Esattamente 20 anni dopo la sua ultima edizione, Bad Blood ritorna nelle nostre vite proponendoci uno show in un periodo di transizione nel corso dell’anno accademico made in WWE. Ricordo benissimo quel PPV di 4 lustri fa, visto sulla piattaforma Stream poco meno che 18enne: era un periodo dove alcuni PPV erano davvero deboli alla luce di una divisione dei roster molto più severa rispetto a quella attuale, ed un prodotto spesso confuso ed appiattito. Eccezion fatta per il main event, un Hell in a Cell davvero di spessore disputato tra HHH e HBK di 50 minuti, ed il match valido per il Titolo WHC tra Benoit e Kane (20 min), tutti i match furono molto brevi (la maggior parte sotto gli 8 minuti) e di scarsa qualità: in particolare ricordo un match atroce tra Tyson Tomko e Jericho (che all’epoca usava l’enzeguri come finisher), in un periodo in cui tirar fuori un match insufficiente da gente come Angle e Y2J era davvero complesso, ed uno sfavillante Eugene (un personaggio che vi invito ad approfondire con gli occhi smaliziati della modernità) vs. Jonathan Coachman. Torniamo al presente dunque. Sarà riuscito questo PLE a superare la barra non elevatissima posta 20 anni or sono? Brace yourselves guys, let’s begin!
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ONE ON ONE MATCH
Drew McIntyre vs CM Punk in a Hell in a Cell Match (31:27)
Partiamo ovviamente con l’opener e, spoiler alert, i voti subiranno una discesa piuttosto ripida da qui in poi, non solo per demeriti altrui ma per i livelli di eccellenza toccata in questo fantastico incontro. La decisione di aprire il PLE con questo match a me è piaciuta, e vi spiego perchè: innanzitutto è stato significativo riaprire la storia di questo evento esattamente con la gabbia, ultima immagine che ha chiuso la precedente edizione del 2004 , con HHH protagonista inizialmente come performer ed oggi come head booker. In subordine, inserendo questo match come opener, il minutaggio non ha subito tagli o accelerazioni, lasciando il tempo ai protagonisti per raccontare il finale di quello che, a mio modesto avviso, è un serissimo candidato per la categoria feud of the year. L’utilizzo originale del tavolo, il ritorno prepotente e violento del sangue, il ritmo costante ed alzato proprio al momento giusto, i falsi finali, il bump colossale beccatosi da Drew sui gradoni, il selling post match ed il catartico finale fatto di letterine di plastica e ginocchiate al freddo acciaio hanno fatto culminare questa faida proprio a punto di perfetta maturazione, regalando in un colpo solo a RAW il suo top heel ed il suo babyface di punta, di cui Gunther ha così disperatamente bisogno. CM Punk ha dimostrato, ancora una volta, di possedere l’innata capacità di saper raccontare una storia e generare una connessione forte, nonostante la fisiologica fragilità e maggior lentezza di un corpo non più da ventenne. Drew, dal canto suo, ha raggiunto la sua piena consapevolezza a ridosso dei 40 anni: predestinato sin dai primordi, finalmente sta dimostrando a se stesso ma soprattutto al suo pubblico il suo spessore e la sua capacità di storytelling, nonostante uno stile di lotta spesso compassato ed una gestione creativa non sempre adatta ad un mastodonte di due metri per 130kg di muscoli e kilt. Questi due wrestler si sono trovati al posto giusto al momento giusto, e ciò che ne è conseguito è semplicemente magia, quella che ci fa amare profondamente questa complessa disciplina che è il pro-wrestling: quando è brutto è atroce, ma quando è ben fatto è poesia. Winner: CM Punk (9,5 / 10)
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ONE ON ONE MATCH
Nia Jax (c) vs Bayley for the WWE Women’s Championship (14:11)
Diciamoci la verita: Nia fuori dalla parentesi bell-to-bell funziona molto bene, purtroppo però stiamo pur sempre parlando di wrestling, quindi l’ingresso nel ring è un processo per lei (e spesso sfortunatamente anche per le sue compagne di danza) inevitabile. L’esito del match era tutto sommato scontato, l’incasso da parte della Stratton decisamente acerbo per quanto riguarda lo stato della storyline, la durata dell’incontro è stata ingenerosa verso il pubblico: eccessiva in relazione alla qualità espressa. In attesa del ritorno di Charlotte e dello split delle attuali campionesse di coppia, probabilmente sarà Michin a proporsi come sfidante di transizione mentre per Bayley occorre in modo urgente una scossa, qualcosa in grado di rinfrescare il suo personaggio che, a dispetto del suo immenso talento, paga un’inerzia che sta via via sempre più degradando verso la stasi. Se a queste considerazioni aggiungiamo vari botch (uno davvero pericoloso su un samoan drop), un eccessivo scollamento degli spot fondamentali ed una strabordanza temporale otteniamo un match non memorabile: non metto un voto inferiore solo per la partecipazione a tratti inspiegabile da parte del pubblico presente. Winner and Still WWE Women’s Champion: Nia Jax (5 / 10)
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ONE ON ONE MATCH
Damian Priest vs Finn Balor (12:41)
Match che avrebbe trovato la sua perfetta collocazione in un main event di RAW anzichè nel midcard di un PLE: avrei piuttosto dato spazio al ladder match per i titoli di coppia avvenuto a Smackdown, che ha regalato uno spettacolo davvero speciale. Intendiamoci, nulla di quanto proposto è stato indecente o presentato in modo sbagliato: Finn ha cercato di utilizzare i suoi sodali per contrastare il mastodontico ex Campione che, nonostante i numeri a lui non favorevoli, ha infine prevalso in poco più di dieci minuti in modo pulito e definitivo. C’è poco da dire: il Judgement Day sis ta velocemente raffreddando e con esso tutti i suoi componenti eccezion fatta per la golden couple, ed anche Priest sta lentamente ed inesorabilmente ritornando in una dimensione di upper-midcard dalla quale si era affrancato con la vittoria del MITB. Winner: Damian Priest (6,5 / 10)
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ONE ON ONE MATCH
Liv Morgan (c) vs Rhea Ripley with Dpminik Mysterio in a Sharkcage for the WWE Women’s World Championship (14:04)
Credo che questa faida abbia toccato il suo apice a Summerslam, dunque sarebbe il caso di chiuderla e passare a piani creativi più freschi per entrambe le contendenti. Il match in se non è stato per nulla equilibrato, con Rhea costantemente all’offensiva e Liv intenta a scappare o cavarsela per il rotto della cuffia, mentre lo spot più rilevante è stata la trasformazione in piñata da parte di Dominik, appeso in modo molto poco comodo per una gamba e menato senza pietà dalla sua pericolosa ex mistress. Il finale, con il ritorno di Raquel Rodriguez, ha avuto senso dal punto di vista di storyline (Rhea e Raquel sono ex amiche/rivali mentre Liv e la rediviva lottatrice sono un ex tag team di vita breve ma di buon successo) tuttavia l’esecuzione, che ha portato ad una squalifica forse non voluta (un ref botch leggevo lunedì) ha lasciato molto amaro in bocca lasciando tutti con un bel “MEH” conclusivo. Credo, onestamente, che questa faida debba concludersi ma che nel contempo sia un peccato chiuderla in modo così insufficiente, così come credo che il ritorno di Raquel meritasse un’esecuzione di maggiore impatto, in considerazione della sua potenziale importanza nel roster femminile. Winner by DQ with Liv Morgan Still WWE Women’s World Champion: Rhea Ripley (6 / 10)
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TAG TEAM MATCH
Cody Rhodes & Roman Reigns vs Solo Sikoa & Jacob Fatu (25:50)
In questo tag team match è come se lo stile di Roman Reigns compassato, meticoloso, parlato, scandito sia stato trasmesso per osmosi condizionando tutti e quattro gli elementi coinvolti, dando vita ad un match piuttosto lento seppur dotato di una struttura chiara ed un epilogo soddisfacente. Dal punto di vista in-ring nulla o poco da segnalare: tantissima fase di selling di Cody, hot tag per Roman, Splash kamikaze da parte del Campione per mettere fuori gioco Jacob Fatu e finale con sorpresa, con il redivivo Jimmy Uso che spazza via i restanti membri della new Bloodline spianando la strada per la devastante spear del suo Tribal Chief. Finito il match (decisamente salvato in termini di voto dalla fase finale), avvengono due eventi abbastanza succulenti: il primo è l’intervento di Roman e Jimmy per soccorrere Cody, attaccato nel frattempo dalla sconfitta fazione samoana, ed il secondo è il ritorno del Final Boss, The Rock, che sembra aver messo definitivamente gli occhi sia su Roman che su Cody. Che possa essere lui il vero capo della nuova Bloodline, in grado di poter ridare credibilità a questa fazione sempre un pochno claudicante sin dalla sua genesi? La domanda che mi pongo è però un’altra, e gradirei conoscere la vostra opinione in merito: Solo Sikoa è un potenziale main eventer oppure no? La sua crescita, nnegabile, è sufficiente per poterlo proporre ad altissimi livelli oppure la sua dimensione resterà nell’upper-midcard senza poter mai sfondare? Io onestamente propendo maggiormente per la seconda ipotesi, tuttavia sarei ben lieto di sbagliarmi. Winners: Cody Rhodes & Roman Reigns (6,5 / 10)
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LIVE EVENT
PLE poco più che sufficiente, che tuttavia è iniziato con un potenziale MOTY che passerà alla storia come uno degli Hell in a Cell migliori di sempre. Da questo punto di vista, è stato un po’ un throwback ad un passato glorioso, quello dei match nelle gabbie risolutori violenti di lunghe ed accese faide personali: una stipulazione meravigliosamente complessa, ma perfetta se eseguita in modo completo. Eccezion fatta per l’opener e per il finale del PLE, dunque, poco o nulla da segnalare: anche l’annuncio di una nuova cintura come fellatio per Crown Jewel e la potenziale faida Goldberg/Gunther francamente non hanno suscitato in me alcun entusiasmo particolare, ma potrei essere in minoranza. MVPs della serata: CM Punk, Drew McIntyre, Cody Rhodes. My two cents. (6,5 / 10)