La WCW dell’estate del 2000 era un casino. Problemi su problemi, scelte decisamente assurde e lo screwjob di Bash at The Beach che si portava dietro strascichi molto grossi. Quella sera però nasce un’altra WCW che, dopo un periodo ancora più incasinato, riesce ad assestarsi e creare un nuovo mondo durato troppo poco.

Nasce l’epica di due atleti che hanno dato davvero tutto alla WCW, partecipando a qualsiasi tipo di storyline e di match. Solo che lì davanti c’erano sempre gli stessi, non c’era alcuna prospettiva di far carriera. Booker T e Scott Steiner si trovano in un colpo solo, nella seconda metà del 2000, a trasportare la WCW sulle proprie spalle. La decisione è di Vince Russo, felice e infelice assieme. Vediamo perché.

BOOKER T

Atleta nel vero senso della parola, stilisticamente pulito anche se poco carismatico. Negli Harlem Heat aveva raccontato tutto. Passato tra i singoli aveva dimostrato di poter essere un buonissimo midcarder e di attirare il pubblico per le posizioni valevoli per le cinture secondarie. Quando si arriva al 2000, Vince Russo punta su di lui per poter forgiare un nuovo campione. Il risultato si ferma a metà: certo le abilità non mancano e i suoi match sono anche buoni. Il pubblico certo lo supporta, ma rimane sempre a metà. Gli piace e non gli piace, lo tifa ma anche meno, molto meno delle grandi stelle. E sta lì la differenza: dopo anni in cui hanno potuto ammirare Hogan, Flair, Sting, Luger, Vicious, Nash e Goldberg, il passaggio a Booker è un po’ traumatico.

Nonostante vinca il titolo del mondo nell’ultima puntata di Nitro, non riuscirà a brillare del tutto. Persino il suo ritorno, dietro storyline, del febbraio 2001 non è accolta come quella di un babyface affermato. La sensazione è che, se la WCW non fosse mai passata alla WWF, non avrebbe mai vinto quel match e sarebbe girato presto heel in segno di rivalsa verso altri competitor più affermati. Non è un caso che fosse stato saltato un feud con DDP su ordine dei writer di McMahon.

SCOTT STEINER

Avete presente un carro armato? Ecco, Scott Steiner dall’ottobre del 2000 al marzo del 2001 è devastante. È un fighting champion, non si tira indietro contro nessuno e usa tutti i modi possibili e impossibili, immaginabili e inimmaginabili per vincere. Non usa mezzi termini: o lo ami o lo odi. E improvvisamente la WCW conosce il miglior regno da campione del mondo della sua storia.

Deve ringraziare Vince Russo che gli confeziona addosso un abito adatto e una storia ben precisa. È il primo vero Legend Killer: mette in fila Sid Vicious, Kevin Nash e DDP. Mantiene un feud a distanza con Goldberg e nei fatti – con Lex Luger è Buff Bagwell – è l’artefice del suo primo ritiro. Nei promo fa un gran casino ma è in grado di intrattenere per 10 minuti senza problemi. Schiaccia chiunque, pur avendo le spalle coperte dai Magnificent Seven di Ric Flair di cui facevano parte Road Warrior Animal, Jeff Jarrett, Luger, Bagwell e Rick Steiner.

La sua Camel Clutch ha fatto cedere parecchi wrestler. Ha difeso la cintura mondiale della compagnia per 14 volte, perdendo solo nell’ultima puntata di Nitro contro Booker T su ordine della WWF. Nel mezzo ha chiuso la carriera di Stevie Ray e Kevin Nash, e vinto finalmente il confronto con DDP – che in precedenza l’aveva quasi sempre battuto e col quale c’era stata una vera battaglia anche fuori dalle scene a causa di Kimberly (al tempo moglie di Diamond Dallas Page). Ma questa è un’altra storia che, se volete, vi racconterò un’altra volta.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.