Wrestlemania passa agli archivi, laureandosi come edizione più che buona alla luce dello spettacolo offerto dal primo al duecentoquarantesimo minuto. Potevamo non dire la nostra su vincitori e vinti? Più sincero dell’amore tra Sting e l’Istituto Helvetico Sanders, ecco a voi l’editoriale odierno!

Questa edizione di WM come già scritto, asserito, enfatizzato da molti è stata una di quelle da ricordare come “positiva”. Dovendo essere sincero, forse ci si è talmente abituati ad un livello di mediocrità complessivo del prodotto che si è subito gridato con clamore ad una delle “edizioni migliori di sempre”: l’impressione è che oramai il fan di wrestling abbia il palato così secco che anche un semplice e rinfrescante bicchiere d’acqua può diventare il più dolce dei nettari. Pur non spingendomi così oltre, ad ogni modo, posso tranquillamente asserire che a parer mio lo show è stato nel complesso molto scorrevole, con qualche bellissima sorpresa (AMO Ronda dalla prima intervista post vittoria titolata in Strikeforce) e pochi, perdonabili singhiozzi. A mancare, forse, è stato qualche momento “epico”: entrate a parte, è mancato IL MATCH, oppure IL MOMENTO memorabile che farà parlare di WM31 come una delle migliori di sempre. Ma partiamo con ordine, analizzando le future sorti di vincitori e vinti.

Ladder Match per il Titolo IC: Daniel Bryan. Il motivo per cui questo wrestler è così amato può essere racchiuso tranquillamente con un estratto della sera precedente a quella di WM, in cui in un accorato e commuovente discorso ha introdotto il piccolo Connor “The Crusher” Michalek mostrando tutta la sua infinita umiltà ed il suo spessore umano così palpabile ed evidente. Bryan si è laureato per la prima volta Campione IC, una cintura da troppo tempo fatta percepire come inutile da una gestione di booking che l’ha resa prima debole, poi dimenticabile ed infine quasi dannosa per il suo possessore di turno. Nel suo futuro diretto, come visto a Raw, potrebbe esserci il Genny Savastano di Dublino, Sheamus: il guerriero celtico ha finalmente concretizzato il turn heel annunciato da fan ed addetti ai lavori più o meno da un anno e mezzo, e di sicuro riuscirà a trovare, complice una mancanza abbastanza forte di heel di rilievo, il proprio spazio dell’upper midcarding. Triple Threat tra DB, Hamsik albino e Dolph Ziggler? Possibilissimo, ma non nego che vorrei qualcosa di più per il suo futuro. In particolare, come scritto due settimane orsono, gradirei non poco assistere ad un sacrosanto match di unificazione tra Bryan e Cena, dove a guadagnarci sarebbe non solo lo spettacolo in se ma anche la cintura secondaria, a prescindere dalla sua identità. Per gli sconfitti del match, ho due osservazioni: Barrett si sta scassando di addominali in palestra, e va bene, ma dovrebbe essere dato uno spin diverso al suo stagnante personaggio. Ambrose…beh. Turnatelo heel, simulate un infortunio, pushatelo, cambiategli gimmick, insomma: fate qualcosa. Questo character sta morendo di una morte lenta ed immeritata.

Rollins Vs Orton: Rollins è un capolavoro creativo, punto e basta. Da terzo nella linea gerarchica dello Shield a Main Eventer puro in un anno, protetto nei momenti che contano ed autore di una maturazione così repentina da essere percepibile in modo nitido di settimana in settimana. A vincere è stato Orton, ma il tutto era abbastanza inevitabile: non si poteva non concedere la rivincita alla Vipera, anche alla luce dell’imminente rematch Titolato che avrà luogo ad Extreme Rules. Orton ha vissuto questo ruolo di “sfidante di transizione” altre volte, mi verrebbe da pensare a Swagger e Sheamus per dirne due, mandando sempre over in modo pulito i suoi avversari, dunque non vedo perché dovrebbe avere problemi a mandare over Rollins. I piani per Seth potrebbero vederlo coinvolto, oltre che contro Orton, anche contro i vari Bryan, Cena, Lesnar e, perché no, anche in un match Titolato a tre contro i suoi ex “fratelli”. Reigns ed Ambrose andrebbero riabilitati, soprattutto il secondo, ma la storia alle spalle potrebbe tranquillamente sopperire a questa defezione.

Triple H Vs Sting: l’entrata di Sting è stata figa. L’entrata di Triple H è stato di un truzzo inaudito, una roba che nemmeno er Piotta nel ’98, una cosa così tamarra da essere mesmerizzante al pari di una Lamborghini Camo, o di un paio di pantaloni con la scritta “RICH” fatta di diamanti sul culo. Non dico che sia stata brutta ne condanno la tamarraggine per partito preso, intendiamoci, però questo mix mascheradamostrometalvichingodronekiller è stato sicuramente studiato in modo certosino. Passiamo alle dolenti note. Puoi propormi due membri della Kliq come avversari di HHH? No. Puoi far fare un run in ad Hogan, che non corre nemmeno per prendere l’autobus in una giornata di sciopero? No. Dunque non farlo. L’incontro è stato un angle, totalmente astruso da tutte le storyline pregresse che lo hanno fatto nascere (ricordo la frase di Sting a Raw “non combatto per la WCW, sarebbe ridicolo!”) e con una conclusione generata solo ed esclusivamente dall’invidia del pene che da sempre affligge Vince McMahon, che così come fece perdere Brock contro Cena nel primo match del suo nuovo stint solo perché sinonimo di UFC, ha fatto perdere Sting contro HHH solo perché sinonimo di WCW, visto che l’omicidio creativo fatto con l’Invasion non era stato abbastanza. Sting ha aspettato 15 anni per arrivare in WWE, dunque in una logica assurda è stato ritenuto corretto farlo perdere per renderlo quasi inutile per i prossimi match in cui lo si vorrà proporre, senza contare il fatto che l’Icona ha 56 anni e ben pochi incontri davanti a se. Una scelta assurda, illogica ed assolutamente evitabile. Un po’ come il back body drop subito da Hall.

Del match delle Divas mi pare superfluo parlare, visto che tutte e quattro vivacchieranno nello status quo che affligge il wrestling femminile nel main roster. Cena, come detto, vorrei vederlo in un incontro per l’unificazione dei titoli minori contro DB, mentre Rusev si trova ad un vero e proprio bivio. Le gimmick così marcate, una volta arrivate all’apice della loro maturazione, finiscono sempre e comunque per avere una colossale parabola discendente. Khali, Kozlov ed anche lo stesso Umaga dopo la prima, vera sconfitta di rilievo sono rapidamente scesi nei ranghi, e purtroppo intravedo la possibilità che anche per Rusev sia spianato lo stesso crudele destino. Starà non solo a lui, ma a tutto il team creativo continuare a far crescere questo personaggio che, allo stato attuale, sta funzionando alla grande.

Undertaker lo vedremo probabilmente tra un anno per il suo ultimo, definitivo canto del cigno e Bray Wyatt non mi sento di valutarlo in modo troppo severo (il match è stato bruttino, diciamolo) viste le precarie condizioni fisiche della vigilia. Questo job peserà un po’, non lo si può negare, tuttavia il modo per riabilitare questo buon performer (a cui manca qualcosa) c’è e passa da vittorie di rilievo in match importanti. Veniamo al main event.

Come preventivabile, Brock Lesnar si è affermato a WM ed a Raw la sera successiva come il top face della federazione. Ed essendo oramai un face in tutto e per tutto, la scissione da Heyman è purtroppo un passaggio obbligato per il semplice fatto che la figura del manager è da sempre heel, e Paul è semplicemente il più grande manager di tutti i tempi. Lesnar face, va detto, ha meno bisogno di una “bocca parlante”: ciò che basta è il suo carisma da unno, che distrugge tutto ciò che vede e tocca senza distinzioni di sorta. Qualche parola, tuttavia, la merita anche Reigns.

La flessione della fiducia nei suoi confronti è stata palese nella costruzione di questo Main Event. Il panico nel dover accantonare Daniel Bryan, per non oscurare la nascente stella face della federazione. Il bassissimo minutaggio dei promo “live” e la predilezione per video registrati. Pochi incontri in singolo e tanti, tanti tag team match in cui nascondersi. Reigns è arrivato a Wrestlemania grazie all’enorme forza di inerzia nata da un push sbalorditivo, che però ha perso parte del suo vigore a poco più di un mese dall’evento più importante dell’anno. La mia teoria per Reigns, non me ne vogliate, è sempre la stessa: se l’intenzione è quella di renderlo un Main Eventer, non gli si può non dare uno stint heel di rilievo, magari affiancandolo ad un Heyman orfano di Brock. Roman heel in questo momento ha più ragion d’essere, mentre da babyface dovrebbe faticare decisamente di più per risalire i ranghi.

Danilo