E’ ormai passato parecchio tempo dalla morte del leggendario Eddie Guerrero, idolo dell’infanzia di molti fan e ancora nel cuore di tutti, in particolare quello dei familiari. Nell’ultima edizione di Talk Is Jericho condotta dal campione AEW Chris Jericho, sono stati ospiti Vickie, Chavo e Shaul Guerrero, i quali si sono presi dello spazio per parlare del caro Eddie.
Dichiarazioni e confessioni di Vickie e Chavo Guerrero durante il podcast Talk Is Jericho
Vickie Guerrero comincia a parlare della personalità estrema e degli abusi di droga mostrati da Eddie, specie durante gli ultimi anni della sua vita:
“Quando degli atleti si fanno male, spesso, anziché mancare da lavoro, prendono delle pillole, dunque, inizialmente, pensai che fosse tutto nella norma. Ho pensato che stesse cercando un modo per rimediare al dolore, ma poi cambiai visione della cosa. Cominciai a notare che dovevo portarlo da una parte all’altra perché lui non funzionava più, non riusciva da solo. Sul ring amava tutto ciò che faceva, ma quando tornava a casa era un disastro. C’erano due diversi lati di Eddie: uno contrario alle droghe, spensierato in casa e durante il tempo libero; l’altro tentato e ossessionato dalle stesse, come se esse lo chiamassero, in cui Chavito ed io siamo dovuti intervenire, tenendo all’oscuro le ragazze, e quella diventava una brutta nottata. Ci fu, però, un periodo in cui lasciammo Eddie star da solo.”
Chavo prosegue il discorso, dicendo che Eddie aveva un grandissimo intuito e che ebbe una conversazione con lui prima di morire, ma senza capire dove volesse arrivare:
“Eddie aveva una sorta di sesto senso. Voi non avete potuto vedere, ma spesso, durante i nostri tragitti per strada, mi diceva che non si sentiva bene, che qualcosa non andava per il verso giusto. E lo faceva abbastanza spesso, tanto che io lo ascoltavo e gli chiedevo cosa intendesse; così accadde anche durante l’ultima notte della sua vita, durante la quale mi chiamò. Mi disse se poteva parlarmi, ma al momento dovetti prendere qualcosa dal piano inferiore. Una volta tornato, lo richiamai, chiedendogli dove fosse e come stesse, ma lui cominciò a dire: ‘no no, tranquillo, va tutto bene’. Alla mia offerta di arrivare subito da lui, mi disse: ‘ no, sai che c’è? Va tutto bene. Sto bene. Ok, ci vediamo di mattina’. E quella fu l’ultima volta che parlai con lui. Aveva un forte intuito, indubbiamente. Chissà cosa mi avrebbe detto quella notte, sembrava che avesse bisogno di me.”
A proposito di telefonate “dell’ultima ora”, Vickie confessa di aver ricevuto una chiamata da Eddie la mattina della sua morte e di pentirsi nel non aver risposto subito:
“Per qualche ragione, quella mattina passò più tempo con noi, e solo dopo la sua morte capii il perché. La mattina della sua morte, inoltre, ricevetti una sua chiamata, alle 5:30, ed era Eddie. Solitamente mi chiamava, aspettando ad una mia chiamata in risposta una volta svegliata. Tuttavia, per qualche ragione, la sentii e dissi, tra me e me: ‘No, lo richiamerò più tardi quando mi alzerò’. Odio me stessa, ogni giorno, per non aver risposto a quella chiamata, perché se lo avessi fatto, lo avrei sentito e avrei capito meglio, ma è qualcosa che non puoi prevedere.”
Vickie prosegue dicendo che, nell’ultimo periodo prima della sua morte, Eddie stava manifestando sintomi di una pseudo-commozione, e che avrebbe voluto sapere molto di più circa questo terribile problema ai tempi:
“Sì, il corpo di Eddie si stava deteriorando. Interessante pensare che, a quei tempi, Eddie lottava tanto e si dimenticava di tante cose, ma io notavo. Quando mi parlava di sé, degli studi sulle commozioni e sul sentirsi spossato, avrei dovuto dirgli qualcosa. Vorrei ci fosse stata più responsabilità e consapevolezza in merito. Ero a casa con le ragazze e non si riusciva a scorgere il suo stato di salute se non quando era a casa, e non c’era nulla che si potesse fare, perché stava a casa solo per due giorni, troppo poco tempo. E lui stava soffrendo tantissimo e non poteva permettersi di fare degli interventi, perché ciò sarebbe risultato nel prendersi del tempo libero, cosa, ai tempi, impensata e inconcepibile. Diceva che non poteva farlo, ed è così, perché avrebbe messo a repentaglio il suo ruolo nella compagnia.”