La scorsa settimana ho scritto di come NXT potrebbe cambiare e di come è già cambiato il ruolo di Triple H all’interno della WWE. Molti di voi hanno parlato di catastrofismo, di fanboysmo AEW, di esagerazioni. In realtà ho riportato ciò che proviene dall’America, magari cumuli di rumors ma comunque notizie a cui prestare attenzione perché la compagnia di Stamford pare stia per cambiare ancora, soprattutto dopo gli ultimi licenziamenti.

Credo che alla lunga Vince McMahon non ha tutti i torti. Capisce di wrestling più di chiunque altro, e sebbene io non abbia mai apprezzato particolarmente il suo prodotto, apprezzo ancora oggi la gestione economica di una compagnia che ha superato di slancio cinque decadi e ancora oggi è lì ad insegnare a tutti come si fa. Dunque anche in questo momento sta spiegando, a noi e ad alcuni dirigenti interni, quale sia la strada da seguire per regnare ancora in questo circuito. Al suo fianco ha scelto un uomo che viaggia sulla sua stessa lunghezza d’onda come Nick Khan, facendo partire una mini rivoluzione.

Non ha tutti i torti se dovesse cambiare NXT. Per anni, la WWE ha rincorso le indy prendendo qualsiasi star e cercando di adattarla al proprio stile. Non riuscendoci. Non stupisca allora che gli unici ad aver avuto successo e a confermarsi al top siano Roman Reigns, Charlotte Flair, Becky Lynch e le vecchie stelle come John Cena e Randy Orton. L’unica eccezione è stata Seth Rollins, che ha capito prima degli altri cosa servisse per poter entrare nel mood della compagnia. Gli altri, pur vincendo tanto, non hanno mai rappresentato il vero volto ricercato da Vince McMahon. Pensavate davvero che un Nakamura, o un Owens, o un Black, o un Andrade, o un Cesaro potessero diventare i nuovi The Rock e Steve Austin?

A furia di ascoltare Triple H, la WWE ha perso la bussola. Vince McMahon vuole tornare a creare materiale da main roster e da main event, macchine da soldi che possano far veleggiare la federazione per i prossimi vent’anni. Ecco perché NXT, non a torto, cambierà pelle. Perché di quelli che ci sono ora, neanche uno è buono per essere il volto del progetto. Non lo è Gargano, non lo è Ciampa, non lo è Thatcher, non lo è O’Reilly. Non sono atleti addomesticabili. Non sono plasmabili. Non lo sono dopo che sono stati grandi già altrove e il pubblico vuole vederli solo così. Devono saper essere diversamente.

Lo sarà sicuramente un Parker Boudreaux, o il figlio di Rick Steiner. Servono atleti stazzati, con una buona base, un carisma forte, e niente fronzoli. Basta svolazzare o lottare a terra. La gente si stufa, le famiglie si stufano, gli occasionali si stufano. Serve intensità e spettacolo. Servono i volti del domani di una WWE che cambierà canali in cui venir trasmessa, che magari passerà direttamente al digitale (i contatti di queste settimane con Amazon Prime Video non sono casuali). Alla fine si torna dove tutto era iniziato e, per quanto possa piacere o non piacere, sarà ancora una volta la scelta giusta.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.