Oscar Gutierrez cammina per il backstage della WCW. Al suo fianco c’è Dean Malenko, che là dentro è già una istituzione. I due si conoscono da tempo e il campione cruiserweight ha spinto affinché venisse messo sotto contratto, dopo averlo visto in ECW e aver combattuto con lui un simil tryout match. È emozionato il messicano, non nasconde di essere entrato in una giostra più grande di lui. Ha due fattori che lo rincuorano: sa il fatto suo e le sue abilità, si fida di Malenko.

Un po’ di amarezza gli arriva in viso come uno schiaffo. È il 16 giugno del 1996, sta per vivere un momento importantissimo, e davanti si ritrova stelle del calibro di Lex Luger, Sting, Kevin Nash e Scott Hall. I quattro non lo salutano per davvero, ma anzi lo prendono in giro. Davvero un nano avrebbe debuttato in WCW? Una cosa ridicola, per loro. Una cosa che metteva in imbarazzo la federazione e la sua credibilità proprio ora che stava iniziando a crescere in popolarità.

Molti anni dopo Sting ha spiegato il perché: “Sembrava un bambino di 12 anni, era molto più basso di tutti noi. Il wrestling era stato abituato in una direzione diversa, pensavamo che la sua presenza non fosse una cosa buona

”. A rassicurare Gutierrez ci pensa ancora Malenko, che con quelle star può parlarci faccia a faccia conscio che non si permetteranno mai di contraddirlo. E infatti non avviene, sebbene nessuno di loro cambi idea su quel bimbetto messicano di 22 anni.

Chi cambia idea è sicuramente il pubblico, molto più aperto mentalmente di quel che Vince McMahon e Eric Bischoff pensassero ai tempi. Oscar viene messo nel locker room assieme ai midcarder e ai lowcarder, si cambia, si veste e poi si mette una maschera rosa. Quando entra nell’arena che ospita il ppv The Great American Bash con 9 mila persone sugli spalti di Baltimora sente il cuore battere in maniera accelerata. Quasi non respira sotto quella maschera. Lo speaker scandisce il suo nome: Rey Mysterioooo.

L’agitazione non passa, è pesante. Dean Malenko, che è il suo avversario ed è il campione cruiser, gli fa prima un occhiolino e poi gli dice che va tutto bene. È una sicurezza ed una garanzia il buon Malenko. Oscar si fida e si lascia trasportare, segue a menadito lo script, scandaglia le sue abilità agili e spettacolari, lascia a bocca aperta il pubblico. Perde, ma è lì che si accende la stella. Il primo Rey Mysterio prende definitivamente vita.