Il nostro tagliente e pungente KingHunter7 ci racconta come è andato l'ultimo ppv WWE prima di Wrestlemania 30, il brutale Elimination Chamber dal Target Center di Minneapolis, Minnesota.
Intercontinental Championship – Big E. © Vs. Jack Swagger: 5+
Ne deve fare di strada Big E. per essere un wrestler da ppv. E soprattutto un wrestler da opener di ppv. Trovo infatti un mezzo autogol proporre nel match di apertura questo onesto worker: non dico che il ragazzo non si farà – anche se qualche dubbio permane se la sua gestione sarà sempre così piatta -, ma dico che inserire nell’opener un wrestler che palesemente non ha alcuna interazione/connessione con il pubblico (in particolar modo contro un altro “monodimensionale” come Swagger) è la versione moderna della Corazzata Potionkin. Il match è lontano dalla sufficienza anche per il posizionamento nella card: doveva servire a scaldare il pubblico che invece ha iniziato l’ennesima serata anarchica, non seguendo il face ma reagendo (poco) alle comunque buone combinazioni tra i due. Swagger resta un wrestler più che discreto considerando la stazza: ma a Wrestlemania sarà il jobber designato per Cesaro le cui quotazioni sono in netta ascesa. L’incontro complessivamente ha vissuto più fasi di buio che fasi di luce: una grossa carenza per il primo match della serata.
Winner and STILL Intercontinental Champion: Big E.
WWE Tag Team Championship – The Usos Vs. New Age Outlaws: 5
Il gioco solitamente è bello finchè dura poco. Ma la WWE pare non averlo capito. Che nell’anno domini 2014 Road Dogg e Billy Gunn possano essere campioni di coppia ed essere protagonisti di 2 ppv consecutivi è pura follia. I due possono contare sulle parole Degeneration X da spendere prima del match ma la loro storia finisce lì (il pubblico continua a seguire una strada tutta sua): non erano fenomeni a 30 anni sul ring, figurarsi a 45. Ed è un peccato: perchè invece gli Usos sembrano pronti a spiccare il volo. Non saranno mai dei grandi campioni ma con i giusti avversari potranno sempre dare match più che positivi.
Winner and STILL WWE Tag Team Champion: New Age Outlaws
Titus O’Neil Vs. Darren Young: 4,5
Ne sentivano davvero il bisogno? Un incontro dallo zero appeal in un ppv già scarso nella propria undercard? Srà pure il mese dell’orgoglio nero, ma proporre questo match è un mistero della fede.
Winner: Titus O’Neil
The Shield Vs. The Wyatt Family: 8
Che sarebbe stato lo show stealer della serata pochi dubbi vi erano. Tra qualche anno ripenseremo a questo ppv con un sorriso: il futuro della federazione di Stamford passerà da almeno 4 – se non 5 – questi nomi. I tre dello Shield sono già fatti e finiti: Reigns sarà campione (lo azzardo) entro un anno, Rollins sarà un pilastro per il suo essere un worker completo (sa parlare al microfono, sa lottare da incanto, sa fare il cattivo e il buono: quando ha preso in mano il match ha fatto notare a tutti quanto sia naturalmente dotato sul ring), mentre Ambrose – che paradossalmente è quello rimasto più indietro dopo aver mostrato cose egregie al suo debutto – sarà uno dei top heel che graviteranno sempre attorno alle cinture. Dall’altra parte c’è il dark character della decade (Bray diverrà quello che è stato Kane tanto per intenderci) e un big man (Luke Harper) che sa il fatto suo sul ring (suicide dive su Ambrose, cosa succederebbe se la WWE lasciasse sfogare i suoi wrestler nella totalità del loro parco mosse). Ora intanto bisognerà però pensare al futuro prossimo venturo: la Wyatt se la prenderà con John Cena ma, a meno di sorprese di booking (Sister Abigail è l’amica immaginaria di Bray oppure un personaggio in carne ed ossa), andranno incontro alla sconfitta contro Superman – il momentum della stable si perderà un po’, ma i tre hanno sempre una grande reazione da parte dei fan che amano le particolarità di questa gimmick -; mentre per lo Shield c’è odore di split immediato dopo un turn mai ufficialmente avvenuto se non per acclamazione popolare: a restare tra le file dei cattivi sarà Ambrose, mentre Rollins e Reigns dovranno prendersi le luci della ribalta tra i face. Probabilmente si arriverà allo scontro totale in un triple treat con la cintura Us in palio. E se ne potranno vedere delle belle.
Il match è stato genuino: è piaciuto il lottato, il raccontato e a conti fatti tutti sono emersi vincitori, la chiave del successo di un programma. Il pregio dell’incontro è aver saputo ravvivare la folla – spenta come non mai – verso la parte finale del ppv: una qualità per veri intenditori e per la quale serve avere grande personalità e carisma. Tutte doti che serviranno quando si dovrà “correre da soli” verso le cinture che contano.
Winner: The Wyatt Family
Divas Championship – Cameron Vs. Aj (C): sv
Rabbrividiamo… Brrrrrrrrrr.
Winner by DQ: Cameron. Aj is STILL Divas Champion
Batista Vs. Alberto Del Rio: 4,5
Dove cominciare per stroncare questo orrore? Cerchiamo di partire dalla cosa meno ovvia, ovvero il match in se stesso. Zero chimica, zero capacità dei due di impostare il match, psicologia al limite dell’ectoplasmaticità. Il solo tentativo di Del Rio di mettere ko Batista prima dell’incontro non basta ad incanalare energie positive verso l’animale. E qui passiamo al secondo elemento distruttivo. Riuscire a fare tifare qualcuno per Del Rio è un impresa che nemmeno il peggior Adolf Hitler in visita alla Sinagoga di Gerulasemme può mettere nel proprio curriculum: non c’è riuscita la WWE dopo mesi di invani tentativi, ma c’è riuscito Batista in un tempo stimabile in centesimi di secondo. Batista è sempre stato – opinione personale – un wrestler fortunato che ha raccolto più dei suoi meriti, lo ha dimostrato la sua storia. Il solo momento in cui ha funzionato è quando HHH si è immolato per costruire il suo personaggio vincente, concedendo 3 job secchi in un progetto in cui credeva molto: e mentre John Cena, anche tra i fischi, diventava il volto della WWE, lui veniva relegato a SmackDown a fare da dominatore contro i vari Mark Henry, King Booker e altri mid/uppercard – non si provi a paragonare Johnny Boy e Batista se non si vuole incorrere nella mia ira funesta -. Da allora Batista ha vissuto per qualche anno di rendita prima di precipitare nelle quotazioni dei fan: che oggi manifestano il proprio dissenso a furor di popolo. Non lo vogliono vedere e non lo vogliono vedere soprattutto nel main event di WrestleMania. I cori pro Danielson, pro Punk, pro Lesnar, pro Jericho, pro RVD sono l’umiliazione più grande per Batista: che non deve solo sentire l’acclamazione di main eventer attivi, ma anche di altri part-timer come lui. Il voto è uguale ma diverso da O’Neil/Young: lì non c’era costrutto e starpower, qui c’è solo l’ostinazione di una massa di incompetenti di dare al pubblico ciò che non piace. Un rapido turn diventa obbligatorio: ma il main event di WM30 rischia di trasformarsi in un clamoroso flop (stile Goldberg/Lesnar) se non ci apporteranno correttivi in corsa.
Winner: Batista
Elimination Chamber Match – WWE World Heavyweight Championship – Daniel Bryan Vs. John Cena Vs. Christian Vs. Sheamus Vs. Cesaro Vs. Randy Orton ©: 7
Due interferenze per decider l’esito: questo la dice lunga su quanto bene sia stato costruito questo ppv. A salvare il match ci ha pensato la stipulazione che è di quelle che non possono essere mai sbagliate. Scintillante la prova di Cesaro che dimostra di appartenere a questa lega di star, solidissimo Christian che ha saputo vendere la sensazione della sua disperazione nell’essere l’underdog (e che volo dalla gabbia), mentre un gradino sotto Sheamus – pochi picchi ma grande intensità – e Cena che per la prima volta nella sua vita non era il centro dell’attenzione. Già perché il face più tifato per acclamazione popolare, un moto di massa che ricorda le rivoluzioni del 1848, era, è e sarà Daniel Bryan, l’uomo dello “Yes Movement”. Inutile ricordare chi sia, perché sia così over e la mia adorazione al limite dell’omosessualità per l’American Dragon. E’ il cavallo da cavalcare. Non lo sarà a WrestleMania (dove affronterà Triple H, segno che Punk ha detto “ciao” seguito da un “v…..ulo” a Vince) ma lo sarà ad Extreme Rules dove Danielson giocherà in casa (si prevedono manifestazioni stile vittoria del campionato del mondo). L’ennesima sconfitta sporca non fa che rendere ancora più empatico Beard Man verso chi lo ama: la WWE gioca con la convinzione che nulla possa fermare la sua scalata – ormai già arrivata – al cuore del pubblico e sta forzando la mano per rendere la sua estrema affermazione il più epico possibile. Trascinando l’attesa verso il fatidico orgasmo: chiameremo questa storyline “Tantra” per semplicità. Non pensa affatto di poter “perdere” il seguito del pubblico perché più a Bryan viene tolto qualcosa più gli “Yes” riecheggiano nell’eternità. Capitolo a parte lo merita Randy Orton: non è un fuoriclasse, questo è scontato, ma il suo sporco lavoro da heel lo porta spesso a casa (soprattutto nei match brutali e se non deve fare lui l’incontro). Come campione ci sta e non trovo affatto scandaloso che sia lui a condurre la cintura nel porto di WrestleMania: ci sarebbe più da ridire sulla sua gestione dei mesi scorsi quando è apparso non solo “debole” sul ring, ma anche nei confronti dell’authority. Il mio personalissimo suggerimento – in virtù del salvare il salvabile del me di WM30 – è quello di dare una bella RKO a Stephanie McMahon, il personaggio più heel del momento, e girare lui face temporaneo nel feud con Batista. Perché un heel contro heel nello Showcase of the Immortals rischia davvero di finire nel lato sbagliato della storia (Recuperare un Jericho per strada non è un’opzione vero?).
Winner and STILL WWE World Heavyweight Champion: Randy Orton
PPV: 5
Un’ora di nulla cosmico seguito da qualcosa di buono e una delusione già scritta. Elimination Chambers è stato un fiasco, in linea con la costruzione fiacca di una WrestleMania modesta. L’edizione numero 30 poteva e doveva essere qualcosa di unico ma non lo sarà: i quattro match di richiamo sono già scritti e nessuno di questi saprà cambiare il corso della storia. Undertaker/Lesnar è già stato visto, Orton/Batista ha un pregresso davvero scadente per essere il main event, Cena/Wyatt non è un degno palcoscenico per chi ha tirato la carretta nell’ultima decade, mentre qualcosa di diverso ci si può aspettare da Danielson/HHH se il Triplo arriverà in condizioni decenti al match (e non lo voglia trasformare in un massacro a suo favore per mille interferenze con affermazione in rimonta finale di Bryan). Il resto sarà il solito midcarding con magari qualche pepita qua e là (Cesaro/Swagger, lo Shield, etc). Elimination Chamber è stato il ppv sbagliato, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato: messo troppo vicino al lancio del WWE Network e al ritorno di Hulk Hogan per essere preso sul serio dai bookers, indaffarati in altri pensieri. E, solito discorso, 50 dollari per questo show è un furto con scasso o circonvenzione di incapace. Speriamo che con il lancio del network il trend possa cambiare alla svelta. Perché nell’ultimo periodo da salvare resta poco o nulla.