Ci sono state Wrestlemania con momenti iconici, con match fantastici, con sorprese pazzesche. In questi termini a Wrestlemania XX, contando tutte e 33 le edizioni, potremmo preferire molti altri show: tuttavia ho deciso di parlarvi di questa particolare serata del 2004 per il valore affettivo che lega la stessa a chi vi scrive. Più sanguinolento di HBK nel main event, ecco a voi l’editoriale odierno.
Corre l’anno 2004. Un diciassettenne appassionato di Wrestling, dopo il primo anno di lavoro come istruttore di nuoto, decide di spendere molti (all’epoca) sudati quattrini per godersi Wrestlemania assieme agli amici: pringles e “rodeo” come se piovesse, birra e coca cola, rutto libero ed ormoni freebirds permeano la sala da pranzo durante un soleggiato pomeriggio quasi primaverile. Una volta programmato il videoregistratore VHS e concluso un torneo a sei di Pro Evolution Soccer 3 (Quello con un tamarrissimo Collina sulla copertina) inizia il collegamento del satellite: si litiga sui pronostici, si fantastica sul booking, si effettuano mosse improbabili sui divani (do not try this).
Cinque sono i momenti più attesi alla vigilia. Innanzitutto il dream match tra Goldberg e Brock Lesnar (altro motivo per cui ho deciso di optare per questa edizione in particolare), in secondo luogo il match tra Eddie Guerrero, appena laureatosi Campione a No Way Out, e Kurt Angle, il ritorno dell’Undertaker versione becchino, il main event tra KBK, HHH e Benoit ed infine il match Divas per la copertina di Playboy. Parte la sobria “Step Up” dei Drowning Pool (https://www.youtube.com/watch?v=Co5n2RVbWM0), chiappe sul divano, eccitazione a mille, mamma non rompere le bolas oggi non si studia, inizia Wrestlemania XX, dove tutto inizia…di nuovo.
Il primo match della card ha un’importanza storica notevole, in quanto un verdissimo John Cena vince il suo primo Titolo in WWE contro The Big Show, all’epoca Campione U.S.. Il match lascia intravedere grande entusiasmo giovanile da parte di Cena ed oggettivamente poca voglia di vendere colpi puliti da parte di Big Show, che capitola dopo una colossale F-U ed un colpo assestato con un tirapugni, dopo un tentativo di utilizzo della celebre catena Ceniana volto a distrarre l’arbitro. Il match ha un’enorme valenza non solo perché sancisce l’inizio dell’epoca Cena in WWE, ma anche perché questo inizio non è avvenuto, come in molti potrebbero credere, con un job pulito in un match di cartello, ma semplicemente con una scorrettezza nell’opener dello show durato meno di 10 minuti. Una retrospettiva interessante, che vale la pena sottolineare.
Nel secondo match della serata Booker T e Rob Van Dam sconfiggono Garrison Cade e Mark Jindrak, i Dudley Boyz (Bubba Ray e D-Von) e La Résistance (René Duprée e Rob Conway) in un match dalla durata esigua per i titoli di RAW. Così come il match valido per i titoli dello show Blu (Rikishi e Scotty 2 Hotty sconfiggono The World’s Greatest Tag Team (Charlie Haas e Shelton Benjamin), The Basham Brothers (Doug e Danny) e gli APA (Bradshaw e Faarooq) poco da raccontare, in quanto non vi sono cambi di titolo, non vi è del wrestling da ricordare e non vi sono sorprese di sorta. Un’unica chicca. Questo è l’ultimo match di Bradshaw nella sua precedente vita come alcolista anonimo: poco dopo avrebbe assunto la forma che lo consegnerà un domani alla Hall of Fame, ossia il riccone filoamericano amante delle separazioni raziali. No, non diventerà Trump ma semplicemente JBL, anche se poco ci manca: vi lascio in eredità una vignetta in cui il buon commentatore scaccia via gli immigranti dal confine, anticipando di 13 anni il suo più illustre compare https://www.youtube.com/watch?v=s9y5LSRCc04.
Subito dopo Christian sconfigge Chris Jericho “rubandogli” Trish Stratus (addirittura nel build up vi era anche stato un match tra la Canadese e Capitan Charisma…altri tempi) in uno dei match migliori della serata, dando inizio ad uno stint da heel che purtroppo non lo consacrerà come single competitor, ma che farà accendere molte lampadine almeno agli affezionati. A seguire un dimenticabile match tra l’Evolution al netto di HHH e la Rock ‘n Sock Connection, dove i babyface dovranno soccombere e dove si creeranno i primi germogli per il memorabile No Holds Barred Match tra Foley ed Orton, la storica vittoria di Sable e Torrie Wilson contro Stacy Keibler e Miss Jackie per assicurarsi un conteso reportage di Playboy decisamente poco vestite, la vittoria di Chavo Guerrero in un gauntlet match durato 10 minuti con 10 contendenti, dove il momento maggiormente memorabile resta lo scivolone (anzi gli scivoloni) di Ultimo Dragon, ripreso sino all’infinito da Botchamania (https://www.youtube.com/watch?v=lJqmVhl7Rmc). Infine, un match assolutamente dimenticabile tra Victoria e Molly Holly, valido per il Titolo Femminile WWE. Passiamo poi alla roba “seria”.
Il primo match tra Goldberg e Lesnar, come tutti sanno, fu una chiavica, passatemi il termine. Ciò che alla vigilia avrebbe dovuto essere un match da sogno tra due delle figure maggiormente dominanti della storia del wrestling, di fatto, fu reso un match da incubo per l’atmosfera creatasi non sul quadrato, ma nel backstage. A poco, difatti, servì l’inserimento di Steve Austin come arbitro speciale della contesa. Sia Lesnar che Goldberg avrebbero disputato il loro ultimo match in WWE, lasciando tanto amaro in bocca sia alla dirigenza che ai fan presenti nell’arena, che risposero con assoluto dissenso ad un match inadeguato, dove i 13 minuti passarono in modo interminabile, con entrambi i contendenti che avrebbero voluto essere in qualsiasi luogo della terra tranne che sul quel quadrato, l’uno di fronte all’altro. Di certo uno dei match peggiori della storia, alla luce anche e soprattutto delle aspettative stellari della vigilia: storico si, ma nel senso peggiore del termine.
Il match tra Eddie Guerrero e Kurt Angle, invece, regala ottimo wrestling come ampiamente preventivabile. I due si sarebbero affrontati anche in altre occasioni, ma il quel di Wrestlemania Eddie la spunta con una furbata delle sue, slacciandosi lo stivale per evadere dalla temibile Angle Lock e beffando l’Olimpico neo Hall Of Famer con un rollup con tanto di piede sulle corde. If you’re not cheating, you’re not trying d’altro canto era proprio il motto del compianto ex Campione WWE. L’incontro successivo è invece di fatto un angle: Undertaker risorge dalle ceneri come “becchino” allontanandosi dall’enigmatica gimmick dell’American Badass, vendicandosi del fratello in poco più di 5 minuti. Anche qui, l’importanza storica c’è eccome: non solo Taker tiene viva la streak (all’epoca ancora non centralissima come sarebbe stata poco più avanti) ma ravviva il suo character assumendo quell’aura leggendaria che, forse, prima gli mancava. Passiamo dunque al piatto forte, il main event.
13 anni dopo, questo match resta non solo uno dei main event migliori della storia del brand, ma uno dei triple threat migliori di sempre. HBK e HHH sono reduci da una faida lunga e sanguinosa, mentre Benoit, reduce dalla vittoria inaspettata della Royal Rumble, si presenta come “terzo incomodo”, come ruota di scorta nemmeno troppo affidabile inserita tra due cavalli di razza: l’incontro segue questo canovaccio, il pubblico inevitabilmente si schiera in modo unanime dietro il Canadian Crippler, dimenticando anche un mostro sacro come HBK. Il match è lungo, rosso, estenuante…ed alla fine, contro ogni pronostico e nello stupore generale, a spuntarla è proprio Benoit, che sottomette il Campione HHH al centro del ring con la sua finisher: si scrive la storia del wrestling, si scrivono pagine meravigliose di questo sport intrattenimento che purtroppo verranno opacizzate dall’orrore, dalla follia, dallo sgomento. Una tragedia opacizza la storia, è vero, ma non la cancella del tutto.
Al pari della prima vittoria Titolata di HBK, questo incontro sancisce l’inizio di una nuova era. L’era in cui non si deve necessariamente essere il “full package” per avere successo, ma basta avere il coinvolgimento unanime del pubblico, un’inesauribile dinamo in grado di mandare over anche un palo della luce. Benoit ha conquistato il pubblico del 2004 grazie non solo alle sue prodezze tecniche, ma soprattutto a quella gavetta che ha preceduto i suoi successi, durata forse più del dovuto. E’ paradossale, ma Benoit si laurea come main eventer…proprio in virtù del fatto di non esserlo stato sin da subito, proprio in virtù di quella gavetta (ECW, Giappone, midcard) che lo ha reso “connesso” con il pubblico. Dopo di lui verranno CM Punk, Daniel Bryan, Kevin Owens, Dean Ambrose, AJ STyles…ma l’inizio, occorre ricordarlo, è proprio una crippler crossface al centro del ring a Wrestlemania.
Tolgo il VHS dal registratore, emozionalmente esausto. Non c’è entusiasmo nella stanza oramai divenuta buia, ma solo genuina felicità per aver assistito, assieme ad i miei amici, ad uno show a cui ancora oggi sono tremendamente attaccato dal punto di vista emotivo. Tutti a casa dunque, mentre prendo un pennarello scrivendo “Wrestlemania XX” fuori la cassetta, riponendola gelosamente in una libreria, dove riposa ancora oggi. La miglior WM di sempre? Assolutamente no. Storica? Senza dubbio alcuno.
E’ ora di interrompere il mio flusso di coscienza per dare spazio a voi…cosa ricordate di WMXX? Qual è la prima cosa che vi viene in mente di quella serata del 2004?
Danilo