserite nelle storie senza perdere un briciolo di interesse. E non dimentichiamoci di Jamie Hayter: questo è un ritorno di altissimo livello per la compagnia.

2) L’ambiente di lavoro è più sano.
Probabilmente i casini ci sono. Ma a All In non si sono visti. La cacciata di CM Punk ha fatto molto bene alla AEW, liberando la strada ad un miglior rapporto interno. Sarebbero dovuti avvenire sconvolgimenti incredibili, ricordate? Invece i vari FTR, House of Black, e compagnia che parteggiava per Brooks è rimasta ed ha pure rinnovato per tanti anni. Il risultato è uno show dove ogni atleta ha dato il massimo delle proprie risorse, dove ciascuno ha contribuito a fare di questo spettacolo uno spettacolo. E il giorno dopo non ci sono state situazioni extra ring a offuscare il successo.

3) Non devono mai mancare le sorprese (e non sono mancate).
Il debutto di Ricochet, il ritorno di Nigel McGuinness e Zack Sabre Jr, Orange Cassidy che cita Mr. Bean, il ritorno di Jamie Hayter, i Grizzled Young Veterans che puntano alle cinture, Sting che aiuta Darby Allin, alcune canzoni suonate live. C’è stato dello spettacolo nello spettacolo, segno che uno show ha bisogno di uno scossone di tanto in tanto, invece di filare tutto liscio. I pop avvenuti in tutti i segmenti sopracitati sono l’indice di gradimento del pubblico.

4) Swerve Strickland è un fenomeno e va riempito d’oro (come hanno fatto).
Ancora non ho capito come la WWE se lo sia fatto sfuggire. Swerve era un fenomeno nelle indie, ha continuato ad esserlo anche ad un livello più alto. Ha tutto ciò che si richiede ad un main eventer: presenza scenica, impatto sul pubblico, mic skill, fisico adatto, capacità in ring oltre la media. Bene ha fatto Tony Khan ha costruirgli i ponti d’oro attorno e a blindarlo per almeno altri quattro anni. Il suo regno è stato il migliore dell’ultimo anno di wrestling, sia per profondità di scrittura del personaggio e sia per la variabilità delle sfide. La caccia alla riconquista del titolo è solo alle porte e le storie da raccontare sono ancora tante. Con le dovutissime proporzioni, la AEW ha trovato il suo The Rock.

5) Qual è l’ultima cosa che ricordi di All In?
Bryan Danielson festeggia con la famiglia sul ring. I figli saltano, felici. Appare un po’ di freddezza con la moglie Brie, ma forse è solo una sensazione o forse semplicemente parte del loro rapporto. Salgono anche i BCC, Pac fa fatica a trattanere le risate vedendo saltare il figlio di Bryan (forse è raro che qualcuno lo abbia visto ridere in 15 anni). Si è appena concluso un grandissimo match, col pubblico – seppur sfiancato da sei ore di show – che ha tifato dall’inizio alla fine, infiammando la Wembley Arena. I fuori d’artificio fuori dallo stadio. Vince McMahon disse che l’ultima cosa che ricorderà un tifoso di un ppv sarà anche l’ultima cosa che ha visto. E dovrà essere felice. Ecco, le persone sono andate a casa felici dopo aver visto il finale del ppv. E questo incide tantissimo sul giudizio di tutto il ppv.

Visto che non c’è una vera review di All In, lascio qui sotto i voti personali ai match della main card e all’evento. Nei commenti condividete i vostri voti e i vostri cinque momenti preferiti dello show. Sarò lieto di leggere i vostri contributi.

  • AEW World Trios Ladder Title Match: BCC def. The Patriarchy (c), House Of Black, Bang Bang Gang (7 / 10)
  • AEW Women’s Title Match: Mariah May def. Toni Storm (c) (8,5 / 10)
  • FTW Title Match: Hook def. Chris Jericho (c) (5 / 10)
  • AEW World Tag Team Title Match: Young Bucks (c) def. FTR, Acclaimed (6 / 10)
  • Casino Gauntlet Match Winner: Christian Cage (7 / 10)
  • AEW American Title Match: Will Ospreay def. MJF (c) (8 / 10)
  • AEW TBS Title Match: Mercedes Monè (c) def. Britt Baker (5,5 / 10)
  • AEW TNT Title Match: Jack Perry (c) def. Darby Allin (6 / 10)
  • AEW World Title Match: Bryan Danielson def. Swerve Strickland (c) (8,5 / 10)
  • Voto ppv: (8 / 10)