La concorrenza è l’anima del commercio. Una frase ialina che puzza di cliché, di trito, di noia, di ovvio: eppure questa ovvietá è il motivo principe di questa flessione cosi´evidente che ha colpito il prodotto wrestling “ad ampio consumo”, in Nord America e nel globo in generale.

 

Tyson diceva che è davvero difficile svegliarsi alle 5 per allenarsi quando si é avvolti da lenzuola di seta, cosi´come è difficile sforzarsi di offrire un prodotto di qualitá al passo coi tempi quando non vi è nessuno in grado di insidiare nemmeno lontanamente la propria posizione. Ora, parlando in modo chiaro, non esiste una Federazione che possa o potrá competere con la WWE in un settore sostanzialmente reso saturo da un unico, eterno prodotto…tuttavia Stamford ha piu´volte dimostrato quanto poco possa gradire anche la minaccia di una distante seconda.

La AEW è cio´di cui la WWE aveva bisogno in questo momento, cio´di cui i wrestler hanno sempre bisogno nonché cio´di cui i fan di wrestling hanno bisogno da anni a questa parte. La nascita di questa federazione è una WIN/WIN/WIN situation, anche per chi segue solo ed esclusivamente il prodotto WWE senza interesse verso altre federazioni: tuttavia, per sopravvivere in questo difficile contesto commerciale, bisogna imparare dal passato recente analizzando cosa ha portato due realtá comunque di successo (WCW e TNA) a fallire nell’intento di fornire un’alternativa valida e solida alla WWE.

Sul primo caso si sono fatte miniserie, scritto libri, registrate ore ed ore di podcast: nulla che potrei dire risulterebbe nuovo, la WCW ha peccato di mancanza di controllo creativo, con contratti folli che hanno pian piano dissanguato un prodotto valido, addirittura vincente. Diverso e molto piu´complesso il discorso per quanto riguarda la TNA, federazione che ho personalmente amato in modo cieco per molto tempo.

La TNA è un prodotto che, seppur a livello qualitativo stia dando segnali di ripresa, ha passato il punto di non ritorno anni or sono. Il rapporto tra la TNA ed i suoi fans mi ricorda il mito Greco di Orfeo ed Euridice, dove il cantore scende negli inferi per recuperare la sua amata, per poi riperderla ancora una volta sulla soglia del mondo dei morti: la morale è che cio´che è oramai perduto non puo´essere recuperato, neanche tentando l’impossibile.

Per anni la federazione di Dixie Carter aveva trovato una sua dimensione, non essendo un competitor diretto per la WWE, bensi´un’alternativa: puntando sulla divisione femminile ben prima della W(WE)omen’s Revolution, sulla divisione tag team ben prima del torneo alla memoria di Dusty Rhodes e soprattutto rendendo la X-Division il perno dei suoi show ben prima del Cruiserweight Classic, la TNA offriva un prodotto differente, fresco, alternativo. Una volta consolidata, la Federazione ha messo sotto contratto un pezzo da 90 come Kurt Angle (il quale ha messo su almeno il 60% dei match migliori della sua carriera in TNA) ed ha dato una chance a gente come Christian Cage, un talento mai apprezzato in WWE: in poche parole, la TNA aveva trovato una formula vincente capace di ritagliarsi una fetta di pubblico specifica, avendo forse qualche elemento ex WWE di troppo (Black Reign ed i Vodoo Kin Mafia furono delle gimmick criminali, Matt Morgan, Nash e Booker T non brillarono di certo) ma non rendendo mai il format WWE il fulcro dei loro processi creativi. Non faceva i numeri della WWE in PPV o nei ratings, ma di certo aveva enormi margini di crescita. Come la AEW d’altro canto.

L’errore della TNA, ironia della sorte, ha avuto luogo esattamente 10 anni dopo la catastrofe della WCW avvenuta nel 2000. Ebbra dai suoi margini di crescita di cui sopra e convinta che copiare la WWE (o addirittura la WCW) fosse sufficiente per competere con la stessa, il quartetto composto da Russo, Hogan, Bishoff e Carter ha composto una sinfonia apocalittica, sancendo di fatto la fine della TNA come prodotto universalmente apprezzabile e rendendola stucchevole, inconcludente, stupida ed offensiva. Un po´come la WWE a volte, ma con meno credito e piu´costanza negativa.

Scott Hall, Hogan, i Nasty Boyz, Bubba The Love Sponge (!!!), Val Venis, Mr Anderson hanno fagocitato la qualitá offerta da Styles, Wolf, Angle, Roode, Storm, Kim, Kaz, Daniels, Joe e via discorrendo snaturando un prodotto con un’identitá definita ma giovane, deformando un prototipo dal potenziale di successo e rendendolo una copia slavata e vecchia di qualcosa di giá visto, e francamente peggio prodotto e strutturato. La stessa Carter, reinventatasi figura autoritiaria stile McMahon in TNA, ha dato vita ad alcuni tra i segmenti peggiori della storia del wrestling on screen, ed affidato numerose volte le redini della carrozza a persone visibilmente sotto effetto di stupefacenti vari. L’emorragia monetaria colmata (sino ad un certo punto) dalla Panda Energy, il contratto televisivo con Spike Tv perso a causa della celata presenza di Russo come booker ombra, i continui cambi creativi sono solo alcune delle conseguenze disastrose e la lista é ancora lunga.

Le premesse per far si che la AEW sia un’alternativa di successo ci sono tutte. Roster solido, talenti di primissimo taglio come Omega, PAC, Bucks, Cody e Jericho, Pentagon oltre che una serie di giovani in rampa di lancio davvero interessanti, divisione femminile in linea di formazione, un contratto televisivo (sará interessante vedere chi sará l’emittente, per comprendere la dimensione ddel progetto) e soprattutto una soliditá economica alle spalle in grado di poter sostenere le inevitabili perdite iniziali.

All In é stato un esperimento riuscito, soprattutto per capire quanta domanda ci fosse in relazione all’offerta: la rapiditá per la vendita dei biglietti del primo show, quasi a scatola chiusa, hanno dato una ferma risposta a questa domanda. La AEW, per costituire un’alternativa longeva, dovrá star bene alla larga da cariatidi in cerca di gloria e lottatori mediocri scaricati dalla WWE (vedasi Aron Reks in TNA) creando una propria dimensione, parallela e nel contempo distante.

Se la WWE volesse essere VERAMENTE cattiva, potrebbe rispondere solo mettendo NXT in competizione con lo stesso slot della AEW, magari rendendo lo show live: la fetta di pubblico a cui si rivolgerebbero entrambe é praticamente la stessa, ma il tutto sarebbe un’implicita ammissione di colpa in relazione al “riconoscimento” della embrionale AEW come competizione vera. Ma mi aspetto qualcosa di simile.

Sono molto curioso di osservare l’evoversi di questa situazione, cosi´come sono felicissimo nel constatare che vi sia un’alternativa economicamente e creativamente abbastanza forte da poter attrarre dei top players come Omega e Jericho nonostante la corte neanche troppo poco spietata della WWE. Ma a DON mi aspetto una sorpresa…un colpo come CM Punk, per intenderci, potrebbe fornire immediatamente grandissima attenzione a questa federazione: lo stesso non troppo tempo fa non chiuse in modo convinto la porta a trattative che defini´”inesistenti”, e la voglia di poter infliggere un colpo all’orgoglio dei McMahon potrebbe essere la molla in grado di far muovere questo carismatico (seppur controverso) performer.

A voi la parola!

…stay frosty!