Un giorno solo per uno spettacolo può esser poco. Invece la WWE ci ha sempre abituati ad un trionfo dello stile americano ed anche questa edizione di Wrestlemania, la più lunga che si ricordi, non ha tradito le attese. Com’è andata? Alla tastiera, eccezionalmente, c’è Corey e questa è la review dello Showcase of Immortals.
*** PRESHOW ***
– Us Title Match: Kalisto vs Ryback (1,5 / 5)
Si parte con un match che non doveva esistere, che non aveva ragione se non quella di piazzare due atleti sguarniti. Fanno quello che possono in uno stadio che piano piano si sta riempiendo, riuscendo a portare a casa un match di Smackdown del 2005. Senza infamia né lode, si salvano e presentano l’unico match decente del preshow.
– 10 Women Tag Team Match: Team Brie (Brie, Alicia, Natalya, Paige, Eva) vs Team Lana (Lana, Tamina, Naomi, Emma, Summer) (1 / 5)
Altro match dimenticabile se non fosse per l’abitino di Lana e per il segmento finale, a cui il pubblico ha risposto con piacere. Nel mezzo c’è il nulla più assoluto, a parte qualche discreta azione di Emma e una parte finale briosa, con qualche spot riuscito. Vince giustamente Brie come contentino per il ritiro. Ora auguri e figli maschi in gioia assieme a Bryan.
– The Usos vs Dudley Boyz (1 / 5)
Mettere un voto a questo match è difficile perché è stato tremendo. E il post match, la classica beffa oltre il danno, è stato un siparietto squallido e svilente nei confronti di una delle coppie più importanti del wrestling mondiale. Credo non sia una buona cosa il trattamento ottenuto dai Dudleyz fino ad ora, mi sarei aspettato maggiore riconoscenza dello status acquisito anche fuori dalla WWE. I booo agli Usos certificano un momento in cui c’è bisogno di una sana rinfrescata per tutti i samoani, nessuno escluso.
*** MAIN SHOW ***
– Ladder Match for Intercontinental Title Match: Kevin Owens (c) vs Zack Ryder vs The Miz vs Sami Zayn vs Dolph Ziggler vs Stardust vs Sin Cara (2,5 / 5)
Partiamo dal presupposto che i match con le scale della WWE sono più o meno tutti uguali. Per buona parte, anche questa contesa ha rispettato gli stilemi visti e rivisti gli ultimi anni, dove ogni atleta ha una parte e può tentare di arrivare all’alloro. Il finale tra Zayn e Owens ha ravvivato tantissimo l’incontro a tal punto da far credere ad una vittoria scontata dell’ex Generico, fino alla sorpresa finale. Sorpresa che ha aperto il ppv con il botto: forse un botto senza senso, ma questo ppv ha dimostrato di aver poco senso sin dall’inizio. E allora più che prendercela, occorreva metterci nei panni della WWE e capire il senso di questo finale: tagli via Zayn e Owens con un feud fuori titolo ponendo che Zayn non sia ancora pronto; dai un contentino a Ryder dopo tanto rincorrere; apri nuovi scenari come si sono visti a Raw col ritorno di Maryse al fianco del marito. Il pubblico poi era in visibilio: la WWE va in vantaggio 1-0, palla al centro.
– Chris Jericho vs AJ Styles (2,5 / 5)
Vedendolo live ne son rimasto deluso. Chissà che mi aspettavo da questo nuovo match tra i due, chissà che volevo. Fatto sta che no visto tanti errori, tanti momenti pesanti, come se i due non si intendessero più. Il problema è e rimane Jericho: non azzecca un match importante da troppo tempo. Siamo lontani dai fasti della superstar, ora è un veterano che balla come un principiante, contando tutti i passi. Rivendo il match altre due volte, mi accorgo sì delle stesse identiche cose, ma anche di come i due abbiano condotto saggiamente il match, creando tanti near fall dove chiunque poteva vincere. Tranne nel finale, telefonato perché ormai lo avevano capito tutti dove volevano andare a parare. Ancora una volta la WWE dà un segnale alla TNA: le nostre leggende sono migliori delle vostre. E le vostre jobbano. Il risultato del giorno dopo ha un po’ riequilibrato le cose, ma un match a Wrestlemania rimane.
– 3 on 4 Handicap Match: New Day vs League of Nations (2 / 5)
Intro dei New Day fantastico, e fantastico Barrett a tenersi lontano dal match fino al finale dove risulta decisivo. Laddove gli si è dato un contentino, poi lo si è affossato il giorno dopo per l’ardire di voler lasciare la somma patria americana dopo così tanto tempo. Il match in sé è carino, rispetta il modello classico dei match tra team e si chiude nel giusto modo. Il segmento successivo, totalmente privo di storia, è servito per accendere il pubblico ed è stato il primo emblema di uno spettacolo all’americana. Il pubblico è rimasto felice, tutti abbiamo urlato di stupore e lo spettacolo è andato come doveva andare. Il New Day non è uscito benissimo dall’intero spazio a favore, ma con le cinture difese il giorno dopo è rimasto pienamente in sella.
– No Holds Barred Street Fight Match: Dean Ambrose vs Brock Lesnar (2 / 5)
Main event della prima parte, doveva essere un massacro. Invece abbiamo visto una versione edulcorata del più sobrio degli hardcore match, con un minutaggio bassino ma sfruttato molto male. Ogni possibile azione bruta è stata appena abbozzata, Ambrose ha provato anche a tenere in piedi le redini dell’incontro ma davanti aveva un avversario poco avvezzo alla stipulazione e ormai diventato la ripetizione continua di poche mosse, tipico modello di una WWE per cui “meno è meglio”. Peccato che questo abbia inficiato non poco su uno dei match più attesi della serata e che non ha smosso di un millimetro lo status di Ambrose. Speriamo in un rematch, ma ormai si sono giocati la carta migliore.
– WWE Women’s Title Triple Threat Match: Charlotte (c) vs Sasha Banks vs Becky Lynch (3,5 / 5)
Tifavo la rossa. Ma soprattutto tifavo per il bel wrestling, sperando non si risparmiassero. Ecco, non si sono risparmiate, eppure è mancato un pizzico in più per renderlo perfetto. Perfezione o meno, abbiamo assistito al miglior match femminile della storia della WWE, senza contare ovviamente NXT. Abbiamo assistito ad un incontro splendido che ci ha mostrato l’enorme lavoro ottenuto da Sara Del Rey come insegnante, la grande capacità delle donne di poter essere equiparate agli uomini. Abbiamo avuto il compimento reale della Divas Revolution, diventata Women revolution a tutti gli effetti con la benedizione di una capostipite del genere, ma ormai sorpassata e lasciata indietro per gli anni a venire. Charlotte, Sasha e Becky sono e sono state di una bellezza folgorante, sfornando una prestazione super che mi auguro di rivedere al più presto. Benché sperassi in un passaggio di titolo, l’introduzione della nuova cintura rendeva necessario la conferma di una heel acida e fastidiosa, buona nell’approccio al pubblico senza dover contare sull’appoggio del padre (che c’è, cade inciampando sugli scalini, l’aiuta a vincere, ma il giorno dopo deve constatare di esser di fronte ad una donna e non ad una bambina, la sua bambina). Si accende il feud con Natalya, ma tra le tre non è ancora finita.
– Hell In a Cell Match: Shane McMahon vs Undertaker (3 / 5)
Qui ci sono due uomini di comprovata esperienza che vivono un match faticosamente, vendendo il proprio pathos e il fiato corto, la voglia disperata di vincere e quella di rispettare un avversario non voluto. Shane se la gioca, gioca il jolly con lo spottone finale, ma esce sconfitto. Per battere la leggenda occorreva lanciare il cuore oltre l’ostacolo, peccato che dietro non ci fosse Undertaker. E così i due ci hanno regalato spettacolo, un modus operandi che valga il pagamento di un biglietto ed una storia tra due umani che per il business darebbero veramente tutto, persino il proprio corpo e la propria vita. E quanto mostrato ci sta tutto, abbiamo dei Wrestlemania moments che rimarranno negli annali. Non è stato certo un match memorabile, ma è stato il match che tutti si attendevano, rispettando le aspettative della vigilia.
– Andre The Giant Memorial Battle Royal
Come notate non ho messo voto. Mi astengo con buona pace della WWE e del mio animo su un match che ha svilito la figura di uno dei giganti della storia del wrestling. Non concedo nemmeno la grazia al siparietto tra Shaquille O’Neal e Big Show, né al vincitore finale, la cui presenza è stata resa nota nella seconda metà del match. Il senso? Lanciarlo nel main roster. Lo ha reso migliore? No. Da qui il mio stupore nel vedere il pubblico gridare “NXT!NXT!NXT!” invece di subissarlo di fischi. A lui i cori, ad un samoano i fischi e i booo. Quando si dice la coerenza….
– WWE Title Match: Triple H (c) vs Roman Reigns (2 / 5)
Match discreto e nulla più. La scelta di renderlo main event è dovuta alla presenza del campione e non certo alla qualità del match. Molti lo hanno visto macchinoso e noioso? Ed io mi chiedo dove sia stato così macchinoso contando la storia raccontata: un veterano del ring, con tutti i problemi umani di fiato e resistenza, prende con sé un ragazzone e lo accompagna nelle lande desolate del wrestling old school. Lo fa in barba ai pop a favore nonostante sia l’heel, gestendo come possibile ogni singola dell’incontro. Non ci sono sbavature ma solo qualche forzatura di troppo – come il ricorso ostinato al Superman Punch di Reigns, c’è lo spot dove casca una meravigliosa Stephanie McMahon, c’è il mancato utilizzo di uno strumento – lo sledgehammer – al quale Triple H si aggrappa contro la forza giovanile del nuovo che avanza. Il tutto proseguendo linearmente una storia che va avanti da sei mesi, con un racconto non sempre entusiasmante, ma almeno preciso. Magari meno appetibile del feud del Triplo con Batista, ma di fattura migliore. Roman vince, ed ora la WWE si deve prendere le proprie responsabilità trascinandolo nel baratro delle proprie scelte. Anche se l’ultima puntata suggerisce un possibile passaggio tra i cattivi: idea incoerente ma necessaria. Si spera che AJ ne cavi qualcosa di buono.