La vita è un esercito. Uno dei più arcigni, dei più duri. E’ pronta a darci battaglia in ogni scorcio di serenità del nostro essere, del nostro viverla. Sboccia dentro di noi e ci fa crescere con le piccole avversità dell’infanzia, scaraventandoci quando meno ce lo aspettiamo nelle avversità vere. Grazie alla nostra forza però, a volte la vita riusciamo a sconfiggerla, conquistandola, e tenendola a bada almeno fino a quando non deciderà di riprendere le armi contro di noi. In Giappone, nell’ormai lontano 1993, qualcosa di simile successe. Nacque il 19 febbraio, la chiamarono Mayu. Oggi è una Professional Wrestler, e la sua vittoria finale, arrivata dopo tante sconfitte, la deve a una resistenza fuori dal comune e a un’infinita voglia di esplodere.

La piccola Mayu e poco più di una bambina quando la vita le da battaglia per la prima volta. Il terreno sul quale si combatte è irto di spine, sassi smossi e sabbie mobili, e poi, lei, non ha nessuna esperienza. Non sa cosa stia succedendo quando suo padre crolla, colpito da un’emorragia cerebrale e finisce in terapia intensiva. Non capisce se questa è una prova, una punizione, o una cosa normale, ma il suo istinto, nonostante le brutte condizioni delle sue difese, la spingono a combattere. Suo padre esce dalla terapia intensiva, ma ha danni talmente seri da non fargli ricordare mai più della sua piccola Mayu. Lei sprofonda, pensava di aver vinto e invece aveva perso, ma come l’ultima volta, l’istinto le da la forza per non arrendersi e portare avanti una guerra, che di battaglie, ne vedrà ancora tante.

Il secondo attacco della vita di Mayu è ancora più duro. Un attacco lampo, con aerei supersonici che non ti danno il tempo di capirci qualcosa, come uno sciame di api inferocite. Mayu sta per cedere, perché due persone abusano di lei. Grandi mani sporche e grondanti viltà e puzza di morte, afferrano il suo corpo e stritolano la sua essenza. E’ un disastro ma Mayu riesce a parlarne, cosa tutt’altro che facile per un’adolescente, e proprio grazie a questo riesce a vincere, questa volta. La guerra continua, ma adesso una battaglia l’ha vinta anche lei.

Mine, la sua città, è però piccola. La vita non si arrende, vuole conquistare terreno e quindi, non riuscendo a distruggere Mayu con gli attacchi frontali, decide di prenderla per sfinimento. Tutti, ormai, sanno ciò che è successo alla piccola Mayu e lei si vergogna, senza colpa, di ciò che le è successo. Torna dentro se stessa come quando era una bambina, come quando gli occhi di suo padre erano diventati di pietra davanti a lei, come quando le mani degli orchi le avevano cercato di strappare il cuore. Si isola dal mondo. E’ nella condizione peggiore, se stai combattendo: Mayu è sotto assedio.

La speranza però vive, perché la speranza è sempre l’ultima a morire, non ha bisogno di cibo, di acqua, di aria. La speranza vive sempre e comunque. Mayu trova un’ancora di salvezza. La passione per i Puroresu la coltiva da bambina. Maschere di tigre, atleti formidabili, personaggi incredibili. Perché no? Perché non provarci. Risponde all’annuncio di Fuka Kakimoto, che proprio in quei giorni sta fondando una compagnia nuova, tutta al femminile, come sempre in Giappone, chiamata World Wonder Ring Stardom.

Mayu molla tutto è parte. Sale sul tetto della sua casa e si aggrappa alle ali di un falco. Plana il vento della sua isola incantata e finisce nel centro di Tokyo, la città dei sogni. E’ insicura, poco pratica, un po’ paesana, ma è testarda. Si allena, il corpo di giorno e la mente di notte, e diventa ciò che aveva sempre sognato: la vincitrice della guerra.

Dopo aver rotto l’assedio e la battaglia finale, Mayu Iwatani si scopre anche magnanima, il Ring e l’onore di una grande nuova famiglia le fanno capire che non sarà mai più sola, se vorrà, cosi perdona la vita, i suoi attacchi, le sue battaglie e la sua brutalità. Diventa campionessa, di questo, di quello, di quell’altro. Non fa differenza. Il suo sogno è realizzato ogni volta che vede una piccola Mayu fra il pubblico che potrebbe essere in guerra con la vita, la guarda negli occhi e la fa sorridere. Adesso la piccola guerriera è una paladina della giustizia, un’eroina giusta, che grazie a se stessa e al Pro Wrestling, ha vinto la guerra. Un altro esempio, l’ennesimo, che in mezzo al marciume più malato di questa disciplina, è strapieno di smeraldi.