Vi ricordate l'atmosfera del Natale? Quando eravamo piccoli arrivava da fine novembre, con un fiume in piena che ci accompagnava fino al 24 notte tra letterine a vecchietti con la barba bianca e colloqui scolastici che designavano la grandezza e l'importanza stessa dei regali da ricevere. Poi col tempo quegli occhietti a cuoricino si spengono a poco a poco e passa la frase comune che "non sento più l'atmosfera del Natale".

Wrestlemania ha raggiunto la sindrome del Natale. Non per abitudine ma per scarsità di idee. Forse è stata l'edizione costruita peggio da vent'anni a questa parte, quella con meno invettiva e tanti esperimenti, con un andamento superficiale che denota l'estrema stanchezza di un capo lontano dalla realtà attuale e di un booking team ridotto a mero esecutore di idee altrui. Per questo, quest'anno, io non sento l'aria di Wrestlemania.

Eppure, come si festeggia il Natale, si festeggerà pure questa edizione numero 31. Dovrebbe essere l'edizione della svolta ma in realtà sarà l'edizione della restaurazione: si parla di una conferma di Brock Lesnar,  di John Cena campione e Orton vincente. Di Undertaker che schianta Wyatt e di Triple H che atterra Sting, per la gioia masturbatoria del suocero che potrà ancora una volta segnare la superiorità della WWE sulla WCW.

I match sono stati costruiti in modo opaco. Solo la sfida Rollins e Orton ha avuto un andamento costante, con qualche sussulto ed una linearità che parte da lontano. Gli altri hanno faticato: Bray Wyatt è tornato ai vecchi fasti ma alla lunga ha annoiato; Rusev e Cena sono penalizzati dall'aver già sostenuto un match e aver già preparato una prima parte di feud da arrivare con le pile scariche nelle ultime due settimane. E poi, diciamocelo, basta con Rusev che batte sistematicamente Swagger come se nel roster esistesse solo lui; passabili le divas, con un feud troppo simile a tanti altri; passabili anche Sting e Triple H, benché siano saliti di livello settimana dopo settimana non hanno saputo trovare la scintilla che renderebbe epica la costruzione di un match; comica per non dire estremamente patetica la storyline per il titolo intercontinentale, con atleti messi a caso pur di utilizzarli in un ladder match. Per Ambrose, Ziggler e Bryan è un contentino, quanto una sconfitta. Per Barrett e Harper non cambia nulla, cambia per Truth e Stardust che da inutili si ritrovano con uno spot e più soldi in banca.

Poi c'è questo Lesnar vs Reigns trattato coi guanti per la paura di rendere over Lesnar contro il pupillo di casa fatto crescere troppo in fretta. Anche qui zero scintille ed un finale che mai mi sarei sognato di vedere sul ring WWE. L'avessero fatto Joey Ryan e Chuck Taylor in PWG ci avrei riso su, ma sappiamo anche la fisionomia dei loro personaggi e della federazione per cui lavorano. Qua si parla di Wrestlemania, di un grandissimo evento. E si parla del main event, ovvero il punto focale di 4 ore di show che non può esser ridotto ad un litigio tra bambini per un bambolotto.

Detto questo, Natale arriva stasera e ci raduneremo tutti per festeggiarlo. Buona visione e buono spettacolo a tutti!

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.