“Il motivo per cui me ne vado siete voi, perché dopo che me ne sarò andato voi continuerete a buttare soldi in questa azienda. Io sono soltanto un granello nell’ingranaggio. L’ingranaggio continuerà a girare e questo lo capisco. Ma Vince McMahon continuerà a fare soldi nonostante i suoi errori.”
Mi permetto di iniziare citando lo storico (ahimè) promo di CM Punk alla vigilia di MITB 2011, in maniera pretenziosa magari, per poi planare a cinque-sei livelli inferiori. Come saprete ci sono stati un po’ di licenziamenti in WWE e ogni qualvolta questo avviene, si rimpiange i bei tempi andati. La WWE continuerà ad andare avanti e macinare chilometri e show in giro per il mondo e qualcuno, invece, scende dalla giostra. In questo caso molti avevano già lasciato i ring da molto tempo, qualcun altro non compariva in tv da tempo immemore e altri che mi viene da chiedere se abbiano raggiungo il loro apice.
Che poi, se bisogna parlare dei massimi sistemi e con un punto di vista storico le assenze di Wade Barrett, El Torito, Santino Marella, Cameron, Zeb Colter, Damien Sandow, Alex Riley e Hornswoggle, non avranno il minimo effetto. Tra vent’anni se li ricorderanno in pochi e tra cento nessuno. Poi è ovvio che nel breve periodo un minimo impatto emotivo ce lo danno; tra l’altro sono tutti nomi (tranne il redivivo Zeb Colter) legati ad un periodo recentissimo e che conoscono tutti, dai fan più giovani a quelli più attempati.
Vorrei fare un ragionamento a parte per Zeb Colter/Dutch Mantell, che ha avuto un buonissimo stint in questa veste di manager, facendo il miracolo di dare un senso alla carriera di quel disgraziato di Swagger. Poi si potrà dire che il suo ingaggio è stato un esercizio di potere della WWE nei confronti di un percorso professionale che lo ha visto tra i primi booker della TNA, ma indubbiamente ha realizzato molto più di quanto mi aspettassi al momento del suo ingaggio.
Santino Marella, Cameron e Alex Riley, che si sono tolti delle grandissime soddisfazioni, forse più di quanto meritassero sono licenziati in un momento non credo casuale. Aldilà delle scadenze contrattuali e del periodo post Wrestlemania che ha sempre fatto posto nel roster, i tre rappresentano la vecchia-recente WWE gli ha regalato qualche momento altissimo, ma personalmente li associo al “vecchio sistema”, quello che è stato rinnegato con la NXT-generation che adesso la fa da padrona.
Due righe di merito anche alla coppia El Torito e Hornswoggle, visto che il mio collega Giovanni si rifiuta di spenderci un editoriale (chi segue il podcast capisce il riferimento), che seppur legati a una concezione veramente vecchia di fare comedy, hanno fatto veramente il massimo con il pochissimo spazio e i personaggi che aldilà della condizione fisica, erano stereotipati e con gimmick blindate che non potevano fare altro che spegnersi come una candela.
E poi gli ultimi due nomi: Barrett e Sandow. Conosciamo la situazione del primo, una risoluzione contrattuale che lo ha allontanato in maniera consensuale, poco da dire: a me personalmente piaceva moltissimo e da leader dei Nexus aveva un non so che di magnetico, nonostante le normali capacità sul ring. Poi, onestamente, penso che si sia perso più per demeriti di chi aveva intorno, che per i suoi. Un gran peccato, mi permetto di dire, con la consapevolezza che da un paio di anni a questa parte non c’era più margine per recuperare quello status.
Damien Sandow, invece, è quello che tra tutti ha spezzato più cuori. Aveva una fan base nemmeno troppa nascosta su internet, vuoi per una presenza scenica importante, vuoi per una capacità di adattamento alle varie situazioni unica, si era meritato l’amore del wrestling web. Che purtroppo non è sinonimo di successo in tv.
Poteva fare di più? Sì, ma non di molto. Le gerarchie lo hanno schiacciato in un ruolo lievemente al di sotto delle reali possibilità e meriti.
Naturalmente queste sono le mie impressioni telegrafiche: sono dell’idea che i licenziamenti per varie ragioni non sono mai belle notizie, detto questo, mai come quest’anno si è avuto la percezione che queste scelte fossero organiche al progetto. Cosa non da poco, visti gli ultimi decenni.
Worlds of Opportunities
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