Bret Hart è stato l’idolo di una generazione. Campione pluripremiato dall’iconico costume rosa e nero con tanto di occhiali rosa abbinati, fu uno dei perni dell’allora WWF in quella che oggi viene additata come la New Generation Era, un gran ricambio generazionale che prese le distanze – anche per questioni legali – dalla Gimmick Era in cui spadroneggiavano personaggi fisicati del calibro di Hulk Hogan e The Ultimate Warrior. L’Hitman avrebbe poi visto la fine della sua avventura alla corte di Stamford dopo Survivor Series del 1997, quando perse la cintura a favore di Shawn Michaels, in quello che i fan di vecchia data conoscono come lo Screwjob di Montreal. Ad oggi, non sono ancora chiarissime le dinamiche di quella sera, tra accuse nel backstage, sputi e pugni a Vince McMahon, intimazioni di Undertaker al chairman di chiedere scusa al canadese, Shawn Michaels che ammise di non saperne nulla, e così via. Un altro degli imputati fu l’arbitro del match, Earl Hebner, reo secondo Hart di non averlo mai informato del cambio di piani a lui sconosciuto. I due non si sono mai più parlati dopo quella sera, fino ad oggi. Stando allo stesso Hebner, i due si sarebbero riconciliati da poco. Ecco le sue parole durante un’intervista con Steve Fall.
“Ho provato a parlare con Bret per anni, ma nulla”
“Ho una t shirt del mio merch che dice ‘Damn right I did’ [N.d.T. ‘Ci puoi scommettere che l’ho fatto’, in riferimento allo Screwjob], e c’è un sacco di gente che mi chiede di scriverci sopra ‘Ho fregato Bret’ ma rispondo sempre che non posso farlo. Tre o quattro anni fa l’avrei fatto, ma da allora io e Bret ci siamo chiariti. Poi, prima che mio fratello morisse, ci trovavamo a un house show o un indie show e Bret era lì. Ci ha chiamato e detto di venire nel ring, e ci ha fatto andare un sacco over. Adesso siamo in contatto e abbiamo un bel rapporto, quindi non andrò a rovinarlo scrivendo qualcosa su una stupida t shirt. Distruggerebbe la nostra amicizia. Questa situazione mi ha afflitto per tanto tempo. Mi faceva male e me la sono portata dietro per anni. Una volta ci incrociammo all’aeroporto e andai per chiarire, ma lui disse che non voleva parlarmi. Gli chiesi ‘Posso parlarti due minuti?’, ma lui disse ‘Non voglio parlare’. Gli dissi ok e lasciai perdere, e finì lì. Con il passare del tempo però, la cosa ha funzionato. Ci siamo incontrati e abbiamo chiarito.”